Napoli (di Atanasio Pizzi Architetto Basile) – Gjitonia è un concetto o principio cardine per la formazione culturale degli arbëreshë, ed essa, va oltre il semplice o banalissimo significato di mero “vicinato” di radice Materana.
Il termine di origine tardo antica che va oltre i tempi dei Saraceni, raccoglie, gestisce e valorizza l’insieme sociale secondo cui si univano “tutti i nostri” letteralmente tradotto nella parlata degli Arbëreşë e, riassunto in Gjitonia o Gjitonàtë.
La radice gjit- assume il senso di gjithë (che significa “tutti” – “intero”), con l’aggiunta del suffisso -on o -oni, che indica appartenenza o connessione di un determinato gruppo di famiglie “tonàtë”.
Nei contesti diffusi delle comunità Arbëreşë, Gjitonia è il luogo simbolico ideale per l’interazione sociale, di mutuo aiuto e gestione condivisa della vita quotidiana, assumendo per questo e così, il solido ruolo delle donne nel campo delle politiche della famiglia allargata, assumendone la guida del governo e in specie per la formazione educativa delle leve di genere in crescita formativa.
Essa, ingloba la coesione sociale, secondo concetti antichi delle terre dei Balcani e, senza alcuna soluzione di continuità storica, in ogni dove si sono trasferite le famiglie di uno stesso gruppo di Iunctura allargata, si è data vita a questo nido ideale di necessità, riseguendo e rispettando consuetudini antichissime per il buon esito sociale.
Gli aspetti secondo cui definirla o accostarla al mero vicinato indigeno, offende il valore identitario di questo protocollo e delle genti che ne sanno fare uso, oltre le numerose risorse sociali e di genio che i popoli in grado di attuarle ne ebbero agio.
Ma non solo questo, infatti si sminuiscono le operose radici, che non terminano di germogliare ancora oggi, e restano sempre pronte e volte ad accogliere quanti, le hanno tagliato e bruciato il tronco.
E nonostante tutto la rivedranno a breve fiorire, visto il bisogno generato dalle numerose derive che attanagliano le odierne società intese, pur non essendole civili, solidali e sicuramente inopportune per le nuove generazioni che vedono nella politica di parte il germoglio di seminato buono.
Gjitonia era e ha rappresentato, per secoli, il luogo della scuola, per le nuove generazioni, dove trovare risposte ai bisogni quotidiani per il portamento sociale più corretto, dedicata e diretta verso ogni necessità, di tutte le nuove leve secondo cui erano allevate e valorizzate, senza prevaricazioni, se non per le proprie attitudini o attività utili al sociale, senza mai discriminare niente e nessuno.
Qui vigeva il valore comune per il supporto pratico, come accadeva per i lavori agricoli, inserendo o disponendo le menti in crescita orientandoli per il migliore agio, nelle attività del governo degli uomini.
Tutto questo, trovava una solida radice nel sistema di Iunctura urbana dei Katundë, favorendone i temi della socializzazione sia in inverno che in estate e, questi spazi condivisi, senza recinzione alcuna, rappresentavano i teatri naturali o ideali trampolini, dove si dimostrava praticamente di saper conversare, raccontare, cantare e tramandare l’idioma arbëreşë secondo movenze culturali tipiche di chi non possiede modelli scrittografici.
All’interno della Gjitonia si delineavano e rafforzavano le norme di comportamento tradizionali, assumendo all’occorrenza, anche la funzione di tribunale, condotto e diretto dalle donne, riportando rimedio ai piccoli conflitti, senza ricorrere alle autorità formali o far intervenire quello degli uomini laboriosi.
Essa non si limitava al contesto abitativo privato o di tutti il sistema urbano, ma con e come cerchi concentrici senza limes, faceva riecheggiare patti intimi e concreti, tra famiglie legate da vincoli di promessa data, in tutto un’antica espressione condivisa e nota e intrisa dei valori dei cinque sensi.
Questo concetto è particolarmente significativo nei Katundë arbëreşë, dove la disposizione di iunctura familiare fornivano la giusta dimensione per innescare, giusti principi di coesione comunitaria, contribuendo attraverso la civile e attenta conservazione di usi, costumi e gesta che legavano la collettività, rafforzandone il senso di identità e appartenenza dell’antica promessa data: “Besa”.
Gjitonia, evidenzia aspetti e profondamente culturali, giacché la traduzione letterale “tutti noi” o “tutti i nostri” denota, accentuandone il valore condiviso e indissolubile di un determinato gruppo o collettività relativamente al senso di appartenenza, caratterizzando questa realtà unita.
Inoltre, gli intrecci condivisi, delineano un ambito ideale pulsante che solo l’insieme delle madri conosce e allestisce quotidianamente e dove trovava prevalenza il “governo delle donne”, il che suggerisce e da senso al ruolo centrale che esse ricoprivano nella gestione delle relazioni quotidiane, a livello pratico, simbolico e della credenza superiore che non era mai unica.
Nasce legittimo lo descrivere la Gjitonia come un luogo dei cinque sensi, una dimensione poetica o spazio indefinibile, perché volubile, in contino progredire o regredire di componenti inclusi o esclusi, in cui le attività di vita quotidiana si manifestavano in tutte le forme, come dialogo, suoni, odori, colori e tatto delle di mani operose che si tendevano per aiutare; in tutto, una visione affascinante e profondamente umanistica della solidità sociale degli Arbëreşë.
