NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Al nome della nave traghetto Moby Prince, è legata la tragedia più grave che abbia interessato la moderna Marina mercantile italiana, Santa Sofia d’Epiro è stata colpita in questa vicenda, con la perdita di Nicodemo Baffa, di Luigi e M. A. Gallo.
Un uomo arbëreshë, munito di scienza onesta con un nutrito bagaglio d’idee liberali e tutti lo avrebbero voluto avere come Gijtone.
La voglia di scoprire e confrontarsi con nuove realtà sociali, lo spinse a uscire dagli schemi che gli offriva la vita da impiegato, infatti, la abbandonò, per intraprendere quella da marinaio, fatta di sacrifici e che però offrivano la scoperta di realtà sociali tra le più variegate del globo, così, divenne un carismatico personaggio che al ritorno dai suoi viaggi raccontava a se stesso e ai giovani sofioti inimmaginabili ed emozionanti approdi.
Nel porto di Livorno la sera del 10 aprile 1991 e per cause ancora non ancora chiarite andarono in collisione il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo.
Morirono nel rogo successivo allo scontro, le 140 persone a bordo del traghetto, tranne il giovane mozzo napoletano che riuscì a rifugiarsi a poppa e in seguito tuffarsi in mare.
La sera del 10 aprile, alle ore 22:03 il traghetto, diretto ad Olbia, mollò gli ormeggi, a bordo, equipaggio al completo, formato da 65 persone agli ordini del comandante U. Chessa oltre a 75 passeggeri.
Il traghetto, durante la percorrenza della via di uscita del porto, andò ad impattare con la propria prua penetrando all’interno della cisterna numero 7 della petroliera Agip Abruzzo, contenente circa 2700 tonnellate di petrolio.
Alle ore 22:25, il marconista di bordo lanciò il Mayday, parte del petrolio fuoriusciva allargandosi in mare e incendiandosi, mentre la parte di petrolio sopra il livello di galleggiamento della petroliera venne spruzzato sul traghetto e prese fuoco.
Non vi è stima, allo stato, per quantificare quanto greggio sia stato “spruzzato” sul traghetto; ma presumibilmente si valuta una quantità compresa tra le 100 e le 300 tonnellate, favorito anche dal fatto che la petroliera dopo l’urto si mise in moto disincagliandosi.
La manovra innescò una maggiore fuoriuscita del petrolio che ricopri ulteriormente il traghetto.
Tuttavia l’incendio non si propagò subito in tutta la nave, perché la Moby Prince come tutte le navi era provvista di paratie tagliafuoco per impedire la propagazione delle fiamme.
Si stima che le fiamme siano arrivate all’altezza del salone De Lux, dove sono state ritrovate gran parte delle 140 vittime, in un tempo sicuramente superiore alla mezz’ora.
I soccorsi partirono in mare solo dopo le ripetute richieste di aiuto da parte della petroliera.
Il relitto della Moby Prince non fu individuato fino alle ore 23:35, poiché, con i motori ancora in funzione, allontanandosi dal punto d’impatto, iniziò a girare in senso circolare rendendo ancora più difficoltosa la sua individuazione.
Si appurò, in seguito, che l’equipaggio fece sistemare, in attesa dei soccorsi gran parte dei passeggeri nel salone De Lux posto a prua della nave, dotato di pareti e porte tagliafuoco.
Le fiamme provenivano appunto dalla parte anteriore della nave e raggiunto il salone, lo scavalcarono, passando intorno e infiammando tutti gli arredi e le strutture circostanti al suo perimetro.
In questo modo il salone De Lux si trovò esattamente al centro dell’incendio e, quando l’equipaggio si accorse del ritardo dei soccorsi, non fu più possibile evacuare le persone dall’uscita posteriore del salone, tanto meno da quella anteriore, già luogo di provenienza delle fiamme, molti sopravvissero per ore all’incendio, e non tutti quindi morirono a causa delle fiamme nel giro di pochi minuti dall’impatto.
