Archive | Racconti

LA CITTA DEL SOLE – Katùndi Dialit

Posted on 24 settembre 2011 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – La città del sole, Katùndi Dialit, è la proiezione di un modello di società giusta e pacifica in un luogo immaginario, nella realtà essa rappresenta un’utopia letteraria, per la netta frattura tra la realtà storica e l’esigenza di quel periodo.

Tommaso Campanella, ipotizza l’esigenza di un totale rinnovamento civile e spirituale.

L’opera, è scritta sotto forma di dialogo tra due personaggi; l’Ospitalario, cavaliere dell’ordine di Malta e il Genovese, nocchiero di Colombo.

Quest’ultimo racconta di aver girato il mondo scoprendo nell’isola di Taprobana, odierna Sri Lanka, una città ideale per tipologia urbana, per le leggi in vigore ed i costumi.

La città si eleva su un colle ed ha struttura circolare, realizzata in sette gironi di mura grandissime e concentriche, i cui nomi sono presi da sette pianeti.

La struttura urbana si ritiene che sia inespugnabile poiché ogni girone è fortificato da mura che sono  impossibile da superare, il che implicherebbe che qualora il primo dei gironi fosse travalicato, l’impresa dovrebbe essere ripetuta per ben sette volte. Continue Reading

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KATÙNDI IM

Posted on 11 settembre 2011 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Il mio paese, piccolo centro della Calabria e ritengo che sia tra quelli che dovevano essere protetti da organizzazioni internazionali con finalità culturali.

Sin da piccolo ho sempre ritenuto che i vicoli e le gjitonie con toponomi così suggestivi e pregnanti non potevano essere stati distanti dagli avvenimenti della storia che conta.

Gli adulti e anche i colti del paese ritenevano che nel piccolo centro non si fossero svolte vicende importanti sotto il profilo, storico commettendo così un grave errore.

Manomissioni di diversa natura sono stati prodotti alla dignità del piccolo centro in seno generale ad incominciare alla conservazione dei luoghi, ritenuti privi di ogni valore e quindi convertiti senza tenere conto dell’antica veste.

Un centro abitato che sino agli inizi della prima guerra mondiale non aveva ancora una strada carrabile che si potesse ritenere tale, ma approssimate mulattiere che nel periodo invernale perdevano anche questa connotazione, ciò nonostante, a Santa Sofia, sono state concordate raffinate strategie essenziali per il buon esito dell’unità.

Uomini di elevato spessore morale e culturale, che in questo piccolo centro avevano avuto i natali, hanno partecipare attivamente alla storia d’Italia e sono gli stessi ambiti che nell’Agosto del 1806 furono le quinte dell’efferato omicidio alla cui regia i regnanti napoletani in esilio a Palermo tiravano le fila.

L’agglomerato urbano ancora oggi, conserva nei fragili e discontinui frammenti murari ancora quei ricordi come quelli di terremoti, evidenziati dagli interveti  realizzati secondo le disposizioni dei tecnici dal governo centrale.

Sicuramente gli uomini di quei tempi avevano altra tempra e altri valori per riuscire a rispettare le regole nonostante non avessero mezzi e formazione atta alla conservazione di questi unici anfratti.

Tipologie edilizie che conservano tappe storiche e le conquiste sociali che sollevarono la Calabria dal buio della povertà diffusa.

Portali, rosoni, solai, finestre, balconi, loggiati, piazze, scale, selciati e servizi, sono gli elementi architettonici e urbanistici che segnano in maniera indelebile e senza dubbi ogni intervallo del passato.

Discutere di queste cose però non interessa a nessuno; si preferisce rimanere abbarbicati alla frase secondo cui i centri minoritari non hanno mai avuto alcun valore.

La verità invece è un’altra, purtroppo i contesti minoritari vegetano con la divulgazione di incertezze diffuse, per produrre un folclore labile e consentire l’ingresso nella ribalta etnica alla massa dei bisonti in pensione, senza che nessuno possa valutare il danno provocato.

Chi fa ricerca, e in tal senso intendo dire chi è in grado di produrre elementi storici , sociali, antropologici, architettonici, sino ad oggi ignorati perché non alla portata di tutti, va frenato con ogni mezzo, persino gli organi pubblici alle certezze preferiscono incentivare la produzione editoriale di inutili addenti, questo stato di cose ormai ha superato abbondantemente la linea della decenza e del ridicolo.

