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“TUMACT ME TULEZ”. UN PIATTO TIPICO DELLA CUCINA ARBERESHE.

Posted on 12 agosto 2015 by admin

2015Tumact me TulezBARILE (di Lorenzo Zolfo) – Il 13 e 14 Agosto nel centro storico di Barile prende il via l’evento “Tumact Me Tulez” a cura della pro-loco che si svolgerà dopo il lusinghiero successo degli scorsi anni, presso il Centro Storico di Barile (Piazza dello Steccato, Corso Vittorio Emanuele ). E’ un itinerario enogastronomico, sulla riqualificazione del centro storico e sulla presentazione dei prodotti tipici di origine prettamente biologica. Alle pendici del monte Vulture in arrivo un weekend all’insegna del buon cibo, dell’arte e del divertimento con degustazioni, presentazioni di libri, talk show, mostre fotografiche ed artistiche, intrattenimenti musicali, ed istallazioni, accompagneranno le due serate.

Un evento rievocativo della tradizione arbëreshë. Tumact Me Tulez, è’ un piatto tipico a base di tagliatelle casarecce, mollica di pane croccante e sugo alle noci. L’itinerario si snoda infatti tra espositori di piatti tipici del Vulture e luoghi di incontro culturale, dove il cibo si sposa con la scrittura, l’arte e la fotografia, insieme a mostre di artigianato locale. Molto singolare la “Fontana del Vino”.

Intenso il programma:

Giovedì 13 Agosto 2015

Ore 18.00 | Palazzo Frusci

Inaugurazione Evento

Ore 18.30 | Palazzo Frusci

Laboratorio di Tumact Me Tulez per i bambini

(6-16 anni) con lo chef Giuseppe SCIARAFFA

(gratuito con prenotazione obbligatoria all’indirizzo mail prolocobarile@gmail.com)

Ore 19.00 | Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa

Active Radio in diretta

Ore 19.30 | Palazzo Frusci

Show cooking con lo chef Giuseppe SCIARAFFA

(gratuito con prenotazione obbligatoria all’indirizzo mail prolocobarile@gmail.com)

Ore 19.30 | Centro Storico

Itinerari del gusto: Apertura stand enogastronomici

e degustazioni varie di Tumact Me Tulez e piatti tipici

Ore 22.30 | Largo Steccato

Concerto dei “CHIAGN’ E FOLK”, ritmi del Sud

Venerdì 14 agosto 2015

Ore 18.30 | Palazzo Frusci

Show cooking con lo chef Giuseppe SCIARAFFA

(gratuito con prenotazione obbligatoria all’indirizzo mail prolocobarile@gmail.com)

Ore 19.00 | Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa

Radio Hirundo All Star e Radio Vulture in diretta

Ore 19.30 | Centro Storico

Itinerari del gusto: Apertura stand enogastronomici e degustazioni varie di Tumact Me Tulez e piatti tipici

Ore 22.30| Largo Steccato

Concerto degli “SCANNAPIECO BROS”, jazz 4et

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Protetto: LA CULTURA NON SI IMPORTA NE SI ESPORTA; SI CONDIVIDE FRATERNAMENTE (The pùnuërth nëngë mbjdhet ne schjtèth; ma miret pjesë vellezërisht)

Posted on 01 agosto 2015 by admin

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I GRECI IN CAMPANIA

Posted on 30 giugno 2015 by admin

GreciNapoli (di eledA elisaB) – Venerdì scorso ha avuto luogo nella suggestiva sala del Capitolo del Complesso di San Domenico Maggiore, il Convegno internazionale per celebrare i 500 anni dall’insediamento dei Greci in Campania.

L’evento organizzato dalla presidenza della comunità ellenica di Napoli è stato Moderato dal prof. Jannis Korinthios e ha avuto come ospiti d’onore: Temistocle Demiris, ambasciatore della Grecia e Paul Kyprianou, Kafantaris, sindaco di Pylos, il paese dal cui porto 500 anni fa salparono i profughi verso l’Italia.

