NAPOLI (Atanasio Pizzi Arch. Basile) – Con questo breve si vuole evitare il diffondersi di nozioni errate che non sono parte veritiera della minoranza storica detta Arbër, da ciò tratteremo, consuetudini, religione, regole di vita e, le figure di eccellenza prime, con dati di fatto luogo e tempi.
Ovvero quanti si prodigarono per il valore della lingua antica arbëreshë, intesa non come farina, fine, scivolosa e attaccaticcia sulle stoffe e le superfici rugose o per affiggere manifesti, ma della rozza crusca, per la sua rude e solida trama che sostiene con forza l’idioma Arbër.
Onde evitare falsi protagonismi, errate interpretazioni o santificati culturali, in questa diplomatica della “Krundja Arbër”, tratteremo dei patimenti di quanti per essere tali, hanno vissuto e studiato sempre nell’ombra senza disturbi dalle inopportune conclusioni storiche, di luogo, tempo e avvenimenti mai avvenute, trascorse o svoltesi.
Eccellenze che per affermarsi non hanno avuto altro sostegno che la loro saggezza e preparazione culturale, tanto elevata da essere protagonisti primi, con il titolo onorifico del parlato acquisito negli ambiti natii, non per concorso, non per grado, ma sole per la saggezza affidatagli dalla natura, quando furono concepiti e allevati nel grembo materno.
Il fine qui perseguito, vuole, mira o meglio seguire le tappe salienti dello sviluppo culturale, secondo metriche, di luoghi, fatti e uomini, senza nulla inventare o propone offerte prive di studio e ingegno.
Allo scopo si vuole precisare che i lasciti identitari di pertinenza, sono diffusamente interpretati secondo campanilismi di macro area e, la china dagli anni sessanta del secolo scorso, inesorabilmente continua a mietere fatuo innaturale.
Gli storici, è ben noto che, non scelgono le tante cose che si dicono, ma quello che fanno gli uomini e, il silenzio resta, l’unica arma per ascoltare, comprendere e indagare il saggio costruito vernacolare, l’unico a non ripetersi in ogni dove, senza regola di genio e consuetudine.
Per questo precisare cosa siano: Gjitonia, Vallja, Vera Arbër, Stolljtë, Sheshi e Katundë, affinando con le figure di eccellenza prime e, l’epoca di lume nelle scene grazie alle quali, la storia, rende semplice comprendere cosa è cultura.
Se poi si volesse raggiungere Napoli per essere protagonista e vivere dove sono state fatte le cose buone, belle della storia Arbër, prendete appuntamento, in non più di cinque persone e, non vi serviranno parole, le cose che hanno fatto gli uomini, con ragione e merito nella Napoli, Greca, Romana, Bizantina, Alessandrina, Araba e del periodo Arbanon.
Visitando i siti http://www.scescipasionatith.it/ e http://www.atanasiopizzi.it/ potrete leggere le oltre duemila (2.000) pagine fatte, con immagini di Storia, Uomini, Architettura Urbanistica, Religione, Costume e ogni avvenimento che abbia avuto protagonisti gli Arbër di tutti i 109 Katundë, con Napoli capitale, della regione storica diffusa degli Arbër/n.
Il frutto sono il risultato di otre cinque decenni di cose, con protagonisti i Kalabanon, poi gli Arbanon e in seguito Arbëri e Arbën, collaborando con numerosi dipartimenti e professori di eccellenza partenopei in specifiche discipline del costruito e non del parlato
Per ogni tipo di domanda, Inviare e mail ad: atanasio@atanasiopizzi.it; o contattare su WhatsApp il + 39 338 9048616 – Telefono per conversazioni +39 338 6442674.
P.S. Il fine mira a realizzare una fondazione di un gruppo di studiosi, che pone le fondamenta su fatti, cose e avvenimenti realmente accaduti, senza protagonismi di sorta