NAPOLI (di Atanasio Pizzi Arch. Basile) – La verità che va subito svelata è il concetto Università in origine appellata “Scuola”, che nel corso dei secoli e dalla sua origine ha assunto una organizzazione gerarchica secondo cui non si riferisce di “Scuola” ma “Scuole”.
Infatti un maestro abbastanza bravo che aveva un seguito di allievi, inclini ad avere particolari attitudini a, seguire, studiare e conoscere, le vie del sapere, erano accolti a casa del maestro; cosi ha inizio la radice, dell’università sino ai giorni nostri, per quanti le frequentano con lo spirito antico di conoscenza.
Nel caso in questione, di terra di Sofia, si può ipotizzare che il gruppo di studio locale era diretta da un prelato o più prelati a casa propria, dove svolgevano questa attività, anche fuori i canali prettamente clericali.
Per datare inizio all’avvenuto continuo, senza soluzione di continuità alla formazione di quanti vivevano questo luogo, si può ipotizza che tutto avvenne, dopo la costruzione del Palazzo Arcivescovile, il palazzo delegato alla residenza estiva degli allievi monastici del vescovato di Bisignano; siamo alla fine del XVI secolo esattamente il 1595.
Qui i rampolli delle famiglie che riuscirono a formare un proprio figlio, facendolo rientrare nei gruppi o “capannelli universitari privati” le stesse che in questi anfratti, senza soluzione di continuità, elevano figure in ogni epoca.
Le stesse che oggi rimangono come pietre miliari di una scuola all’interno della comunità albanofona, ancora senza pari, in numero e di elevata cultura e conoscenza della storia.
Nel corso dei secoli a seguire le case dei Bugliari, Baffi/a, Feriolo, Miracco, Becci di sopra e dei Pizzi, divennero veri e propri poli universitari, dove i figli delle famiglie, pieni di volontà di apprendere, ebbero modo di formarsi e divenire esempio irripetibile per tutta la Regione storica diffusa degli Arbëreshë.
Non a caso, furono proprio questi, una volta inseritisi nella società di pensiero, a far brillare i “presidi universitari locali in terra di Sofia” alla luce dei fatti e, avendo modo di concertare l’allargamento il numero degli allievi del Collegio Corsini, trasferendolo in sant’Adriano, luogo ideale citeriore, per liberali prospettive sociali, caratterizzando la formazione in libero pensiero e difesa della propria radice identitaria, sociale, civile e religiosa.
Tuttavia dopo un medio periodo di lume, ha iniziato una china senza tempo e nonostante alcuni esempi siano sfuggiti alla deriva culturale verso il basso, il luogo di terra di Sofia, conserva tutti gli ingredienti e le cose per diventare cosa fu nel passato e, quanta spinta ha dato all’unita d’Italia e di tutte le sue cose più buone.
Purtroppo da ventotto febbraio del 1986, vige un comando una legge o meglio un gruppo di lavoro sotterraneo, ambiguo e senza scrupoli, che predilige far frequentare i “Presidi universitari locali in Terra di Sofia”, cercando a sottrarre braccia ai cunei agrari, scacciando dagli ambiti del centro antico quanti hanno cuore, mente e vedute larghe, per valorizzarla in senso assoluto.
Il risultato è steso, continuamente e senza ritegno, al sole “the kopshëti pà gardë” svelando il sudore in sangue, del genio, apponendo, elementi utili a distrarre, le prospettive di ascolto e visone, verso altrui segni distintivi di luogo, ormai ripetuto affanno operare dei peggiori; tuttavia il luogo ameno, rimane e vanta d’essere nato e per lungo tempo, luogo di prima scuola universitaria Arbër in terra citeriore.