NAPOLI – (di Atanasio Pizzi architetto BAsile) Venerdì 23 Aprile presso la sala del Centro di Interpretazione Eco museo del Raganelle è stato presentato il volume: “I Comignoli di Civita”.
Sicuramente una interessante manifestazione da cui mi sarei auspicato che si tracciasse un percorso storico, tecnico e architettonico più approfondito e, finalizzato a chiarire anche gli aspetti tecnologici, oltre a quelli allegorici e mistici.
La storia del camino ha inizio con l’esigenza di addomesticare il fuoco e la ricerca del suo confinamento e mantenimento allo scopo di scaldare, illuminare e cucinare cose indispensabili per il miglioramento vitale degli arbëreshë.
Ripercorrere il percorso evolutivo sino ad oggi sarebbe troppo articolato e dispersivo, per cui mi limiterò a considerare le tappe storiche del camino inerenti solo alle vicende degli Albanofoni.
Il fuoco domestico era generalmente allestito in un focolare centrale rispetto ala tipologia edilizia del primo periodo: lo sfogo dei fumi avveniva attraverso un foro opportunamente praticato nel tetto in paglia e arbusti.
La collocazione aveva il vantaggio di diffondere il calore uniformemente in tutte le direzioni, tenendo il fuoco lontano dalle pareti realizzate con materiali poveri e quindi facilmente infiammabili ed è qui a ridosso dei paramenti murari che allestivano i loro giacigli i componenti del gruppo familiare.
Il passaggio tra focolare centrale e camino a parete non avvenne in tempi brevi e l’uso del focolare baricentrico fu utilizzato per lungo tempo e ancor di più nelle abitazioni più povere.
La sostituzione delle case di legno e fango che accolsero gli Albanofoni furono sostituite in un secondo periodo con case realizzate in pietra e calce, queste consentirono lo spostamento del focolare dal centro della stanza ad una delle pareti, utilizzandolo sempre per gli stessi scopi, con la costante del noto recipiente in terracotta: Pocja.
Il camino inserito per metà nello spessore del muro, aiutava il tiraggio e nello stesso tempo razionalizzava l’ambiente, consentendone l’impiego anche in presenza di murature di modesto spessore.
Il problema del fumo che era già presente nei primi camini fu affrontato dapprima con soluzioni empiriche e, poi con la ricerca di terminali atti a risolvere i problemi aerodinamici relativamente ai flussi stazionari e turbolenti; questa materia ha visto Civita laboratorio di eccellenza a cielo aperto dal XVI° secolo.
Approfondimenti nei meriti dell’argomento ha indotto alle seguenti deduzioni:
I fumi prodotti dalla combustione essendo più caldi dell’aria circostante creano una differenza di pressione che tende a farli salire verso l’alto, ma nella risalita tendono a raffreddarsi cedendo calore e rallentando la velocità.
Per ottenere un buon tiraggio occorre evitare il raffreddamento dei fumi da asportare e mantenere la differenza di pressione che consente ai fumi di salire.
Dimensionando opportunamente la sezione della canna a contenere la massa dei gas prodotta dal focolare, che se troppo grande può raffreddarsi in fretta i fumi.
Tra tutti i fattori geografici e meteorologici che possono contribuire al buon funzionamento di un camino il più determinante è certamente il vento.
Infatti oltre alla depressione termica indotta dalla differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno c’è da considerare la depressione dinamica indotta dal vento.
L’influenza del vento può esplicarsi sia in un aumento della depressione in canna fumaria e produrre un eccesso di tiraggio (caso molto raro), oppure una sua diminuzione, sino all’azzeramento o addirittura alla sua inversione.
L’azione del vento varia a seconda che si tratti di vento ascendente, orizzontale o discendente.
Un vento ascendente ha sempre l’effetto di aumentare la depressione e quindi il tiraggio.
Un vento orizzontale aumenta la depressione in caso di corretta installazione del comignolo.
Un vento discendente ha sempre l’effetto di diminuire la depressione, a volte invertendola
La collocazione orografica di Civita è la seguente: allocata a ridosso della gola del Raganello, esposta ai venti provenienti da est, precisamente dal mare Ionio e posta ai piesi dalla catena montuosa del Pollino; presupposti tra i più labili per il buon funzionamento dei camini.
La conca naturale, la gola del Raganello creano correnti ascensionali che cambiano repentinamente direzione a seguito della particolare esposizione ai venti.
Questo fenomeno rendeva, particolarmente difficoltoso e poco confortevole svolgere qualsiasi tipo di attività all’interno delle abitazioni, costringendo i civitesi a trovare rimedio per l’idoneo tiraggio dei fumo prodotti del fuoco.
Gli elementi che compongono l’indispensabile macchina addomesticatrice del fuoco, ovvero la bocca e la canna, una volta realizzati non era più conveniente modificarli.
Ritenendo i proprietari più conveniente intervenire con espedienti architettonico-aerodinamici sul terminale della canna.
Così nasce la genialità degli albanofoni, nello specifico dei Civitesi, i quali trovandosi sicuramente con un problema endemico si ingegnarono nella ricerca delle più valide soluzioni tecniche con l’aggiunta di elementi allegorici attribuendo il fenomeno anche a sopranaturali figure.
Sulla base di questi presupposti avrei indirizzato la ricerca realizzando il rilievo architettonico e tipologico di tutti gli esempi ancora esistenti a Civita, specificando materiali e catalogando le tipologie, per eseguire in fine opportuni simulazioni in adeguata scala.
Il fine sarebbe stato quello della catalogazione architettonica e quella più interessante di realizzare uno studio teso alla definizione di quali fossero quei modelli più idonei allo scopo.
A nota della manifestazione volevo rilevare che:
- La comunità albanofone di arte minoritaria o minore non hanno solamente i camini, ma molto altro, basterebbe guardare i centri storici con lo sguardo rivolto più in basso, per accorgersi delle eccellenze che sopravvivono senza alcun tipo di vincolo istituzionale, considerati oggetti di consumo o luoghi svincolati dal proprio contesto di identità.
- Tracciare la storia e non ricordarla o utilizzarla a premessa vincolante dei progetti di recupero o riqualificazione all’interno dei centri storici, quale fine può avere?…………. se non quello di una divertente aneddoto fine a se stesso.
- Riferire che i Civitesi siano stati ispirati dai camini Francesi, Inglesi, Veneziani o Baresi sembra riduttivo e poco corretto nei confronti di questa laboriosa ed unica comunità di Calabria Citra.
Il modello sociale degli albanesi in tutte le sue manifestazioni non ha avuto bisogno di modelli da copiare , ma ha prodotto esempi unici nel suo genere.
Valorizzerei la loro operosità perche è nata ed evoluta in un contesto che per secoli li ha visto isolati dal resto del meridione, por producendo e conservando esempi di rara bellezza.