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“MEDITERRANEO BACINO D’ACCOGLIENZA E ITEGRAZIONE SOSTENIBILE” (le Radici antiche, nella Terra di oggi, per solidi germogli di Accoglienza e buoni proposti dei domani)

Posted on 05 febbraio 2025 by admin

DA STATO A MANXANAa

PROGETTO PRELIMINARE DI RICERCA E COMPILAZIONE DEI PAESI CHE SONO

LA REGIONE STORICA DIFFUSA E SOSTENUTA DAGLI ARBËREŞË

(il modello completo di solida integrazione mediterranea)

 

Introduzione

 

Questa nota di progetto vuole essere una proposta per tutte le amministrazioni che mirano ad allestire o disporre attività di resilienza, nel rispetto e suggerendo le leggi che tutelano le minoranze storiche, in specie l’Arbëreşë, secondo le direttive qui di seguito elencate:

– Convenzione – Quadro tutela delle minoranze, Consiglio d’Europa 10/11/1994;

– Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Articolo 21), che vieta la discriminazione, dell’Unione Europea che privilegia il principio di non discriminazione in tutte le sue forme.

Costituzione della Repubblica Italiana:

 – Articolo 6 tutela le minoranze che vivono sul territorio nazionale;

–  Articolo 9 tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico;

– La Legge del 15 Dicembre 1999, n. 482, Art. 2. Comma 1, in attuazione dell’articolo agli articoli 3 e 6 della Costituzione Italiana a tutela cultura il parlato di minoranza storica:

– Decreto del Presidente Repubblica del 2 maggio 2001, n. 345 Art. 1 Comma 3;

– Decreto Legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42 recante il “Codici dei Beni Culturali e del Paesaggio”;

– Legge della Regione di Abruzzo, Molise, Calabria, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria.

– Decreto legislativo 26 marzo 2008, n. 63,

le attività di seguito elencate formulano atti, attività e direttive, non intese come “divieto alla non uguaglianza”, ma, “sollecito ad acquisire atteggiamenti, misure, progetti e dispositivi il cui fine vuole concertare la più solida continuità culturale”.

Se a questo associamo le direttive che i PNRR, ovvero i Piani Nazionali di ripresa e Resilienza, come non adoperarsi a delineare, percorsi di salvaguardia delle regioni storiche sostenute dalle minoranze, che in Italia rappresentano i modelli di integrazione tra i più solidi, longevi e meno invasivi di tutto il Mediterraneo.

 

Premessa

Chi possiede una lingua materna, la storia con protagonisti i padri in campo a seminare bene,  i riti religiosi in Chiesa , le tradizioni e costumi come solido patrimonio, la Gjitonia che si concretizzano nello studio di generi e prodotti e dell’artigianato, la iunctura tra famigli che descrive architettura e ambiente, per il fine di continuare a essere patrimonio insostituibile, soprattutto in quest’epoca dove sono messe, seriamente, a dura prova per l’invasione commerciali e di nuovi simboli, espressi da grafiti indigeni non paralleli, restituisce  e fa una forza culturale irremovibile.

Il progetto qui i compimento in forma preliminare, si prefigge il fine di coinvolgere figure alte per accorare, un gruppo di lavoro, multidisciplinare, sulla base o la fonte di esperienze specifiche in campo, Antropologico, Linguistico, Psicologico, Storico, Sociologico, Psichiatrico, Architettonico, Urbanistico, Credenza Religiosa e Consuetudini diffuse dagli Arbëreşë, includendo anche altre discipline, per il fine di raggiugere il buon esito dell’operato di tutela e resilienza, seguendo protocolli di ricerca, relazioni, grafici e studi specifici di mire fondamentali di luogo naturale, tempo, epoche e uomini.