L’estate è appena trascorsa colma da eventi aggiunti come spezie nel calderone della ribollita: Sagre di prodotti tipici che poi così tipici non sono, racconti di favole francofone che dovrebbero avvicinare le nuove generazioni alla lingua parlata arbëreshë (?), rievocazioni di vita odierna (?), canti e balli come nelle cene delle osterie romane a base di porchetta(?) e tutta una serie di manifestazioni che hanno un solo fine, strafogare un panino e tracannarsi un bicchiere di vino.

Pretendere che queste ricorrenze siano il veicolo utile per tramandare correttamente l’eredità storica, presuppone che a coordinare gli eventi vi siano persone con adeguate conoscenze delle caratteristiche minoritarie, ma purtroppo non è cosi, giacché, la politica ha i suoi adepti che della minoranza non sono neanche parlanti.

Per individuare una risorsa positiva bisogna tornare indietro nel tempo sino alla fine degli anni sessanta del secolo scorso, quando tre sapienti personaggi Sofioti seppero dare idonea lettura al discorso sugli albanesi e prendere spunto utile a realizzare la manifestazione che è divenuta riferimento di tutta l’arberia interpretata poi come avviene in queste cose in molteplici variati.

Oggi alla valorizzazione dei luoghi e degli eventi si preferisce la via dei midia, sperando di attecchire decontaminando politicamente i territori o svendendo questi contesti sotto mercato e senza alcuno strumento che ne tuteli il loro valore storico.

Eppure questi contesti appartengono agli stessi sistemi orografici Albanesi in cui gli  esuli hanno trovato la pianta in cui innestarsi e produrre lo splendido frutto arbëreshë.

La ricostruzione di un inutile museo, una biblioteca dedicata a un magistrato, una sartoria in un luogo ameno, anonimi palazzi colorati con assurde pigmentazioni, strade simili una dall’altra, eremi stravolti, stradine veicolate, fontane soppresse, toponimi cancellati, lapidi disperse, monumenti alloctoni e una miriade di errori perpetrati nel tempo e senza alcun ripensamento caratterizza un luogo che ormai non riconosce più nessuno.

Solamente il rito che ha sempre scandito le stagioni nei modelli architettonici e nei sistemi sub urbani arbëreshë, proposti in chiave moderna potrebbero essere l’opportunità per inserirsi in circuiti economico turistici rispondendo chiaramente con una veste più dignitosa e più rappresentativa di questi luoghi.

Purtroppo, le capacita imprenditoriali e organizzative in senso generale sono molto labili e limitano ogni piccolo sforzo a organizzazione e ricollocare persino la festa padronale.

 

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TUTTI ZITTI AD ASPETTARE

Posted on 29 agosto 2011 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – L’Economia globalizzata, il progresso economico, la società omologata e multiculturalità si ipotizza che stiano uccidendo l’identità e le tradizioni.

La realtà, quella vera è ben diversa,  incarichi a vario titolo  affidano, secondo  metodologie ben consolidate a variopinte figure utili a racottare suggestive favolette relativamente agli aspetti, storici,urbanistici, architettonici, sociali ed economici .

Il quadro che si delinea descrive un autolesionismo che non ha mai avuto precedenti e non ha vissuto una perdita di identità, forte e violenta in un intervallo così breve.

Tutti uguali cercando di essere  differenti, costumi, canti, riti e tradizioni che associati a jeans, felpe e allegorie,  specchio dei tempi attuali, induce a far scomparire la pura gritualità autoctona. Continue Reading

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Protetto: L’UNITÀ D’ITALIA, IL PROTAGONISMO E L’EGOCENTRISMO DEI VERSANTI ETNICI DI CALABRIA

Posted on 16 agosto 2011 by admin

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L’ACQUA DI SANTA SOFIA Janari Passionatìt

Posted on 31 luglio 2011 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Il 2 di maggio del 1935 si inaugurarono gli impianti, idrico, fognario ed elettrico a servizio della comunità di Santa Sofia d’Epiro, chi fu presente a quella giornata ricorda in ogni particolare quell’ evento.

Gli impianti furono realizzati dall’Impresa dell’ ing. Giannico di Cosenza, per  quanto attiene l’acquedotto e la rete fognaria, mentre quella elettrica dalla Società Meridionale Elettrica.

I nuovi servizi modificarono radicalmente il modo di vivere dei sofioti, sia all’interno delle proprie abitazioni che del contesto urbano.