Hanno preso parte iall’incontro importanti relatori ed esperti d’ambito della coltura partenopea, tra cui segnaliamo:

Filippo D’Oria Università di Napoli “Federico II”, Emilia Ambra Vice direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Imma Ascione direttrice Archivio di Stato di Napoli, Antonio Stopani Università di Torino, Roberto Romano Università di Napoli “Federico II”, Panagiotis loannou Università di Creta, Gianfranco Zarrillo maestro restauratore, Elsa Evangelista Direttrice del Conservatorio di San Pietro a Majella; Jolanda Capriglione Seconda Università di Napoli, Roberto Modiano Comunità Ebraica di Napoli, Sotiris Papadimitriou; Atanasio Pizzi ricercatore, Isabella Insolvibile storico; Giulio Maria Chiodi Università degli studi dell’lnsubria, Marco Galdi Università di Salerno, Gennaro Oliviero Università di Napoli, Mario Colella notaio, Giorgio Patoulis Presidente Unione Centrale dei Comuni della Grecia.

Presente anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che ha portato i saluti del popolo partenopeo oltre l’impegno della municipalità a ripristinare l’antico toponimo di epoca aragonese nel rione Carità; la strada denominata Vico de’ Greci, che corre lungo il fianco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo è stata dal 1518 luogo di preghiera delle popolazioni greco bizantine e greco ortodosse.

Va posto l’accento sull’intervento dell’architetto Atanasio Pizzi in cui è stato rilevato quali siano state le peculiarità che hanno determinato la crescita e poi la riedificazione, negli anni quaranta del secolo scorso, del rione Carità; riferendo anche delle caratteristiche sociali di chiara impronta greca che ha segnato lo sviluppo della città partenopea riferendo nel lessico abitudinario riferimenti al vicolo, in oltre l’architetto ha ricordato che anche nel Rione Loreto esisteva una strada titolata “Vico de’ Greci alla Marinella”, area dismessa con l’ampliamento dell’asse di scorrimento della marina.

Oggi, il progetto “Napoli Est”, che vuole riqualificare l’area, interessa anche quel tracciato identificativo della minoranza; ha riferito l’architetto, negli ambiti del progetto si potrebbe prevedere di evidenziare almeno planimetricamente il percorso, dato  che l’area quasi certamente sarà adibita a verde pubblico.

L’evento e proseguito nel Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella e ha avuto il suo culmine con un concerto dal titolo “la Musica, un ponte di civiltà sullo Ionio”, che ha suggellerà il gemellaggio tra l’Accademia Musicale Napoletana e il Conservatorio Musicale di Corfù.

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LA SCIENZA ECONOMICA Oro colato? No! Oro di Bologna: rosso per la vergogna

Posted on 13 giugno 2015 by admin

Ku fariROMA (di Paolo Borgia) – E’ nella natura delle cose che la scienza, in continuo divenire, sia costretta a rinnegare se stessa per rinnovarsi.

Così la medicina è diventata ‘le Medicine specialistiche’, la fisica ha scoperto che le sue singole leggi, messe insieme, non funzionano piùin modo deterministico e l’economia fondata su principi astratti è fallita ed è superata da altri comportamenti concernenti l’uomo reale.

Ci dicono che “il primo principio della scienza economica è che ogni agente è interessato solo al proprio tornaconto” (F.Edgeworth, 1881),dove “l’unica assunzione essenziale per una scienza descrittiva del comportamento umano è l’egoismo” (D.Mueller,1986).

Tale semplicistica visione della scienza economica si impose perché chi non condivideva l’idea di un ‘homo oeconomicus’ senza conflitti di coscienza, forse non aveva sufficienti mezzi economici per contestarla e che certo non apparteneva ad una élite di dominanti potenze coloniali.

Penso alla troppo sottovalutata ‘Scuola napoletana’ il cui pensiero supera l’implacabile ruggine del tempo. L’atto umano concreto – economico o extra economico –, ci dice certa cultura umanistica,  procede  a beneficio di se stessi o degli altri ma anche per suscitare la benevola considerazione degli altri: però forse queste sono solo fantasie di pensatori, che vivrebbero fuori della realtà. In modo assai più empirico le varie scuole americane per venditori, che si sono succedute negli ultimi centocinquanta anni, si sono basate sulla visione cristiana dei ‘sette vizi capitali’.

