NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Ha avuto luogo a Tirana una manifestazione ove sono stati raccontati brandelli della storiografia arbëreshë, appare evidente che essi non possono mostrare un esauriente percorso attraverso il quale l’Italia ha riunito il suo territorio sotto un’unica bandieragrazie anche agli albanofoni.
Ritengo che una manifestazione dei 150° dell’unificazione Italiana debba evidenziare prioritariamente i personaggi del governo provvisorio di Garibaldi di etnia albanofona che vi hanno preso parte, non tralasciando i motivi e le vicende che li hanno condotti a rivestire una funzione così importante.
Tre arbëreshë che per l’indiscutibile valore intelettuele e sociale nelle proprie discipline, che presero parte al governo prodittatoriale e che uno di loro continuò l’esperienza come ministro del governo dell’Italia unita, siano stati completamente ignorati.
Mi chiedo cosa si dovrebbe evidenziare in una manifestazione con un tema così specifico, se non parlare degli eventi di cui i tre arbëreshë sono stati fulcro e artefici, portando così, in auge tutte le genti d’arberia.
Sicuramente la fila degli uomini illustri che contribuirono a vario titolo all’unificazione d’Italia sono stati tanti e nei contesti locali vanno giustamente ricordati ed onorati, ma ritenere che ad oggi l’arberia venga rappresentata da inesistenti garibaldini,il chè offende tutti noi e coloro che l’anno resa famosa.
Immaginavo che il tempo degli inutili e sterili campanilismi avesse avuto fine, invece si continua ad organizzare eventi affidando il management a personaggi che degli argomenti e delle pertinenze, in senso generale, non hanno alcuna preparazione.
A questo punto è legittimo chiedersi se chi organizza questi eventi ha studiato o letto i tratti storici della nostra etnia e chi affida la gestione alla fine della manifestazione ha mai chiesto un tornaconto all’evento prodotto?
E inutile rievocare favole, che sfociano nel personale, ci sono certezze storiche che ordinatamente trattate metterebbero l’intera etnia arbëreshë a primeggiare sullo stesso popolo italico, ed essere solidi riferimenti in cui riconoscersi.
È pur vero che in Arberia sono stati vissuti momenti in cui alcune comunità hanno prodotto mentre altre vivevano nel buio dell’ambiguità, ma non per questo oggi si devono avvolgere interi periodi storici o ritenerli secondari, anche perché se alcuni fratelli non hanno brillato in eccellenza, ci sono stati tanti altri pronti a riscattarli.
È giunto il tempo di amalgamare tutto e attraverso gruppi multidisciplinari, tracciare la totalità delle eccellenze albanofone senza prevaricazioni di alcuna sorta e con il fine di portare e proporre nei circuiti turistici l’etnia più bella del mondo.