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PENURIA CULTURALE PROMOSSA VALORIZZATA E DISTRIBUITA ALLE NUOVE GENERAZIONI (Trùtë i shëprisurë ndë Kushët e ndë Deràvetë thë Sofiesë)

Posted on 08 dicembre 2023 by admin

Hoov,_Soccavo_-_Courtyard,_Soccavo_(16339625512)NAPOLI (Atanasio Pizzi Arch. Basile) – Il sistema Colturale e Civico diffuso nel loco storico denominato Terra, vive al giorno d’oggi, una deriva culturale a dir poco allo sbando, perché sistema articolato ad opera di figure malevole.

Genere plastico, informe, variabile e viscido che oltremodo ricerca, certifica e promuove cose di archivi e biblioteche, palesando senza dubbio alcuno, la deriva, in pena multi tema, dell’identità, della storia e della cultura .

Essi si presentano in forma come elemosinatori di concetti o di temi, in tutto, con il cappello in mano per avere frammenti di idee e spunti, a cui abbarbicare forme incomprensibili di trattato senza decenza e, dato il luogo dove ciò questo accade, fanno danno a se stessi, alla comunità locale e alla memoria storica scritta e romanzata che qui aveva visto germogliare frutti buoni.

Quanto qui anticipato, per molti addetti culturali, si ritiene sia consentita, la sfacciata libertà di calpestare senza riguardo, il patrimonio di cose innalzate in quattro secoli di Scuola in Terra di Sofia, assieme ai trascorsi dei suoi storici casali, identificati come cunei di semina, selezione e accumulo di beni naturali e coltura.

Un patrimonio diversificato, che non ha eguali, ma purtroppo, posto per incapacità dei “Locali Primi”, che si ostinano a depositarle, nelle disponibilità e lettura, dei citati “storici di vanto”, una penosa schiera di necessità politica “compassati”, i quali, siccome in vestizione tricolore, relaziona cose indicibili del territorio, posto alle falde assolate della preSila, detta per motivi monastici, Greca.

Il luogo noto come ameno della cultura, alla cui guida si posizionano le generazioni dei sessantottini viziati e raccomandati, in tutto, la pena moderna concentrata per l’intero territorio della Regione storica del meridione Italiano.

Il polo colturale, così articolato, possiede osservatori che si posizionano ben lontani dal loco di nascita, onde essere contaminati da tale povertà, per questo possono osservare in tranquillità e sanza essere contaminati, cosa dicono, fanno, combinano ed esternano di pensiero gratuito, senza vergogna ad opera di faccendieri economici e culturali, che non perdono occasione, nell’esprimere stupidaggini in raccolti stagionali, colmi d’imprecisioni o demenzialità, dirsi voglia.

Nonostante a risvegliare gli animi di cultura sia stato P. Baffi, il quale per aver voluto elevare il luogo, finì per essere tradito e fatto scotennare per un suo trattato sottrattogli e qualche tomolo di grano, incassato lì di fronte all’ingresso di casa sua.

Al giorno d’oggi tutto si ripete identicamente e, nulla si può fare contro questa viscida deriva, fatta di giuda culturali sostenuti, diretti e certificati dalle malevole arche disegnate a modo di compasso.

Generazioni sprecate che dalla fine degli anni settanta, raggiunta la maggiore età negli anni novanta non fanno altro che divulgare errori identitari senza vergogna.

Si potrebbero ipotizzare tante cose, ma si tratta solo di educazione culturale, quella che nessun genitore di queste figure possedeva e ancora oggi possiede.

Siano essi noni, nonne padri e madri o parenti in diversa forma o stagione, ed è proprio questo a renderli cosi leggeri e vulnerabili, verso le cose identitarie della storia, al puto tale che pur se frequentano un istituto rinomato o vanno ramenghi per archivi e biblioteche, caricano ogni edito di arroganza per rendersi padroni di storia e di cose che da secoli sono state conservate senza essere mai sciupate o attinte in favore di altri.

Questa diplomatica vorrebbe correggere le cose, senza eccedere o accendere dissidi, ma calmierare gli enunciati storico culturali senza senso per orientare le vele del discorso, senza danneggiare, istituzioni alte, in forte difficolta si editi divulgati.

Le stesse istituzioni o istituti che fidandosi, nel partecipare alle rivendicazioni dei malevoli, in pompa magna, non immaginavano catapultati in penosa divulgazione di eventi e cose delittuose contro rappresentanti delle stesse in epoca antica.

Sono state scambiate case nobiliari, per luoghi di penitenza e prestito del grano, hanno violato il significato di cose e intime divulgandone liberamente il senso, si sono addobbati di costumi anomali ritenendoli di valore antico o arte dei tempi in cui ago e filo non erano ancora stati inventati,

Sono state millantate opere librarie antichissime postate nei bauli dalle terre parallele di origine, dimenticando che gli Arbëri come gli Arbën, non avevano forme scritte o grafiche, perché vivevano di codici antichi, proprio per non esse copiati o sconfitti, quindi privi di scrittura.

È stato attribuito alla festa di primavera, che rappresentava la conferma dei patti di accoglienza e fratellanza “Valle”, la data storica, per ricordare una epica battaglia vinta dall’eroe Giorgio Castriota

Se poi vediamo come ci viene riproposto in epoca moderna, dagli Schupetari come l’eroe che porta in testa il simbolo di una cupola mussulmana, sormontata da una improbabile pecora albanica, non credo sia credibile.

Quanta pena e quanta povertà culturale viene diffusa, e si riverberano non solo dalle Trùtë e shëprisurë ndë Kushët i Sofiesë.

Infatti basta che ti giri un attimo ad ovest e guardi la deriva in cui versa l’impero d’Occidente Arbëreshë molti apartitico e  trovo a medicare nelle periferie, della capitale, cose a dir poco irrispettose, condite con argomenti senza senso o un minimo di ragione scrittografica.

E se poi avete coraggio di volgere lo sguardo o la mira ad est, verso l’estensione dell’impero d’Oriente Arbëreshë,  il quadro appare ardente come l’inferno e servirebbe, tanto olio di olive bianche, per azzerare i peccati di pena per aprire la porta del paradiso culturale sempre in sancito scritto, ma da nessuno in grado di comprendere e leggere.

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