 

 

 

Temi di tutela per sostenere la resilienza di questo esempio di integrazione mediterraneo

 Ripristinare la parlata arbëreshë di macro area o di Katundë, avendo mira i lascito più antichi per le nuove generazioni, utilizzando in prima analisi i presidi scolastici con “un tempo breve” di avvicinamento e in seguito “ tempi più articolati ” per porre in essere corsi specifici come l’antico governo delle donne realizzava per la trasmettere la lingua, secondo direttive locali, con preferenza del parlato e del canto rimato, senza l’ausilio di musica, vocabolari e forme scrittografiche di alcun genere, come si usa fare con le lingue più forti, ovvero quelle sostenute dalla poesia e la forma scritta, qui mai utilizzata da tutto i buoni parlati e pronti per l’ascolto;

Recupero dei sistemi urbani di approdo e di sviluppo oltre i percorsi dell’economia tipici di necessità vernacolare, in tutto componimenti di iunctura familiare solidale intrecciata nei: Vicoli (Rruhat), Suporti (Sottoportici), Vicoli Ciechi Rruhat i mëbuliturë), Vallj (Spazi circoscritti senza Uscita) e Orti Botanici (Kopshëti) storicamente allestiti nel centro antico,  l’insieme poi finalizzato a compilare progetti di resilienza del centro antico, dove innestare e far rifiorire i valori sociali del Governo delle donne o luogo dei cinque sensi;

 

Allestire manifestazioni culturali e, convegni rivolti alla cultura, per la definizione di temi che troveranno allocamento in mostre evidenziando i percorsi storici di integrazione degli arbëreşë in generale e, quella di ogni Katundë e la sua macro area, nei dettagli più intimi; il tutto da apporre in una struttura di museo antropologico o in appositi spazi di libero accesso all’interno del centro antico e le attività proto industriali, innanzi il camino;

Studio e ricerca storica dello sviluppo urbano del centro antico, seguendo i ricorsi storici, sociale e dell’economia nel corso dei secoli, con apposizione di sistema planimetrico G.I.S. indispensabili a definire epoca e sviluppo e sistemi rionali secondo cui era composto a ha seguito il percorso di crescita il Katundë dall’essere centro antico e diventare centro storico;

 

Realizzare un’analisi toponomastica che possa definire l’ampliamento del centro antico seguendo la realizzazione dei quattro rioni tipici (Sheshi) e le pertinenze di origine come il cortile la casa e l’orto botanico, a cui seguirono i modelli più complessi di “Iunctura familiare”, articolata in quelli antichi e lineari per i più moderni.

Progetto dei pannelli toponomastici viari numerici, dei civici in caratteri Romani e Arabi, per la toponomastica di memoria locale, sia del centro antico, sia dei cunei agrari, silvicoli e pastorizia; in oltre eseguire la puntigliosa ricercare degli storici itinerari della transumanza di macro are e di radice di ogni Katundë, all’interno del suo agro di pertinenza;

 

Tracciare i percorsi di credenze del centro antico e, valorizzare le antiche icone del centro storico, oltre quelle dei cunei della sostenibilità agraria, cercando di cogliere l’orientamento a associarle agli accadimenti storici, datandone la realizzazione con gli elementi che solidarizzano e compongono gli levati.

Definizione dei cunei agrari della produzione, della trasformazione e conservazione del bisogno sostenibile proto industriale eseguiti davanti al camino o al forno del modulo abitativo del bisogno vernacolare.

 

Ampliare i musei monotematici del costume, volgendo l’interesse non a temi specifici ma di largo interesse antropologico locale, con sezioni a tema di costumi e momenti di vita domestica giovanile e di rappresentanza, o delle attività e lavorazione, dei prodotti Solanizzati, in tutto l’arte del genio locale sostenuto e diretto dal governo delle donne;

 

Comporre una postazione video e audio, del parlato per l’ascolto di macro area, al fine di fornire alle generazioni più adulte di tramandare i valori originali per la discendenza del parlato e dell’ascolto secondo antiche consuetudini;

 

Formare un gruppo di giovani/e residenti locali, al fine di rispondere con cognizione storica locale e generale con coerenza, alle richieste di turisti della lunga o della breve sosta e, rendere interessante l’accoglienza, riverberando informazione specifica della minoranza, sia del centro antico, che del territorio agreste, della macro area di pertinenza, accompagnano i turisti lungo le trame viarie del centro antico e, avvertire i valori dei cinque sensi qui depositati tra gli elevati di iunctura familiare, in tutto i valori solidi che fanno la regione storica diffusa e sostenuta in Arbëreşë;