Ad aggravare la presenza dei fumi e dei gas è poi intervenuto il sistema di aria condizionata e di aria forzata in circolazione sul traghetto, rimasto accesso durante tutto l’evolversi dell’incendio, distribuendo fumo e i gas tossici anche negli ambienti non direttamente interessati.
I soccorsi tardarono in maniera decisiva negli interventi di salvataggio dei passeggeri del Moby Prince, anche perché in un primo momento tutti i mezzi di soccorso partiti dal porto di Livorno si concentrano sull’Agip Abruzzo, in quanto per motivi mai accertati il Mayday del traghetto giunse debolissimo e disturbato a causa di un improvviso calo di volume nelle comunicazioni.
Inoltre il comandante dell’Agip Abruzzo, in una comunicazione via radio ai soccorritori alle 22:36, fa riferimento ad un impatto con una bettolina e non con un traghetto, urlando ai soccorritori di recarsi con urgenza verso l’Agip Abruzzo, e soprattutto di “non scambiare loro per noi”.
Tale indicazione fu ripetuta dall’ufficiale dell’Agip Abruzzo, in una comunicazione radio:
« …sembra una bettolina quella che ci è venuta addosso.. » | |
I primi a raggiungere per puro caso il traghetto verso le 23:35 sono due ormeggiatori su una piccola imbarcazione, i quali raccolsero l’unico superstite, per motivi mai chiariti, le operazioni di soccorso sulla Moby ebbero un decorso tragicamente lungo.
Quando ormai era troppo tardi rimorchiatori e mezzi dei Vigili del Fuoco cercarono di raffreddare le lamiere del Moby con potenti getti d’acqua, alle 3.30 un marinaio, in forza ad un rimorchiatore privato, venne fatto salire sul traghetto in fiamme per il tempo necessario ad agganciare un cavo di traino.
Fu in assoluto il primo soccorritore a salire sulla nave dopo la tragedia, la quale verrà di nuovo visitata dai soccorritori soltanto a mattina inoltrata, una volta spento l’incendio.
Un filmato girato da un elicottero dei Carabinieri la mattina presto dell’11 aprile si vede chiaramente un cadavere disteso sulla schiena a poppa, sulle lamiere bruciate, l’uomo non presentava segni che lasciassero presupporre che fosse carbonizzato, ma, stranamente integro.
All’ingresso nel porto di Livorno del traghetto, lo stesso uomo risulta completamente bruciato, avvalorando cosi l’ipotesi secondo cui molti dei passeggeri non morirono in breve tempo, ma a causa del monossido di carbonio sprigionato dall’incendio.
L’ipotesi è quella che il passeggero, sopravvissuto ai fumi tossici, sia uscito alle prime luci dell’alba per raggiungere i soccorritori e a causa dell’enorme calore ancora sprigionato dalle lamiere del ponte, sia morto; nel settembre del 1992, venne trasmesso dai telegiornali un video amatoriale, girato da uno dei passeggeri nei minuti precedenti lo scontro.
Il fatto che la cassetta, trovata in una borsa nel salone De Lux, abbia resistito integra all’incendio dimostrerebbe, che almeno in quella zona, non si siano generate temperature tali da fondere neanche la plastica.
Si potrebbe ipotizzare che un commando di terroristi, impadroniti del traghetto appena mollato gli ormeggi, abbiano interrotto chissà quale illegale trattativa, speronando la petroliera con una stranissima e assurda traiettoria, abbandonando poi alle cronache a noi note il destino della Moby Prince.
