Categorized | In Evidenza, Storia

I PIONIERI ARBËR DELLA LINGUA, DEL GENIO, LA LEGGE E DELL’EDITORIA

Posted on 02 giugno 2023 by admin

9_original_file_I0NAPOLI (di Atanasio Pizzi Basile) – Esiste una via che unisce la saggezza linguistica, la scrittura, la diffusione, il genio e la saggezza di applicare leggi, secondo il genio Arbër, purtroppo ancora oggi ignota a quanti lo avrebbero dovuto sapere, largamente divulgare e sostenere.

Esistono quattro colonne, o meglio Figure, vere e proprie istituzioni della storia Arbër, che non sarà mai possibile superare, nonostante la pubblicità multimediale dei comunemente, semini piccole cose dei campanili senza ne corde e né campane.

Esiste un tempo per copiare, non fare i compiti, bighellonare, cantare in tutto marinare la scuola, poi viene giugno e il maestro saggio tira le somme e, nonostante le raccomandazioni dei potenti, promuove quattro, il resto è rimandato a settembre e i rimanenti tre sono bocciati e devono ripetere tutto.

Esiste la strada che unisce le quattro colonne e, quanti non studiano non conoscono neanche o hanno la ben che minima consapevolezza del valore di univoco che si dà alla storia; essa parte dalle colline della Sila, segue la via Erculea, intercetta la Traiana in “Aequum Tuticum” e per le trionfali arche della Traiana poi da Benevento segue l’Appia Antica, per finalmente vede il sole della cultura a Napoli.

La strada unisce senza soluzione di continuità, gli studi e il genio primo di Pasquale Baffi il Linguista; Luigi Giura il Genio di Scienza Esatta; Rosario Giura il Procuratore e, Vincenzo Torelli il genio della cultura di Massa.

Questi sono il genio della cultura del mondo Arbër, tutto il resto è contorno, associati di comodo, o “riverberatori seriali di comodo domestico”, che non avranno mai le carte in regola, per essere promossi a giugno.

Queste quattro colonne che sostengono i valori fondamentali della regione storica diffusa degli Arbër, saranno qui analizzati brevemente, tanto basta lo stesso per rendere merito al loro genio, mai da nessuno analizzato con dovizia di particolari o breve serenità di saggezza.

In questa diplomatica rivelatrice della storia, non si parlerà di cavalieri, elmi, spade, gabelle o alfabetari, ma della storica consuetudine caratteristica del genio di uomini semplici, che con il loro sapere hanno unito genti e difeso la storia, da protagonisti silenziosi del mondo Arbër.

Per questo il tema si svolgerà con il rispetto dei tempi dei luoghi e delle cose divulgate secondo l’esigenza e svelare senza protagonismo come hanno avuto luogo le cose materiali ed immateriali della sostenibilità del buon nome degli Arbër.

Quattro sono le figure, a cui poi come si fa con il miele versato, si avventano formiche, zanzare e ogni sorta di invertebrato a caccia perché affamato o senza gloria.

In definitiva esso sono, rispettivamente per nascita: Pasquale Baffi Linguista; Luigi Giura Genio di Scienza; Rosario Giura Procuratore e, Vincenzo Torelli istituto della cultura di Massa, sono loro che dal fiume della Calabria Citeriore e dal Vulcano Vulture, resero servigi di radice culturale e sociale impareggiabili dal 1775 e per oltre un secolo.

E da questi quattro elementi forti, poi prendono spunto e si dirama, il pensiero e le gesta di altre figure, alcune buone come i maestri e purtroppo, anche tre note stonate degeneri o replicanti seriali, ma noi qui parleremo solo delle colonne.

-Prima Colonna: Pasquale Baffi

Chi dei ricercatori moderno, ha studiato le gesta del Baffi, con dovizia di particolari, comprende subito che il solco dritto e indeformabile, nonostante numerosi contadini moderni, cercano di storcerlo, sono la prima icona dello studio e la comparazione della lingua Arbër, anche sulla scorta dei suggerimenti, forse mai letti da nessuno, degli studi del professore M. Gigante, uno dei più importanti papirologi italiani del dopoguerra e, in senso lato, studioso delle antichità classiche e bizantine.

Conferma resta la prima comparazione delle parole più comuni utilizzate dagli Arbër scritta con lettere greche, risale al 1775-76-77 stampata all’estereo senza errori, diversamente da come decenni dopo per tutelarsi si trascrive a premessa, perché a Napoli a quei tempi nessuna Stamperia era fornita di quei caratteri, diversamente dalle stamperie del nord Europa più evolute.

Resta un dato inconfutabile, comunque, anche conservato, nella biblioteca nazionale nel fascicolo Baffi, dove sono trascritte a mano comparazioni Arbër, co le lingue indo europee, al fine di estrapolare la radice di numerose parole.

Da ciò è bene ricordare a quanti asseriscono che il Baffi non è da ritenere eccellenza, ma eroe, perché non ha scritto nulla, per la divulgazione della lingua scritta Arbër, ritenendo che i pionieri sono giovani leve che nel 1775-76-77, non erano ancora né seme e né stelline, sbaglia quindi chi costruisce campanili da cui sparge veli di polvere e fatuo.