La Iunctura familiare allargata, tratta e riferisce di un modello abitativo che privilegiava l’aggregazione di più nuclei familiari imparentati, struttura comune, con spazi in cui erano condivisi anche aree private, un modello di sviluppo in risposta a esigenze pratiche come:
- La sicurezza nei periodi di instabilità politica e incursioni avvenute nel corso dei secoli, generando un’economia secondo una scala di risorse naturali e strategiche come pozzi, forni e cortili.
- Il rispetto della tradizione culturali relativa ai legami familiari che era sopra e prevaleva riconosciuto da tutti il rispetto e la coabitazione dei valori sociali nelle Gjitonie: tuttavia, ben presto venne influenzata dalle famiglie divenute a seguito di matrimoni più nobili, ed è da questo momento che gli originari valori egualitari, influenzarono fortemente l’organizzazione urbana, e le il vivere nelle proprie case, essendo tutto divenute luogo di cultura spesso includevano più generazioni e rami familiari, modificandone fortemente il modello della Iunctura familiare originario.
Tutto questo, incise fortemente nell’organizzazione degli insediamenti, rafforzandone il controllo sociale e garantire una gestione efficiente del lavoro agricolo e dei redditi garantiti a figure totalitarie.
La Chiesa, con la sua rete capillare di parroci e addetti, ebbe un ruolo importante nella diffusione di modelli abitativi comunitari, sin anche nella definizione e il circoscritto di specifici rioni.
Le confraternite e le organizzazioni ecclesiastiche, sempre di più, promuovevano l’assistenza reciproca e la coabitazione tra famiglie imparentate, specie nei contesti urbani, dove si allestivano valori metrici e di misura; con i noti, monti del grano.
Nei centri rurali e semi-urbani, furono le comunità di contadini e artigiani a rendere la Iunctura familiare una prassi consolidata e, vista la necessità di cooperare per il lavoro nei campi o nelle botteghe, favorì la creazione di unità abitative integrate a mulini, botteghe e attività artigiane utili al bisogno agreste silvicolo e pastorale e, in specie del trasporto a dorso di animali e carri.
In molti casi, l’organizzazione degli spazi era funzionale alla gestione collettiva delle attività lavorative, attraverso norme di urbanistica e tassazione, influenzò indirettamente il consolidarsi della Iunctura.
L’accentramento delle abitazioni consentiva un controllo più agevole sulle popolazioni e facilitava la raccolta di tasse e tributi, a tal fine furono promosse politiche che rafforzavano il modello urbano basato su rioni organizzati secondo gruppi e famiglie più estese.
Il modello si diffuse prevalentemente nei centri collinari e montani, dove la configurazione del terreno incoraggiava l’addensamento abitativo ed è così che i centri antichi abitati e sostenuti dagli Arbëreshë, sono un caso particolare, dove il modello della Iunctura familiare si estese alle tradizioni più intime, trasporta di tempi della diasopra, nel cuore e nella mente, tuttavia con il tempo, il modello si evolse per rispondere ai cambiamenti sociali ed economici:
L’espansione del centro antico a storico e la nascita di una classe borghese portò alla trasformazione degli spazi abitativi.
Tuttavia, in molti centri arbëreşë, il modello della Iunctura familiare rimane visibile nella struttura dei palazzi e dei rioni, con spazi comuni, cortili, scalinate e vicoli irregolari.
In sintesi, la diffusione del modello di Iunctura familiare fu il risultato di una combinazione di influssi popolari, ecclesiastici, nobiliari e poi dell’espansione dei centri antichi a cui le conseguenze economiche definirono la nuova Gjitonia, supportata da esigenze economiche e sociali che caratterizzarono le comunità.
L’ambiente naturale quando venne vissuto dagli Albanofoni ha subito trasformazioni in mutua convivenza con i parametri morfologici, orografici, della flora, della fauna e climatici, fondamentali per gli esuli, giacché simili a quelli della terra d’origine.
È in queste macro aree che le costanti dei sistemi urbani: il recinto, la casa e il giardino, hanno trovato l’ambito paralleli per addivenire alle tipologie urbane ancora leggibili;
- il recinto delimita il territorio, ove la famiglia allargata aveva il controllo assoluto;
- la casa, era costituita da un unico ambiente in cui vivere, con i pochi animali domestici, difendere le poche suppellettili e conservare alimenti;
- il giardino è luogo della prima spogliatura, dimora dell’orto stagionale e botanico per i farmaci Naturali.
Nel periodo che va dal XV al XX secolo, gli Arbëreşë lentamente, hanno riposto il modello familiare allargato, assimilando esigenze di famiglia urbana e in seguito in tempi più recenti, vive il modello della multimedialità metropolitana che ignora le cose comuni.
Quando la famiglia allargata inizia ad assumere la conformazione urbana, ha inizio la disposizione dei primi isolati (manxane), secondo schemi articolati o lineari e poi via via sempre più estesi e irriconoscibili.
Inoltre lo sviluppo degli agglomerati, tendenzialmente accoglie le direttive dell’urbanistica romana a scapito di quella greca che allocava gli accessi degli abituri sulle strette vie secondarie, rruhat, oggi diventati i viali di espansione che non hanno regole familiari, ma necessità economica come ai tempi dei romani.
E’ sempre Gjitonia ad essere protagonista incontrastata, nel corso dei secolo, a dare agio alla famiglia allargata, facendola diventare famiglia urbana, oggi dopo gli anni sessanta del secolo scorso, vive nella misura metropolitana delle cose moderne, avendo a memoria poche cose riferite secondo le necessita dell’apparire e dei campanili locali che esaltano i singoli a scapito dei legami sociali che attendono rimedio e accoglienza per i tanti cuori li depositati a pulsare per far vivere quegli ambiti ameni.