NAPOLI (di Atanasio Pizzi Architetto Basile) – Ricorrenza che si celebra il 2 di febbraio, in tutto, la memoria che segna la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione di Maria, secondo la tradizione cristiana.
Il nome “Candelora” deriva dal latino “candelorum”, che significa “candele”, in arbëreşë ” Kandjlorë”, che ha come espressione diffusa il benedire le candele, simbolo di luce che rappresenta Gesù come “luce che illumina le genti” almeno questo è l’auguri che ogni credente cerca di mettere a regime specie dal punto di vista religioso etico e culturale.
In Italia, la Candelora è anche legata a diversi detti popolari e tradizioni e, in alcune regioni, è considerata un momento di passaggio tra l’inverno e la primavera, e si dice che se il giorno della Candelora è soleggiato, l’inverno durerà ancora sei settimane, mentre se è nuvoloso, la primavera è già vicina.
Tra queste regioni le più significative sono quelle che si dispongono nel meridione italiano e fanno la regione storica diffusa e sostenuta in Arbëreşë.
Come si ricorda per quanti conoscono il parlato arbëreşë la Candelora è associata a previsioni meteo e l’eliminazione delle cose o le persone negative, in senso di tempo buono e figure formate idoneamente.
Un detto recita: “Se alla Candelora piove o tira vento, l’inverno è ormai al mezzo e comincia il suo declino” e se il tempo è sereno, invece, si dice che l’inverno durerà ancora a lungo.
La festa è anche legata alla purificazione della Madonna, che secondo la legge ebraica doveva presentarsi al Tempio dopo 40 giorni dalla nascita di un bambino maschio, per ricevere in dono la purificazione e simboleggia la sua consacrazione e la sua partecipazione al piano divino.
Dal punto divista sociale e della partecipazione dei generi, essa rappresenta anche il passaggio dall’oscurità alla luce, e in molte culture, questo è un momento simbolico per lasciare alle spalle le difficoltà dell’inverno e guardare con speranza alla primavera che arriva e libera la mente.
In alcune regioni, la Candelora è anche vista come un’opportunità per compiere atti innovativi o di rinnovamento rispetto all’inverno e, le pene esposte in pubblico dominio dalle istituzioni, sino al primo di Febbraio e, promuovendo limpide forme di solidarietà culturale, di fratellanza e solidarietà.
La tradizione delle candele benedette, rappresenta dunque, sia la luce spirituale che quella fisica, facendo riferimento al rinnovamento e alla speranza, che il nuovo anno solare, a breve darà inizio, al fine che possa rendere ogni luogo espressione di un passato costruttivo e solidale.
Una regione storica dove chi vale va elogiato e chi non sa, deve sedersi e, ascoltare o apprendere le gesta e le ritualità degli uomini sani, tutti quelli che conoscono e sano fare, senza distinzione alcuna, come è stato fatto nel modello di integrazione mediterranea dagli Arbëreşë, con Napoli capitale, mente e luogo storico di integrazione.
In tutto, la candelora è anche il giorno del termine di rappresentazioni a dir poco volgari, se non addirittura offensive verso quanti dedicano tempo danaro e impegno fisico e mentale, per illuminare di nuovo la regione storica diffusa degli arbëreşë e sin anche le menti rigide e chine, di quanti oggi fanno Albania , le terre da dove un tempo si costrinsero a migrare gli arbëreşë per non essere sottomessi culturalmente o mutare quella credenza antica, che parificava il sole e la luna.
Quello che avviene al giorno d’oggi è inconcepibile blasfemo e ineducato, non da forestieri senza scrupoli, ma dagli attivisti locali, che preferiscono estranei a casa nostra per approdarvi e spiegare come si terminano i quadrupedi, come si allevano e si rappresentano le consuetudini più antiche del vecchio continente europeo.
Questa candelora è il tempo adeguato a cambiare e, quanti non lo faranno dovranno a breve dare spiegazioni per non ardere con la luce che fanno le fiamme dell’inferno e magari scambiandole con la luce del sole e della luna della stagione che fa germogli, fioritura e frutti genuini per tutti i generi e senza distinzione alcuna.