Il primi e unico pensatore colto, che aveva titoli formazione, garbo educazione, in tutto forza culturale per non esporsi come comunemente avviene ad errori scritti, è stato il Baffi e, se nel 1831, qualche avventore immaginava che a Napoli nessuno avrebbe riconosciuto il copiato o il riportato di altri, ha fatto una penosa figura, quando quei racconti, sottoposti alla verifica di Michele Baffi, figlio di Pasquale, esperto in Diplomatiche, è stata solo la sua educazione nel tacere sugli gli scritti, in silenzioso dispiacere, riconoscendo il maltolto paterno.

Per terminare la parentesi della colonna linguistica non vi è alcun dubbio, sul dato che il primo, il solo e il più elevato comparatore della lingua Arbër scritta, resta senza ombra di dubbio, Pasquale Baffi e, se a qualche istituto, istituzione, associazione o scriba dell’ultima ora, non ha ancora chiaro il concetto; Venga in Biblioteca a Napoli, non come turista per allungare la coda, ma essere almeno attento “studiatore” che legge,  in italiano, le cose sagge del Baffi.

– Seconda Colonna: Luigi Giura

Se un comune pensatore avesse misura della grandiosità di questo Arbër, smetterebbe di pronunziare il nome di fuggitivi seriali, guerrafondai da quattro danari e ogni genere di polverosa figura senza definizione svelata.

Una considerazione anzi due, valgano per tutte;

  • La prima per sottolineare il dato che se oggi si elevano ponti su catenarie in tutto il mondo, compreso l’atteso ponte dello stretto di Messina, lo si deve all’intuito e l’innovazione tecnologica frutto delle ricerche dell’Ingegnere/Architetto Arbër di Maschito, Luigi Giura che il 10 Maggio del 1831, inaugurò con successo la stagione dei ponti sospesi su catenarie.
  • La seconda operazione assume storicamente un valore ineguagliabile in quanto dove per secoli I grandi ingegneri romani non riuscivano ad avere ragione della bonifica del lago carsico del Fucino; è qui che il suo ingegno superò ogni tipo di aspettativa, in quanto il suo progetto, posto in essere dopo la sua morte resiste al logorio del tempo e rende quella valle produttiva, senza più soluzione di continuità.

Se questo è poco e vale meno di chi prova a scrivere alfabetari da tempo, offre la misura o le mire storiche di istituti e istituzioni preposte a valorizzare le cose della Regione storica diffusa degli Arbër.

– Terza Colonna: Rosario Giura

Personaggio con una grande e instancabile rispetto delle leggi e il valore che attribuiva alla vita delle persone, fu lui che nel corso delle vicende che caratterizzarono la storia del regno nel 1848 a ribellarsi al volere del re, opponendosi con forza, quando a capo della procura Napoletana si oppose, alle preferenze del regnate, che desiderava, chiunque e senza misura di azione condannato a morte, se facente parte di quegli eventi contro la corona; condannato preferì l’esilio e dopo la sua morte a Marsiglia, la provincia di Potenza, traslò la sua salma, che riposa sepolto nel termine marmoreo vicino al fratello Luigi, nel cimitero monumentale di Napoli in Poggioreale.

– Quarta Colonna: Vincenzo Torelli-

Editore, critico musicale e tra i più innovativi dell’ottocento, sulla cui falsa riga si è allineata tutta l’editoria moderna, resta un’icona fondamentale delle eccellenze Arbër, qui riportate non perché secondo o a nessuno dei su citati, ma solo per ordine di nascita.

Fu il primo ad analizzare la differenza che corre tra le popolazioni come gli Arbër  che affidano la loro metrica di memoria al canto di genere, noto come Valje.

Tra i suoi editi era famoso un giornaletto, dove i personaggi che si sfidavano nelle articolate avventure, era il canto e la musica.

Famose restano le vivaci discussioni in un famoso locale partenopeo dove nascevano confronti a favore di uno o dell’altro personaggio e, lui conoscitore profondo della storia Albanofona faceva trionfare sempre il Canto e mai la Musica.

È lui l’editore di Omnibus e l’Albanese d’Italia, come di tante altre pubblicazioni che nel corso della sua vita passò alle stampe; è il Torelli l’ideatore degli inserti popolari, dei suoi giornali, convinto che a fine anno ogni famiglia avrebbe posseduto un libro, dove le giovani leve, pure se povere avrebbero avuto occasione di illuminare il sapere.

Torelli nella sua struttura diffusa in tutto il territorio della Napoli capitale, aveva la sua sede nei pressi della chiesa di San Giovanni Maggiore, dove campeggiava la scritta e per chi non la notava, era lui a dare il ben venuto a, ogni Arbër, che li si recava a confrontarsi o a editare, con il saluto; ”Jaku i shërishiur su harrua”.

Per terminare, va sottolineato il dato che numerose sono le eccellenze Arbër che vanno ricordate e, qui non è il caso di citare per non dilungarsi e diventare noiosi, diversamente, dai tre “moschettieri della vergogna” che resteranno sempre noti come: il rissoso guerrafondaio, il copiatore seriale e il traditore per danaro.

Leave a Reply

Advertise Here
Advertise Here

NOI ARBËRESHË




ARBËRESHË E FACEBOOK




ARBËRESHË




error: Content is protected !!