Formulare un elenco vernacolare del perlato primo in Arbëreşë, ovvero identificare il corpo umano di genere e le necessità naturali del bisogno di vivere, oltre a tutte le movenze e le cantilene di ironia, per fare memoria di vicinanza allerta sociale da tramandare alle nuove generazioni e come il senso Gjitonia, anche del parlato e dell’ascolto non scritto;

 

Realizzare percorsi pedonali con l’utilizzo di materiali autoctoni di antica necessità, creando le prospettive secondo l’uso dell’epoca, si serviva di prodotti naturali o estrattive, realizzando forme e pianori aditivi del bisogno o della necessità dell’epoca in continuo progredire;

Gli stessi che segnarono i percorsi dell’operato di credenza locale, per i tanti scampati pericoli naturali, come carestie terremoti e pandemie, in tutto momenti di isolamento e pena che misero in dubbio la continuità sociale e produttiva dei cunei agrari e sin anche dei centri abitati, in forma proto industriale.

 

Intercettare i lavinai storici, che resero possibile il sostenersi all’interno dei sistemi articolati, in quanto unica risorsa naturale per igienizzare e rendere vivibili quegli ambiti.

Analisi di ricerca e studio degli effetti della legge 482/99, nazionale e quelle regionali estrapolandone i benefici e le manchevolezze di tutela non contemplate rispetto a quelle troppo esaltate; annotazioni da sottoporre a politici e istituzioni, per le mire non raggiunte per il ventaglio ristretto estrapolato dalla lettura, per meglio dire, i processi involutivi non previsti e ancora non meglio contemplati;

Studio del costume tipico, di: giovane donna; sposa; regina della casa; giornaliero; lutto e, vedova incerta; attestandone sin anche le varianti e le inesattezze nel corso dei secoli, che oggi sono attesti in editi, convegni e tesi dipartimentali;

Studio dei processi di organizzazione urbana, tipica e articolata secondo i rioni tipici che fissano le varie e poche e le genti che qui trovarono agio di vivere, secondo la riorganizzazione Prima greca, poi bizantina, in seguito longobarda poi cistercense, arbereshe dominate da francofoni, austriaci e ispanici.

 

Definizione dei sostantivi che identificano il centro abitato, i Rioni, le Piazze, le Vie, gli Orti Botanici e i Valori di convivenza sociale largamente utilizzati senza alcuna Radicanza Arbëreşë;

Progettare il percorso ideale del costume all’interno di musei ed eventi, secondo disposizione e temi, predisposti da titolati, fornendo la più giusta e idonea linfa espositiva, che molto spesso non trova ragione di essere tema di memoria;

 

Ricerca storica delle figure di eccellenza Arbëreşë, nelle discipline: di Credenza Economiche; Politiche, Scienza Esatta e del patire storico, sino all’unità d’Italia e ancora oggi nel confronto con la terra madre;

Le Credenze locale e Sociali, oltre fenomeni paralleli laici, la terminazione del rito Ortodosso, per il Latino e, gli atti che determinarono l’esigenza del Greco Bizantino;

 

Valorizzare la giornata del Termine per gli Arbëreşë, il Carnevale gli appuntamenti storici della stagione lunga; l’Estate e di quella corta; l’Inverno.

La festa patronale e il significato storico locale dei Santi, tracciando le vie della devozione di ogni Katundë;

 

Definizione solidale e condivisa di Katundë, Borgo, Paese, Contrada, Rione, Quartiere, Gjitonia, Sheshë, Drjtësora, Ruitoj oltre i toponimi indigeni da non contemplare perché appartenuti alla storia prima che approdassero gli, arbëreşë;

Analisi dei processi costruttivi, primari estrattivi, quelli vernacolari del bisogno, per dare forma alle residenze prima e dopo il terremoto del 1783, intercettando i palazzotti o palazzati nobiliari, di crescita sociale ricostruiti secondo le imposizioni regie imposti dal governo centrale di Napoli

 

Vanno anche analizzati gli spazi temporali dei terremoti che hanno messo alla prova, territorio, uomini e i processi di sviluppo edilizio nei Katundë Arbëreşë attraverso i quali definire le tessiture petrografiche e degli elementi di laterizio in uso nei modelli architettonici utilizzati, a seguito dei numerosi eventi tellurici che interessarono la regione storica dal XIV secolo a venire.

Le Vallje: la festa dell’integrazione,

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