Queste azioni ‘non sono male in sé’ ma lo diventano quando l’agente è dominato da loro. In realtà tali azioni sono frutto consapevole della sua libera volontà: sono le ‘sette motivazioni all’azione’. Queste motivazioni, che sostengono l’esistenza dell’uomo, sono impiegate nelle tecniche di vendita per indurre all’acquisto il potenziale cliente.

Quel che è certo che questa tecnica funziona, anche se in essa manca o è implicito l’unificante ottavo vizio capitale di spiritualità orientale: la ‘tristezza’ che si contrappone alla virtuosa gioia esistenziale.

Per certo si tratta di operatori liberi dalle varie dipendenze, positive o negative non fa la differenza: gioco, scommessa – sfida, droga, moda-così-fan-tutti,‘euforia irrazionale’, emulazione, ‘bolle speculative’, prodigalità, associazioni, donazioni, fondazioni non pelose, volontariato.

Un altro elemento di astrattezza della scienza economica non secondario e da non sottovalutare, fu la visione di un mercato ‘celestiale’ perfettamente concorrenziale in cui opera l’anonimato, la completezza delle informazioni e sono assenti le dinamiche interpersonali; queste condizioninon ci sono nel mercato reale, solo negli ultimi tempi attraverso il mercato telematico si ottiene una maggiore oggettività commerciale ma spesso le scelte operatesono la conseguenza di consigli di qualche nostro buon amico.

Ancora più disarmante è la aleatoria compravendita di un progetto, come può essere la fornitura di aeroplani nel momento in cui sono attuate solo le intenzioni, in un mondo in rapida evoluzione di teatro politico e di tecnologie.

L’economia, poi, non è solo la compravendita, c’è per es. l’impiego in comune delle risorse del “bene comune”, c’è la consistenza delle relazioni sociali, la possibilità di avere con maggiore assiduità incontri con i familiari e gli amici, la cortesia, quel di più che genera benefici mutui indiretti, come il microcredito attuato da Muhammad Yunus, dove l’unica garanzia al creditore è data dal ‘collettivo dei beneficiari’– il credito non è dato al singolo ma ad un gruppo di persone.

I molti ruoli che espletiamo nel nostro vivere quotidiano si intrecciano con il “nostro ostinato e insopprimibile bisogno di dialogo, compagnia, confidenza, considerazione, verifica, rassicurazione, riconoscimento, ascolto, stima, ecc.” per le quali non ci sono supermercati, sono cose che non si comprano e che vanificano la presunzione scientifica economica.

Purtroppo da questi assiomi visti e da altri – veri pregiudizi – ne è derivato in buona parte il costituirsi del mondo successivo, quello che è giunto a noi e che ha imprigionato l’uomo entro una ‘ricca’ prigione di infelicità e che rende difficoltosa l’apertura alle relazioni sociali e alla “mutua fecondazione” della vera comunicazione interpersonale.

La nostra vocazione di comunione ostacolata…. rende più difficile la nostra personale realizzazione esistenziale.

C’è molto da fare per migliorare, ripristinare la qualità della vita (la Felicità Interna Lorda) nella famiglia, nel vicinato, nell’ambiente di lavoro – inquinato in verticale ed in orizzontale, nei rapporti gerarchici e tra i colleghi –, in strada… in chiesa ma il primo passo da fare per il cambiamento sta nel convincerci della importanza non solo teorica ma pratica della dimensione relazionale.

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XXII RASSEGNA CULTURALE FOLCLORISTICA PER LA VALORIZZAZIONE DELLE MINORANZE ETNICHE – CARAFFA 30 MAGGIO 2015

Posted on 02 giugno 2015 by admin

XXII RASSEGNACARAFFA DI CATANZARO (di Francesco Stirparo) – La cultura delle Etnie e la rivalutazione delle Minoranze etniche Albanesi, Occitano valdesi e Grecaniche trova da 22 anni il suo luogo ideale a Caraffa dove la Rassegna culturale Folcloristica per la tutela delle minoranze etniche è nata e rinverdisce anno per anno.