In quella tragica notte perirono:
Abbattista Giovanni 45, Allegrini Stefano 23, Alves Sandrine 24, Amato Natale 52, Ambrosio Francesco 22, Ambrosio Vittorio 30, Andreazzoli Marco 28, Averta Rocco 36, Avolio Antonio 45, Baffa Nicodemo 52, Baldauf Gernard 27, Barbaro Luciano 24, Barsuglia Luca 24, Bartolozzi Umberto 48, Belintende Sergio 31, Bianco Gavino 40, Bisbocci Alberto 20, Bommarito Giuseppe 43, Botturi Adriana 60, Brandano Raimondo 60, Campo Antonino 26, Campus Giovanni B. 53, Campus Gianfranco 21, Canu Angelo 28, Canu Sara 5, Canu Ilenia 1, Caprari Alessia 19, Cassano Antonello 25, Castorini Rosario 39, Cervini Domenico 21, Cesari Diego 14, Chessa Ugo 54, Cinapro Graziano 45 Cirillo Ciro 25, Ciriotti Tiziana 22, Congiu Giuseppe 23, Crupi Francesco 34, Dal Tezzon Antonietta 47, Dal Zotto Pasquale 32 D’Antonio Giovanni 22, De Barba Mauro 30, De Caritat Beatrice 31, Defendenti Anna 24, Degennaro Giuseppe 29, De Montis Angelita 23, De Pretto Tatiana 18, Esposito Francesco 43, Falanga Nicola 19 Farnesi Cristina 22, Ferraro Sabrina 20, Ferrini Carlo 32, Filigheddu Maria 40, Filippeddu Giovanni 46, Fondacaro Mario 57, Formica Maria G. 51, Fratini Bruno 34, Frulio Ciro 18, Fumagalli Alfredo 23, Furcas Daniele 33, Fusinato Angelo 58 Gabelli Antonino 72 Gasparini Giuseppe 62, Ghezzani Maria G. 57, Giacomelli Piera 55, Giampedroni Lido 29, Gianoli Giorgio 29, Giardini Priscilla 23, Giglio Alessandra 26 Gnerre Erminio 29, Granatelli Giuseppina 27, Guida Gerardo 23, Guizzo Gino 52, Ilari Salvatore 31, La Vespa Gaspare 31 Lazzarini Giuseppe 32 Lazzarini Romana 22, Lipparelli Raffaela 50 Manca Giuseppe 48 Marcon Maria 83 Martignago Giuseppina 46, Massa Angelo 3, Mazzitelli Francesco 56 Mela Maria 44, Minutti Giovanni V. 50, Molaro Gabriele 35, Mori Aldo 52, Mura Paolo 34 Padovan Giovanna 54, Padula Aniella 44, Pagnini Vladimiro 59, Paino Vincenzo 34, Parrela Maurizio 15, Pasqualini Ignazio 36, Paternico Rosana 43, Perazzoni Arnaldo 28 Perez De Vere Luigi 24, Pernice Rocco 41, Picone Arcangelo 34, Piu Pasqualino 28, Porciello Pasquale 23, Primi Silavana 38, Prola Mauro 27, Regnier Bernardo 53, Rispoli Liana 29, Rizzi Monica 27, Rizzi Umberto 47, Rizzo Salvatore 29, Rodi Antonio 41, Romano Rosario 24, Romdoni Cesare 56, Roncalbati Amelio 54, Rosetti Sergio 52, Rota Vania 22, Saccaro Ernesto 50, Saccaro Ivan 17, Salsi Giuliano 41, Salvemini Nicola 35, Sansone Massimo Santini Roberto 53 Sari Gianfranco 39 Scano Salvatore 73, Sciacca Giuseppe 53, Scuotto Mario 31, Serra Maria A. 54, Sicignano Gerardo 34, Simoncini Maria Rosa 25 Sini Antonio 42, Soro Gabriella 29, Stellati Mara 4, Tagliamonte Giovanni 3, Timpano Giulio 29, Trevisan Ranieri 30, Trevisan Rino 58, Tumeo Francesco 58, Vacca Alessandro 37, Vidili Raimonde 22, Vigerello Giuliano 44, Vigliani Carlo 31, Vinattieri Roberto 44, Vitiello Ciro 31