Napoli (di Atanasio Pizzi) – In una “Indiavolata” conversazione di un poco di tempo addietro, mi è all’improvviso apparsa la strada per una nuova ricerca sulla verità storica Arbëreshë.
Essa si basa su un principio fondamentale, che aveva bisogno solo di esse interlacciata con altre mie conoscenze; tuttavia il rispetto e l’educazione che ho avuto dai miei genitori (a confronto di altri che sono cresciuti nei mercati e solo di domenica) mi distraeva nel collegare i principi di un teorema molto semplice.
Una delle mie prime letture per avvicinarmi al mondo della ricerca della storia Arbëreshë è stato il Kanun nelle sue varie spigolature dei gruppi che formavano l’allora Arbëria.
Bene questo è un esercizio che tutti voi potete fare in autonomia e confrontare i principi su cui si basa il Kanun e la religione Ortodossa o greco Ortodossa, troverete similitudini strabilianti che fanno meditare su quale sia l’ideale religioso più affine agli arbëreshë.
Se a ciò associate che gli esuli non hanno mai superato i confini dell’infinito, per la ricerca dei territori paralleli nel regno di Napoli, avrete un quadro completo per domandarvi chi a detto che gli arbëreshë sono di religione greco bizantina?
A chi fa comodo che noi arbëreshë dobbiamo essere associati a una religione che con il nostro consuetudinario non ha nulla a che fare, ed essere utilizzati come una semplice finestra o nel migliore dii casi come balcone?
Siamo proprio certi che il Rodotà con il papa nell’istituire il Collegio Corsini avesse a cuore le nostre anime e il nostro credo religioso, o gli interessi erano molto diversi?
Perché gli arbëreshë non varcarono mai le soglie dell’infinito, se non per approdare e allontanarsi subito dopo?
Quali furono i veri motivi che spinsero il Baffi e il Bugliari a portare la struttura a Sant’Adriano e formare un gran numero di laici?
Sono queste le domande che mi sono balenate, a cui ho dato una risposta
P.S.
Augurando a tutti un Felice 2018, non lasciatevi incantare mai e ricordate che la Cultura e l’educazione non abitano nei fastosi saloni del potere, in quanto, preferisce i dignitosi Katoj degli artigiani!