Ideata e coordinata dalla vulcanica Prof.ssa Cettina Mazzei la manifestazione itinerante è ritornata, dopo 6 anni, nella sua sede di origine, a Caraffa, paese da dove  l’Associazione Progetto Caraffa assieme al Comune ed all’Istituto Comprensivo di Borgia Sezione Staccata di Caraffa  predispongono l’iniziativa che parte da ottobre con la tematica che le scuole devono affrontare.

Sabato 30 maggio si è celebrata la giornata conclusiva con l’accoglienza dei 15 comunità rappresentate dai Sindaci e dai gruppi scuola seguiti dai rispettivi insegnanti ed un folto numero di accompagnatori. Dopo il rinfresco curato dall’Associazione Progetto Caraffa e dalla Pro Loco si è dato avvio, nella splendida cornice dell’Anfiteatro del Parco comunale, alla conferenza, dal titolo “La storia siamo noi ” presieduta dalla Prof.ssa Cettina Mazzei  alla presenza degli Enti responsabili della gestione dell’Evento, l’Istituto scolastico nella veste della Dirigente Prof.ssa Rosa Procopio, il Comune rappresentato dal Sindaco Dott. Antonio Sciumbata e l’Associazione Progetto Caraffa presieduta dal Dott. Francesco Stirparo.

Ospite d’onore quest’anno è stato Bejitullah Destani, Ministro Consigliere dell’ambasciata del Kossovo in Italia, per la prima volta a Caraffa.

Hanno avviato i lavoriil Prefetto di Catanzaro Luisa Antonietta Latella, l’On. Enza Bruno Bossio e il presidente della Provincia Enzo Bruno, apprezzando l’iniziativa che fortifica il senso di appartenenza etnico in una nazione che nei flussi degli stranieri deve ricordare il nostro passato di migranti.

Interessanti itemi del convegno condotti dall’on Mario Brunetti dal Prof. Anton Berisha e dal Prof. Franco Altimari; quest’ultimo ha sottolineato la debole proposta politica di una minoranza, quella albanese, che rappresenta il 10% della popolazione nella Regione e che ha il diritto essere tutelata quale minoranza linguistica riconosciute dalla Costituzione.

Il Prof. Mandalà ha sottolineato come la Rassegna, riuscendo a coinvolgere le giovani generazioni a socializzare le diverse esperienze culturali, attivi la coscienza dell’appartenenza e rappresenti l’occasione di studio attraverso diverse forme espressive come la lingua alloglotta in primis, ma anche la pittura, i balli, i canti,i suoni.

Questa manifestazione, secondo il Professore dell’Università di Palermo, sopperisce alle carenze della legge 482 che non garantisce l’insegnamento curriculare nelle scuole di minoranze per cui è necessario chele istituzioni preposte prendano maggiore coscienza e si impegnino maggiormente per la difesa delle minoranze

“La storia siamo noi” ha concluso la Prof. Mazzei “o meglio di chi è cosciente di poterla costruire”

Particolarmente affascinante è stata la sfilata, lunga circa 300 metri, che si è snodata per le vie del paese colorandole di suggestivi suoni, vestiti multicolori e caratteristiche danze etniche, raggiungendo infine la Piazza Skanderbeg

Sul palco dopo gli inni italiano, albanese e della Rassegna, è iniziata la Kermesse guidata con grande professionalità dai due presentatori, Pino Cacozza, istrionico cantautore arbëreshë, e da Francesca Biondo, romana, eclettica creatrice di eventi.

Sul palco si sono alternati i gruppi folcloristici di Acquaformosa, Civita, Falconara Albanese, Frascineto, Gizzeria, Guardia Piemontese, Lungro, San Basile, San Demetrio Corone, Santa Sofia d’Epiro, San Benedetto Ullano della Provincia di Cosenza, Maschito della Provincia di Potenza, Caraffa di Catanzaro Vena Di Maida, Andali della Provincia di Catanzaro, quest’ultimo assieme a S. Basile per la prima volta alla Rassegna.

La sfida al ritmo di balli cori e canti della tradizione sul tema della storia di ogni paese ha visto alla fine vincere, secondo il giudizio dei Sindaci che facevano parte della Giuria, il gruppo di Maschito con una gioiosa interpretazione, seconda si è classificata Caraffa particolarmente apprezzata per la danza delle bandiere, e terza è giunta Falconara Albanese, con una interpretazione molto professionale della fondazione del paese intrecciata con una storia d’amore.

