NAPOLI (di Atanasio Pizzi Basile) – L’accolito è un modo per realizzare statue economiche dai tempi dell’antica Grecia, il sostantivo è composto da: ἀκρόλιθος, akròlithos, “dalle estremità di pietra”, da àkros, ” cima, alto, estremo” e lithos, “pietra”.
I Romani, più parsimoniosi dei predecessori, realizzavano la testa, le mani e i piedi, utilizzando pietra, marmo o altri materiali pregiati, completando il manufatto, con materiale meno pregiato e deperibile o addirittura mancanti e l’asciati all’immaginario collettivo, rivestita nelle parti mancanti con panneggi variegati; continua mutazione in linea con le esigenze delle epoche e il tempo che passava.
La trattazione nella sua radice più semplice porta ad immaginare il diffondersi delle caratteristiche tipiche di una qualsiasi minoranza del vecchio continente.
Specie quelle delle regioni che s’incuneano nel mediterraneo; queste pur avendo propria testa, mani e braccia, di alto valore, sono poi completate, con panneggi globalizzati per l’uso e il consumo di quanti si trovano su scanni a illustrare cose non di pregio, o meglio le culle vuote, tradotti in linguaggio santifico, le strutture che per radice matematica non sono alla portata di tutti.
Se una minoranza storica si rigenera, ormai da sei secoli, e di questa si riconosca di pregnante solo l’idioma, il canto, le consuetudini, sostenute dal credo religioso, non si fa altro, che seguire l’esempio parsimonioso dei romani in acrolito con testa, piedi e mani sostenuta da una struttura, su cui poi, allestire panneggi gratuiti o imprestati dagli indigeni locali.
Nulla di più errato è stato prodotto dalla storia nell’inquadrare le minoranze storiche, immaginando che esse siano il componimento di tre numeri; il quattro, l’otto e il due, mentre tutto il resto fatto di matematica o scienza esatta, utile a tracciare linee ignote sulla lavagna lasciata vuota.
Una statua è pregiata perché unica, tutto il suo sviluppo esprime un modello e racconta una storia, essa non è mutabile o deperibile, perché di materiali solidi.
Il suo valore irripetibile, non muta nel tempo; certamente quanti non sono in grado di leggere ogni piega, ogni scalfittura realizzata dell’artista compositore, li immaginano come incertezza.
Leggere un componimento di tale fattura è complicatissimo, tuttavia, se sino a oggi è stata lasciata nelle competenze dei “mono formati”, oggi vista la complessità delle cose in campo sociale e culturale è il tempo che a salire sullo scanno a trattare con completezza, siano quanto hanno visione tecnica a largo spettro e si consultano continuamente con il territorio, le cose e quanti possono riferire su temi specifici.
La Regione storica non è un acrolito esperimento idiomatico, essa è un componimento artistico fatto di architettonici, urbanistica e uomini che condividono l’ambiente naturale, quest’ultimo dopo essere stato curato in forme solide, fornisce il ponte sicuro per essere attraversato e dare la via al modello mediterraneo detto dell’integrazione.
In tutto un manufatto in figura tridimensionale capace di consentire il volgere lo sguardo, le mani e aprire la via ai cromatismi dal sole mediterraneo, quando appare e illumina il percorso che va da oriente verso occidente, senza diffondere perplessità e incertezze.
Tuttavia a Napoli esiste una strada di nobili “figure in pietre pregiate”, ciò nonostante nella medesima, ha anche germogliato a margine di piramide rovesciata, un’ e acrolito; fatto di testa ambigua, mani affilate e piedi per apparire………….il di cui corpo è ancora ignoto.