NAPOLI (di Atanasio Basile Pizzi) – Quando l’eroe dei Balcani, riteneva importante appostarsi nelle strette vie che conducevano al campo di battaglia, per disorientare il nemico, incuneandosi nei loro fianchi secondo il principio che: “la migliore difesa è attaccare”, non immaginava che dopo qualche secolo i suoi diretti sottoposti, ne avrebbero fatto un uso improprio contro loro stessi.
Nulla di più coerente e solidamente comprovato si può cogliere vivo nelle consuetudini che caratterizzavano la regione storica, oltre che le terre lasciate al libero arbitrio del “cane d’oriente”.
Un principio che dalla morte dell’eroe, quando era finalmente Giorgio, ha invaso le terre che sarebbero dovute essere del suo popolo, mai unitosi in forma di regno o altra forma, se non diffusamente sparsi e disconnessi, innescando così la deriva, figlia del senso più malevolo di quel nobile atto di “tutela”.
L’affermato “la migliore difesa è attaccare” potrebbe apparire provocatoria, ma se analizziamo il senso, esso riassume tutto ciò che avviene o è avvenuto tra le genti che avrebbero dovuto “difendere” la regione storica e gli ambiti di provenienza della radice, dove l’atto di produrre attività “distrugge” ogni cosa.
Così è avvenuto; infatti, la minoranza meridionale, dopo essersi insediata, nelle terre ritrovate e i detti fratelli rimasti a casa, appropriandosi di ciò che restava, tutti assieme non hanno reso nulla per tutelare, difendere o lasciare intatto, quanto pervenuto dalle generazioni precedenti, se non attaccare per spogliare di ogni senso, grado e modo il protocollo ereditato.
Che questa non sia una provocazione, ma uno stato di fatto, si può riassume nell’immaginare, un candido lenzuolo bianco steso al sole imbibito di lacrime di lacrime di dolore.
Tutto quello che si può dire, guardando il candido velo: in ogni ora, latitudine e prospettiva, non cambia perché rimane sempre un lenzuolo bianco, “la resa”, steso sulla regione storica, in attesa si asciughino, le innumerevoli lacrime amare, consapevoli che nulla cambierà, perchè non e alto che un vessillo; “la resa” dopo “l’attacco”.
Ormai è semplice costatare che nel passaggio da padre in figlio, madre in figlia, discendenza laica, clericale e di ogni raggruppamento immaginato per “difendere” secondo principi immateriali, l’atto materiale conseguente ha poi terminato per “attaccare” e ferire mortalmente.
Se oggi noi volessimo analizzare una qualsiasi elemento dei pilastri della regione storica, ovvero: Idioma, Metrica, Consuetudine, costume e Religione, non c’è nulla che sia rimasto indelebile, non per l’evoluzione che ogni cosa del genere umano, ovviamente deve seguire, ma la strada intrapresa dai comunemente tutori, dell’irripetibile protocollo, che contemplava ogni tipo di attacco, proveniente da ogni dove, non considerando, gli innaturali dall’interno.
I fondamenti hanno subito ogni tipo di angheria e se solo immaginiamo le pene cui è stata sotto posta “la parlata madre”; questa che per sua nota natura, non avrebbe mai contratto matrimonio o firmato in forma scritta, con generi che non vivessero di promessa data, secondo la sua radice; ciò nonostante è stata “strasciniata” contro il suo volere, con tanto di testimoni dentro plessi, istituti, istituzioni, chiese e ogni presidi atto a maritare.
Una serie di attacchi senza precedenti, da parte di ogni genere di avventore, questi, credendo che il modello fosse in fondo al pari di una povera dona, sola e abbandonata, verso la quale si poteva incutere ogni genere di vessazione, compreso appellarla comunemente come persona, quando in realtà, è stata e sarà sempre, solo ed esclusivamente una divinità di altri tempi.
Questo è solo un accenno di cosa le sia capitato, in tempi che si presupponeva fossero più illuminati e se poi volessimo, addentraci negli ambiti di valori tangibili e intangibili, che la rendono unica e speciale, dovrebbero fare, mea culpa, di come generi, istituzione ed eventi la trattano.
Si dice che la natura degli uomini non conosce tempo e confini, questi gli uomini, appena nascono, iniziano la propri battaglia di sopravvivenza, ed è anche giusto, ma puntare subito e dare pene al seno che hanno ancora in bocca, si ritiene sia malvagio; azione senza senso, ma forsse giusta per chi inizia a crescere sotto falsi principi, mode e vesti, che imperterriti, vanno in tondo millantando di cercare il latte di seno perduto.