Sul palco sono state anche premiate le migliori ricerche ed i migliori elaborati grafici che hanno visto vincente la migliore qualità dei prodotti di Falconara Albanese, mentre Caraffa, fuori concorso ha prodotto un pannello di 2 metri x 2 che sarà esposto all’ingresso del paese.

Vista la grande ospitalità favorita anche dagli insegnati e genitori, che hanno assistito partecipanti ed ospiti per tutta la Manifestazione durata fino a mezzanotte, e grazie anche alla collaborazione delle associazioni locali che hanno affiancato Progetto Caraffa, il Comune e l’Istituto scolastico, si può affermare che la vera vittoria l’ha conseguita Caraffa.

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Protetto: “L’ISOLA FATTA DI TANTE COSE BUONE “

Posted on 02 giugno 2015 by admin

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Protetto: IL COSTUME ARBËRESHË VIOLATO E VITUPERATO “djè mè stolit e sot tue stolisur”

Posted on 18 aprile 2015 by admin

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VALLET ÇIVITJOTE

Posted on 04 aprile 2015 by admin

manifesto convegno_Civita

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PER L’ARBERIA UNA NUOVA STRATEGIA!

Posted on 11 febbraio 2015 by admin

EmmanueleCIVITA (di Demetrio Emmanuele) – Preso atto dello stato fallimentare di tante idee, innumerevoli “progetti”e fiumi di inchiostro, anzi milioni di “battiture” sui tasti,prima nella mitica Olivetti e poi sui computer, occorre rimeditare, riconsiderare e, quindi, progettare una strategia semplice ed operativa per rilanciare il “problema” Arberia. Del resto noi, in assoluta modestia ma piena convinzione, non abbiamo mai creduto a ricette imposte dall’alto ed innaturali azioni didatti­ che hanno tentato di costruire la casa partendo dai tetti, e non piutto­ sto dalla base e dal vissuto. Come abbiamo sempre tentato di dire, scrivere e fare. Per quanto ci è stato possibile. Ora assistiamo inorriditi a balbettii, incertezze ed azioni scriteriate sia in ordine all’apprendimento dell’idioma arbresh e sia in ordine alla tutela e valorizzazione del vero ed autentico folklore, ridotto a degenerazioni ed a manifestazioni scimmiesche che offendono la nostra storia ed il sacro sapere del popolo( folklore = sapere di popolo). Né i vari sparuti tentativi “politici” hanno prodotto qualcosa di buono, ma solo sprechi e opere di pessima qualità. Anche perché la meritocrazia e la competenza sono state sempre trascurate e mortificati, privilegiando saccenza e presunzione. Incompetenza ed aria fritta. Partire, pertanto, dai giovani e dal popolo in modo che siano i protagonisti della nuova “rinascita” e che essi stessi siano “maestri” dei maestri, Proprio come   era proteso a far capire un illustre indimenticato pedagogista che dirigeva il glorioso Magistero di Salerno, il prof. Roberto Mazzetti, che accarezzava un sogno, una utopia come forte ed intelligente impegno e desiderio di bene comune di un risveglio sociale e culturale del Mezzogiorno con la nascita di una classe   politico­culturale proveniente dalle piaghe campane, lucane e calabresi consapevoli di possedere una ricchissima tradizione culturale ed identitaria che occorreva manifestare e valorizzare. Dagli anni ’50 del secolo scorso dalle vecchie e nuove università molti e di qualità sono gli intellettuali emersi ma, purtroppo, la maggior parte è fuggita dalla terra natia, spesso matrigna ed insensibile alla meritocrazia. C’è chi è rimasto ed ha lottato (spesso invano). Occorrono nuove intelligenze e nuove energie per intraprendere una civile lotta, pur con idee diverse che, devono arricchire l’azione volta al bene comune: culturale, sociale ed economico. Il grande sociologo, maestro polacco Zygmunt Bauman asserisce che quando due o più tradizioni si incontrano e dialogano, ne . escono tutti arricchiti. Così non ci sono sconfitti ma solo vincitori. E poi chi fonda biblioteche e musei è come costruire granai pubblici, ammassare riserve contro   l’inverno dello spirito. Perseguire solo l’utile(utilitarismo) aggiunge Nuccio Ordine, docente di chiara fama dell’UNICAL, inaridisce lo spirito, coltivare l’inutile (leggere, rendersi utile alla società) che è poi il vero senso della vita che va in direzione dell’amore per l’umanità. Il che aiuta a dare benessere materiale e morale a tutti gli esseri umani ed alla natura. Amare la Terra che è la nostra unica dimora.

