VALUTAZIONE DELL’AZIONE SISMICA CHE ATTIVA I MECCANISMI DI DANNO
1.1. Introduzione
Alla luce degli eventi sismici distruttivi che negli ultimi decenni hanno colpito il territorio italiano, si manifesta sempre più crescente l’interesse per gli studi di vulnerabilità ambientale, e in particolare di vulnerabilità sismica, del patrimonio edilizio storico.
L’attenzione è rivolta soprattutto a quelle tipologie di danni ricorrenti in edifici in muratura osservabili in scenari post-sismici e dovuti a collassi parziali per perdita di equilibrio di pareti o porzioni di pareti. Tali collassi sono in genere riferiti sia a pareti investite ortogonalmente al proprio piano medio (out-of-plane) che ad effetti di azioni si-smiche agenti nel piano delle pareti stesse (in plane).
Gli approcci in analisi limite dell’equilibrio sono molto numerosi nella letteratura recente, in quanto riconosciuti tra i più idonei a rappresentare il comportamento di questi sistemi murari, soprattutto secondo la metodologia cinematica. Le pareti murarie sono generalmente modellate come insiemi di micro blocchi rigidi con giunti monolate-ri ed attriti vi e l’analisi è rivolta alla valutazione delle azioni sismiche che attivano meccanismi di danno nel piano e fuori dal piano, in funzione della geometria delle pareti, dei rapporti dimensionali dei blocchi e del coefficiente d’attrito [Livesley 1978, Begg e Fishwick 1995, Casapulla 1999, Baggio e Trovalusci 2000, Casapulla 2001, Ferris e Tin-Loi 2001, Gilbert et al. 2003, Jossa 2005, Orduna e Louren9o 2005, Gilbert et al. 2006]. Particolarmente significative sono le mo-dellazioni di pareti murarie come assemblaggi di macro blocchi rigidi invece che di micro blocchi, con o senza giunti attritivi [Lagomarsino 1998, Casapulla 1999, Azevedo et al. 2000, De Felice e Giannini 2001, Casapulla e Jossa 2002, D’Ayala e Speranza 2003, Lagomarsino e Podestà 2004a, b, Casapulla e Maione 2007]. I diversi studi hanno condotto così alla definizione, talvolta in forma chiusa, dei moltiplicatori delle azioni orizzontali che attivano i diversi meccanismi analizzati, sia nel piano che fuori dal piano. Ciononostante dai confronti tra risultati analitici e risultati sperimentali presenti in letteratura [Restrepo-Vélez e Magenes 2005] emerge che la maggior parte dei moltiplicatori teorici di crisi sono sovrastimati rispetto a quelli reali, sia per meccanismi nel piano che per quelli fuori dal piano.
Nel presente lavoro sono esposte le ragioni di questa sovrastima e sulla base di semplici riflessioni viene proposta una nuova procedura di valutazione, orientata a fornire intervalli di soluzioni affidabili.
1.2. Definizione del modello di muratura
Si adotta un modello di muratura a blocchi rigidi con giunti privi di resistenza a trazione ma resistenti per attrito (legge di Coulomb in assenza di coesione), già opportunamente validato dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale. L’originalità dei lavori di questa UR sta nel fatto che si rinuncia ad un’analisi discreta con micro blocchi a favore di un sistema articolato in distinti corpi rigidi o macro blocchi separati da un certo numero di lesioni in cui sono assunte concentrate le resistenze attritive. Ciò comporta notevoli semplificazioni, come descritto in seguito.
È noto che il modello utilizzato, sia esso con macro o micro blocchi, ha un comportamento non standard dovuto a leggi di scorrimento di tipo non-associato. Ciò significa, in pratica, che i classici teoremi dell’analisi limite non garantiscono l’unicità della soluzione in termini di moltiplicatore di crisi, in quanto esiste un range di soluzioni che risultano sia staticamente ammissibili che cinematicamente sufficienti, come illustrato in Figura 1.
In particolare in Figura l(a) è rappresentata la soluzione unica À,u relativa al modello standard con attrito e dilatanza e in Figura l(b) il range di soluzioni relativo al modello non-standard in assenza di dilatanza. È noto che la soluzione del primo modello è più grande di quella “esatta” relativa al modello non-standard [Drucker 1954, Livesley 1978], ma la definizione di quest’ultima è ancora un problema aperto dal punto di vista computazionale.
In generale, però, se si adotta il teorema cinematico per il modello non-standard, ammesso che si riescano a valutare tutti i cinematismi possibili di una struttura muraria, si ottiene un moltiplicatore A,c che, essendo il più piccolo del range in Figura l(b), rappresenta una soluzione a favore di sicurezza e con buona probabilità la soluzione “esatta”. Se ne deduce pertanto che la sovrastima sopra introdotta dei moltiplicatori cinematici teorici rispetto a quelli sperimentali non è propria del modello adottato ma è da ricercare in altri aspetti della model-lazione.
La ragione di questa sovrastima sta nel fatto che le diverse procedure numeriche, sviluppate con approcci cinematici, portano generalmente in conto tutte le massime resistenze attritive che possono generarsi lungo le lesioni. In realtà la resistenza globale è più piccola di quella massima calcolabile, in quanto l’attivazione o meno delle resistenze attritive sulle singole superfìci di contatto fra i blocchi dipende dal tipo di meccanismo che si prende in considerazione. Infatti è prevedibile, ad esempio, che nel meccanismo di solo scorrimento le resistenze attritive si attivino su tutte le superfìci, mentre in quello combinato scorrimento-rotazione, sia nel piano che fuori dal piano, non è facile una stima di quali e quante superfìci di contatto attraversate dalla lesione sono effettivamente interessate dallo scorrimento.
Pertanto la ragione della suddetta sovrastima consiste nel passaggio di scala dal modello con micro blocchi a quello con macro blocchi, nel quale si perdono informazioni relative alle superfìci di contatto in cui effettivamente si attiva lo scorrimento.
Sulla base di queste considerazioni è stata proposta una nuova procedura di analisi che adotta il modello semplificato con macro blocchi ma non perde le informazioni dette, come discusso in seguito.
Per una struttura muraria modellata come un assemblaggio di micro blocchi rigidi a secco, i possibili moti tra i blocchi nel piano e fuori dal piano sono classificabili in: scorrimento puro con spostamenti relativi (nel piano e fuori dal piano) tangenti alle superfìci di contatto; distacco puro con spostamenti relativi normali alle dette superfìci; rotazioni pure alla Heyman (nel piano e fuori dal piano), rotazioni pure intorno ad asse verticale passante per il baricentro delle superfìci di contatto; moti combinati.
Al fine di semplificare l’analisi si assume che i possibili meccanismi di danno siano caratterizzati da un certo numero di lesioni che separano la struttura in distinti corpi rigidi o macro blocchi, lungo le quali si concentrano questi possibili moti relativi tra i micro blocchi. Ad ogni tipo di meccanismo corrisponde un valore della massima e della minima resistenza attritiva (nulla) che si sviluppa lungo la generica lesione. Ha senso quindi definire un dominio di resistenza della lesione, con riferimento solo al tipo di spostamento relativo lungo una lesione, qualunque sia il meccanismo di danno in esame.
Su questi assunti si basa la nuova procedura di valutazione.
Tratto da: “Meccanismi Locali” di Claudia Casapulla
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