Categorized | Eventi, In Evidenza

LA MATTINA DELL’11 NOVEMBRE 1799, ALLE ORE 10.00 COSA FACEVANO A TERRA.

Posted on 09 novembre 2020 by admin

NAPOLI (di Atanasio Basile Pizzi) – Descrivere come sia stata vissuta la giornata nel suo paese di origine, nei momenti prima, durante e dopo l’esecuzione di Pasquale Baffi a Napoli, dovrebbe essere il compito di ogni buon ricercatore, al fine di rendere noto alle generazioni locali, come l’11 Novembre del 1799, abbia avuto inizio la deriva dei fraterni valori arbëreshë.

Nulla è noto della misura del dolore di amici e parenti, visto che i suoi genitori erano già venuti a mancare da tempo, ne si ha consapevolezza dell’indignazione, dagli stati generali arbëreshë, i quali, di quella giornata, da oltre due secoli non fanno accenno alcuno negli annali, sia nel corso del decennio francese, sia dopo l’unità d’Italia quando era scomparsa la repressione Borbone, sia di generi e sia di annotazioni.

Quando l’arresto disposto da re all’indomani del 13 giugno, fu eseguito il 28 Luglio del 1799, nel luogo dove il Baffi si era reso irreperibile, immediatamente fu condotto nelle regie carceri della Vicaria, dove ebbe inizio un calvario, senza alcun rispetto sin anche per la moglie, che fu persino invitata, a cercare un altro marito.

Chiaramente l’arresto e gli inviti alla moglie erano idea del regista e dal vile servo G.M ricompensato con  42,9 dei 500 ducati sequestrati in casa del Baffi; a tali fatti nulla si ha da aggiungere, giacché, basta metterli in secessione di tempo, di luogo, di pene e di gloria altrui, per rilevare la viltà di regia.

Dopo un calvario fatto d’illusioni, offese e umiliazioni, subite dalla moglie oltre le risorse tolte ai figli, come anzi detto , l’8 Novembre del 1799, il generale della suprema corte: condanna “a morir stile forche” Pasquale Baffi, e la sentenza eseguirsi lunedì, undici corrente novembre, conducendo il detenuto, il dieci di novembre nella struttura nei pressi della Piazza del Carmine.

L’ordine, in oltre, precisava che si doveva predisporre la truppa per accompagnato il giustiziando al patibolo, oltre a disporre pattuglie per la città, per evitare qualunque disordine.

Il Superiore “Dei Bianchi della Giustizia che accompagnavano i condannati a morire” riceveva quest’altra lettera: la mattina alla solita ora si rechi ad esortare a ben morire, detto Baffi, e dopo le solite ventiquattro ore di Cappella lo si accompagni al patibolo.

Così dopo l’andata, dei padri religiosi, il giorno 11 novembre 1799, verso l’ora “diciassettesima e mezzo”, in otto coppie di soldati, preceduti dal crocifero, uscì col detenuto, verso l’ora “diciottesima” di quel dì, ad affrontare la morte.

Il terribile particolare narrato dai cronisti è a dir poco raccapricciante: “ per essere stato cattivamente afforcato, si sciolse il cappio e per completare l’opera, il carnefice, scese dal patibolo e preso il povero Baffi, come si fa con un agnello, gli cinse con un coltellaccio la gola”.

Il Baffi venne abbandonato, a terra come monito per gli attoniti spettatori, ricorrenza nota che subivano i condannati per volere speciale della corona.

Tornando ai nostri giorni, se agosto è passato ignorando sin anche il ricordo  dell’eccidio del Vescovo Bugliari, l’auspicio di tutti gli studiosi locali di buon senso, vorrebbe costituire la “Fondazione Pasquale Baffi” al fine di ricordare ogni giorno, ogni mese, e ogni anno a venire, quale significato ha, dare se stessi e il proprio sapere per il ben comune senza distinzioni di genere.

Comments are closed.

Advertise Here
Advertise Here

NOI ARBËRESHË




ARBËRESHË E FACEBOOK




ARBËRESHË




error: Content is protected !!