Analisi ed azioni

 L’interesse verso l’Arberia va affievolendosi. E’ necessario ed urgente elaborare una strategia comune di operatività in direzione della valorizzazione della lingua e cultura arbreshe previa un’analisi socio antropologica delle comunità al fine di garantire condizioni di vita umane e dignitose a tutti i residenti con servizi socio-sanitari efficienti e sicuri Accorpare o almeno confederare tante   nostre piccole comunità al fine di facilitare i suddetti servizi impegnando tanti giovani disoccupati e desiderosi di rendersi utili alla società. Priorità assoluta assicurare condizioni di vita dignitose a tutti i residenti delle nostre comunità, nel rispetto assoluto verso gli anziani e garantire un futuro ai giovani con investimenti finanziari mirati e virtuosi nel rigetto di progetti costosi ed inutili che si risolvono in sprechi di risorse preziose che si vanificano o che addirittura impinguano le tasche dei soliti furbi.· Certo i l problema della conservazione dell’antico idioma   è importante ai fini del nostro essere arbresh. Diventa, è un problema di estrema importanza e non di facile soluzione per le permanenti divergenze sulla metodologia e sugli interventi da adottare. Noi crediamo molto elle attività del folklore e del teatro, mirati intelligentemente a fini didattici Ma possiamo chiedere   aiuto   alle personalità   della   lingua   albanese: Aleksander Xhuvani (1880-1961), Eqrem Çabej (1908-1980), Ernest Koliqi (1905-1975) linguisti di chiara fama, che hanno amato e studiato in egual misura l’Albania e l’Arberia. Il primo in una lettera indirizzata al prof. Giuseppe Schirò, professore di chimica in Albania,datata 11 aprile 1961. “Mi meraviglio e sono un pò contrariato per quanto riguarda   la lingua albanese nell’Università di Palermo. Bisogna che venga insegnata l’arbresh e non la lingua di Scutari. Classici esempi da imitare possono essere l’Ultimo Canto di Baia di Gabriele Dara e “Il Milosao” di Gerolamo De Rada( a tanti altri illustri scrittori dell’Arberia). Anche il prof. Nasho Jorgaqi non ha esitato a condividere. Il prof. E. Çabej con il materiale raccolto a Piana degli Albanesi ed altre comunità arbresh, scrisse nel 1933 la sua classica tesi di laurea. Ricordiamo ancora l’esemplare intervista al prof. Ernest Koliqi (Shejzat XVV-1972,5-6 e “Katundi Yne”n.1 0/ 1972, dove sottolinea che le comunità itala-albanesi che si dispiegano dagli Abruzzi alla Sicilia, sono circa 80, di queste quasi la metà hanno perduto la lingua, e stanno per dimenticare anche il ricordo della propria origine. Fatalmente nel convulso clima, ostile ai retaggi del passato e propenso ai radicali mutamenti dappertutto dopo la seconda guerra mondiale, anche in altre comunità arbresh si indeboliranno via via le memorie e gli impulsi ancestrali. Per quanto riguarda la metodologia, per far fronte al continuo impoverimento della cultura albanese, Koliqi ricorda che il rito bizantino e la liturgia in lingua albanese aiutano la conversazione sia della parlata che delle tradizioni. L’insegnamento nelle prime classi elementari dell’arbresh, impartito da provetti maestri bilingui, risulterà utilissimo anche didatticamente. John Trumper, gallese, linguista, docente all’Unical, in un conviviale colloquio (K.Y. n.47-1983/3) affermò che nel 1970, per salvare il gallese, vennero istituiti asilo nido, nursey school, kopsht femijesh. Sarebbe opportuno educare   i bambini e la gente all’oralità e non alla scritturalità. Vjen me then se kam folmi ose kam ijasmi arbrisht dhe jo vetem te shkruami shqip si na mesuan ca mjeshtra te keq.. Sarebbe bene, comunque, scrivere secondo l’antico idioma, introducendo parole ed espressioni da restaurare, che pur esistono. Basta “scavare” e ricercare nella memoria. E giammai prendere in prestito dalla lingua letteraria shqip, densa di turchismi e priva di tante belle nostre espressioni originali e significative. Concludiamo con il prof. Giuseppe Trebisacce, docente di Storia della Pedagogia all’UNICAL, sensibile ed attento osservatore e studioso dell’Arberia: “L’intervento educativo e socioculturale a favore delle Comunità Arbresh ha storicamente conseguito risultati a dir poco fallimentari. Non rimane che sperimentare l’altra via che vede nel popolo l’educatore di sé stesso, secondo la formula di “autoeducazione della comunità” Ma senza un intervento di natura socio-economico con progetti mirati in favore delle disagiate aree interne, fuori dalla “logica” clientelare, nella valorizzazione dei talenti e delle virtù, ben poco si potrà sperare, se non fuga e spopolamento.

