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GLI STATI GENERALI

Posted on 15 gennaio 2012 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Assistere alla visione del tg3 Calabria, vedere chi ha reso l’arberia cosi piatta e vuota di valori, mi ha fatto comprendere che è arrivato il tempo di scrivere la parola fine.

Nell’osservare quelle immagini con attenzione, appare in modo evidente la pregevole solida professionale d’arberia, peccato però, che frequentemente siano state utilizzate a ruoli invertiti.

Anni d’inconsapevoli e reiterate contraddizioni storiche, hanno consentito di rendere la minoranza non quel micro cosmo fatto di eccellenze e di uniche tipologie, perno su cui valorizzare l’intera etnia, ma globalizzarla e banalizzarla a tal punto che in essa nulla è più certezza.

Decenni in cui si è abbarbicati sul modello sub urbano che appartiene a tutto il meridione, senza porre l’accento sui modelli di convivenza e socializzazione che invece appartengono solo al popolo albanofono.

Sono stati creati gruppi di studio senza i titoli adeguati e nel caso specifico dell’arberia affidandolo molto spesso solo a quello universitario, privo di esperienza maturata a diretto contatto con il territorio.

Nascoste delibere per l’acquisizione di fondi utili a realizzare eventi in cui esperti del settore, se giustamente coinvolti, avrebbero potuto dare la giusta e la più idonea misura all’evento, ha contribuito a rendere la precaria minoranza sempre più labile.

I piccoli centri abitati non sono mai stati preservati e valorizzati, ma si è preferita la prassi dell’abbellimento a tutti i costi, quest’ultima ha portato a ritenere che ogni cosa vista ed apprezzata in altri contesti doveva essere parimente riprodotta nei piccoli centri albanofoni.

Il sistema utilizzato ha trasformato i piccoli centri in veri e propri cataloghi edilizi a cielo aperto, dove cromatismi, materiali, tipologie d’intervento dei più disparati sono messi a duro confronto, il risultato non ha fatto altro che rendere gli anfratti privi della loro identità

Esattamente un anno addietro, il 17 gennaio 2011, nella sede della Provincia di Potenza, trovandomi a svolgere una relazione su progetti pilota sulle emergenze architettoniche dei paesi albanesi, dopo aver avuto l’approvazione e i complimenti di tutti i convenuti, un sindaco calabrese di etnia arbëreshë, esordi dicendo che per quanto fosse interessante il progetto: “sordi nun’ ci stannu”.

Se questi sono i modi con cui si licenziano sani progetti, viene da chiedersi; ma in questi anni l’arberia chi l’ha rappresentata?

A questo punto, perché sono stato allertati gli stati generali, se fondi, per progetti di interesse per le minoranze etniche, diversi da quelli a cui siamo abituati, non erano e non saranno mai disponibili?

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