NAPOLI (di Atanasio Basile Pizzi) – Se nel 1408 l’imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo di Lussemburgo con l’adesione del re Alfonso d’Aragona e dei principi, Giovanni Castriota, Vlad II e di altri, nell’intuire l’indispensabile utilità di costituire l’insula ideale di mutuo soccorso, detto Ordine del Drago, noi oggi non staremmo qui a elevare agli onori della storia falsi miti e leggende editoriali senza senso.
Quando si ritiene di mettere in campo temi, per esaltare le vicende storiche con protagonisti gli Arbëreshë e Albanese si deve prima conoscere la storia e poi magari sventolare il copricapo di chi ha vissuto nel corso del XV° secolo,“ comunemente denominato Scanderbeg”.
Gli Arbëreshë e ancor peggio i cugini/fratelli Albanesi, ignorano completamente il corso, gli eventi e quali uomini hanno reso grande la regione storica Arbëreshë, riverberando anche il valore dell’Albania.
La mancanza di un progetto di formazione culturale ha reso vulnerabile la numerosa schiera di figure che per questo preferisce sintetizzare, tralasciando addirittura, la massima espressione culturale, scientifica, editoriale e clericale luce sin anche alle ideologie di confronto dell’Europa intera.
Si è preferito avvantaggiare i trascorsi di analfabeti che si sono ostinati a dare una forma scritta al codice consuetudinario più antico del vecchio continente, faccendieri guerrafondai e ogni sorta di alchimista che poteva essere di supporto a falsi miti e banali leggende.
Le gesta del comunemente denominato Alessandro il Grande, non sono altro che la riproposizione di un progetto antico da lui eredito e messo a frutto nel XV secolo.
La narrazione della sua nascita, le gesta della sua crescita, le sue vittorie e gli apprezzamenti delle figure più rappresentative delle cristianità di quel tempo, sono simili se non addirittura ispirate dalla storia di Carlo Magno.
Vicende identiche, cui non si può sorvolare senza che non sorgano dubbi, quando si confrontano le vicende del grande della storia cristiana con la figura “ comunemente denominato dai turchi”, combattete di ideali mutevoli, secondo le epoche e i venti che tiravano.
Non è dato a sapere con certezza chi lo abbia volutamente marchiato, se lui stesso o l’inadeguato Ottomano, sicuramente se fosse stato coerente, rispettoso della sua discendenza, non avrebbe dovuto assumere un’alternanza di fronte così volubile.
Se oggi Arbëreshë e Albanesi devono ringraziare figure per la loro icona nella storia del vecchio continente, lo devono a quanti realizzarono l‘Ordine del Drago e i quei quattro illuministi: due di Santa Sofia, Casale di Bisognano, in Calabria citeriore; uno do Maschito e uno di Barile, in terra di Lucania.