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Associazione Turistica PRO LOCO 04026 Minturno – Latina

Posted on 01 novembre 2014 by admin

Garigliano ponte borbonico

COMUNICATO STAMPA

 

Le Associazioni Pro Loco di Minturno (LT) e Maschito (PZ) hanno sottoscritto un Protocollo per la costituzione di un Comitato congiunto a sostegno della proposta di inclusione del Ponte Borbonico sul Fiume Garigliano, progettato dall’Ing. Luigi GIURA, nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

La firma è avvenuta qualche giorno fa presso la sede della Pro Loco di Maschito le cui delegazioni sono state accolte anche dal Sindaco, Dott. Antonio MASTRODONATO, il quale ha manifestato tutto il suo apprezzamento per l’iniziativa augurandosi che tale progetto possa riscontrare adesioni dalle varie parti d’Italia, conoscendo la vita e le opere dell’Ing. Luigi Giura e la realizzazione del famoso Ponte Borbonico sul Fiume Garigliano di cui proprio in questi giorni anche le Poste Italiane hanno emanato un apposito francobollo.

Lo stesso Primo Cittadino maschitano si è detto disposto a sostenere in tal senso una delibera congiunta con il Comune di Minturno, non appena quest’ultimo la approva nella propria sede.

Nel Protocollo firmato si da il via così alla costituzione di un Comitato congiunto a sostegno di quanto prima detto, definito come modello illustre di realizzazione della scienza ingegneristica nel Meridione d’Italia e come testimonianza su eventi bellici accaduti sin dal 1860.

Si ricorda che le attività statutarie delle anzidette Associazioni si prefiggono principalmente la promozione del turismo e della cultura sia nei propri territori che in ambito delle collaborazioni espresse con appositi protocolli; la tutela dell’ambiente e della natura, dei beni culturali e artistici legati al turismo, anche sociale e scolastico; la promozione del territorio e delle sue peculiarità naturali, artistiche, storiche e folkloristiche; la promozione e realizzazione di corsi di formazione professionale, di sostegno alle attività didattiche delle scuole e d’altre agenzie formative in campo dell’istruzione pubblica e della cultura.

La comune collaborazione infatti ha come fine ultimo quello di valorizzare e rendere più fruibile il patrimonio turistico e culturale legato principalmente agli aspetti ambientali, artistici, storici, folcloristici, artigianali etc, in accordo con quanto previsto nei rispettivi Statuti associativi e tenuto conto della volontà a proseguire un progetto di intesa e collaborazione con gli Enti Istituzionali  territoriali, tende a  promuovere e sostenere le opere e le personalità che hanno contribuito ad arricchire la storia del territorio, come appunto questa celebre opera che quotidianamente viene ammirata da una numerosa mole di turisti.

Minturno, 31.10.2014                                                                                    L’Ufficio di Presidenza

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