Delle tre opere di servizio, quella idrica, sicuramente è quella degna di nota ed essere ricordata e arricchita di particolari.

Il giorno dell’inaugurazione  la festaera stata preparata in ogni piccolo dettaglio, compreso un duello ideale tra la forza l’energia elettrica e quella dirompente dall’acqua.

Allo scopo fu predisposto un ugello nella sommità della fontana in cemento, “Zampili“  regalo della ditta esecutrice, che con la sua pressione doveva far scoppiare una lampada ad incandescenza posizionata sulla linea del getto; per la cronaca vinse la forza dell’energia elettrica, non riuscendo la pressione dell’acqua a far esplodere il bulbo della lampada, applausi e inni di gioia coinvolsero tutta la popolazione presente, in un vero e proprio bagno di folla. Continue Reading

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Protetto: I SAPORI E GLI ODORI D’ARBERIA SONO ANCORA GLI STESSI

Posted on 14 luglio 2011 by admin

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Protetto: GLI ALBANESI E IL LORO COLLEGIO

Posted on 23 giugno 2011 by admin

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LA “LIBERTÀ” CHE UCCIDE

Posted on 16 giugno 2011 by admin

ROMA ( di Paolo Borgia) – La civiltà umana, nel corso del suo cammino, si è mossa lungo due strade parallele, adiacenti e alternative, quella della fraternità e quella del fratricidio o, se vuoi, quella della pace e quella della guerra tra comunità, società, popoli. Anche oggi più della metà del pianeta è interessata da conflitti che influenzano la vita anche dell’altra parte della terra, dove invece i conflitti li troviamo tra gli appartenenti delle singole comunità, società, popoli. Proprio in quella parte che ha maggiormente promosso la dignità umana individuale e che chiamiamo «occidentale», forse perché oggi è al suo tramonto, e che rischia di morire “di libertà”.

Sembra, infatti, che la sua società civile, fatta da “uomini prudenti”, che si occupano dei propri interessi non funzioni più come prima. I cittadini, che fanno il loro dovere e che pagano le tasse per produrre beni pubblici, non bastano più a costituire, costruire la città virtuosa, quella, cioè, dove l’interesse privato si sposa positivamente con il bene comune. Oggi sembra che una crescente parte dell’interesse personale cambi significato morale. Sembra che tale virtù torni ad essere vizio, come nel periodo feudale, quando l’individuo era soggetto ad una gerarchia con legittimazione sacrale e questa sceglieva per tutti, per il popolo. In quel contesto, il conflitto di interesse tra privato e bene comune non poteva porsi in essere, la figura del singolo uomo non aveva affatto rilevanza politica. Continue Reading

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Protetto: PASQUALE SCURA: Nota biografica

Posted on 30 aprile 2011 by admin

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10 APRILE 1991 UNA DATA DA RICORDARE – u e mbàjta mènd sì sòt

Posted on 16 aprile 2011 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Al nome della nave traghetto Moby Prince, è legata la tragedia più grave che abbia interessato la moderna  Marina mercantile italiana, Santa Sofia d’Epiro è stata colpita in questa vicenda, con la perdita di Nicodemo Baffa, di Luigi e M. A. Gallo.

Un uomo arbëreshë, munito di scienza onesta con un nutrito bagaglio d’idee liberali e tutti lo avrebbero voluto avere come Gijtone.

La voglia di scoprire e confrontarsi con nuove realtà sociali, lo spinse a uscire dagli schemi che gli offriva la vita da impiegato, infatti, la abbandonò, per intraprendere quella da marinaio, fatta di sacrifici e che però offrivano la scoperta di realtà sociali tra le più variegate del globo, così, divenne un carismatico personaggio che al ritorno dai suoi viaggi raccontava a se stesso e ai giovani sofioti inimmaginabili ed emozionanti approdi.

Nel porto di  Livorno la sera del 10 aprile 1991 e per cause ancora non ancora chiarite andarono in collisione il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo.

Morirono nel rogo successivo allo scontro, le 140 persone a bordo del traghetto, tranne il giovane mozzo napoletano che riuscì a rifugiarsi a poppa e in seguito tuffarsi in mare.

La sera del 10 aprile, alle ore 22:03 il traghetto, diretto ad Olbia, mollò gli ormeggi, a bordo,  equipaggio al completo, formato da 65 persone agli ordini del comandante U. Chessa oltre a 75 passeggeri. Continue Reading

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