Archive | agosto, 2014

Protetto: LE KALIVE

Posted on 25 agosto 2014 by admin

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TORNA CON SUCCESSO LA COOPERATIVA MUSICALE ARBËRESHE

Posted on 25 agosto 2014 by admin

LA COOPERATIVA MUSICALE IN CONCERTO DOPO TRENTA ANNSAN DEMETRIO CORONE (di Adriano Mazziotti) – Dopo trent’anni la Cooperativa Musicale  Arbëreshe torna con un concerto questa sera alle 21.30 nell’Anfiteatro comunale. Carichi più che mai i suoi componenti, tutti del posto e ancora con la stessa voglia di palcoscenico e di divertirsi  assieme a  chi li ascolta.

Lo storico gruppo musicale  sorse il 1982 e da allora ha svolto una attenta ricerca  culturale sulla tradizione  canora  dell’ Arberia e d’ Albania, rivisitando e   rielaborando  vecchi canti popolari,  riuscendo così a svelare un campo ricco di potenzialità canore e musicali che ha dato avvio e condizionato in positivo il nuovo  corso della canzone arbëreshe ed etnofolk. Fu un successo, fatto di spettacoli molto apprezzati nelle comunità italo-albanesi, in Albania e in Kossovo.

La vita e il lavoro, poi, hanno diviso i giovanissimi componenti del gruppo, e ognuno è andato per la propria strada; ma la grande passione per  le canzoni tradizionali  non si è mai spenta.

Stasera, la storica band sandemetrese  proporrà le celebri canzoni della cassetta  “Valle valle”, ancora conservata da molti come uno scrigno di affetti, ricordi e sensazioni. E siamo certi che il “grande ritorno” non solo renderà omaggio a tanti successi canori del passato, ma sarà l’occasione per i numerosi fan della Cma di riabbracciare i loro beniamini.

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VISITA I CENTRI ARBERESHE L’AMBASCIATORE ALBANESE IN ITALIA, NERITAN CEKA

Posted on 21 agosto 2014 by admin

DIGITAL CAMERAGINESTRA (di Lorenzo Zolfo) – Nella prima mattinata del 19 agosto “piomba” nel piccolo centro arbereshe con la macchina diplomatica in compagnia della moglie Angelina, l’Albasciatore Albanese in Italia, Neritan Ceka. Sceso davanti al Comune, chiede informazioni in albanese al primo cittadino che incontra. E’ stato subito accolto dal personale del Comune, in seguito dal Sindaco, dott. Giuseppe Pepice. L’Ambasciatore ha visitato alcuni siti di interesse storico del paese, le due chiesette, il Santuario della Madonna di Costantinopoli del 1588 e la chiesa madre di San Nicola Vescovo, dove ha accusato una certa emozione nel vedere il mosaico dell’Aquila a due teste, simbolo dell’Albania, due chiese da poco ristrutturate e costruite dai profughi albanesi alla fine del 1500, in fuga dal proprio Paese, invaso ed occupato dai Turchi, dopo 20 anni di resistenza. La visita è continuata per il centro storico dove l’Ambasciatore ha apprezzato alcune vie che si rifanno ad alcune zone dell’Albania, via Epiro, via Schipetari, via Morea.L’Ambasciatore ha salutato con piacere in arbereshe tutte le persone che incontrava, si sentiva a casa sua. Ha voluto conoscere Fiorina Petagine, una 89enne, memoria arbereshe del paese, conosce aneddoti, poesie e canti della tradizione locale. Prima di intraprendere il viaggio per Maschito, altro centro arbereshe, l’Ambasciatore Ceka ha spiegato i motivi di questa visita: “sto visitando tutti i paesi arbereshe, per conoscere la realtà di questi centri ed intraprendere scambi culturali ed economici con l’Albania. Dopo aver visitato la Calabria, sono giunto in Basilicata, il viaggio continuerà in alcuni Comuni del Molise e si concluderà a Greci (Av). La fisionomia degli abitanti di Ginestra è simile ai volti tipici dei paesi albanesi del Sud. Mi sembrava di stare a casa mia. Mi ha impressionato la vista del mosaico raffigurante l’Aquila a due teste, simbolo della mia Terra, realizzata dall’artista arbereshe, Josif Dobroniku nella chiesa madre. Ho saputo dagli amministratori e da persone anziane che si sta perdendo la lingua madre in questo centro, mi auguro che le Istituzioni e le associazioni promuovano dei corsi per un recupero, valorizzazione e rafforzamento di questa lingua tramandata da oltre 400 anni”.

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Protetto: LA GRANDE FABBRICA DEI PAESI ARBËRESHË

Posted on 19 agosto 2014 by admin

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BARILE AGOSTO 2014 IV° EDIZIONE DEL PERCORSO ENO-GASTRONOMICO E CULTURALE

Posted on 11 agosto 2014 by admin

Barile Agosto 2014BARILE (di Lorenzo Zolfo) – 50 anni fa, a Barile,  paese alle pendici del Vulture e di origine lingua e cultura arbëreshë,  il grande regista Pier Paolo Pasolini girava quattro delle scene più importanti – de Il Vangelo Secondo Matteo. Leone d’argento alla XXIV Mostra del Cinema di Venezia.

La Pro Loco di Barile in collaborazione con l’amministrazione comunale, dedica al grande regista la manifestazione  “ TUMACT ME TULEZ” che prende il nome dal piatto tipico arbëreshë  tramandato nei secoli: il Tumact me Tulez, ovvero tagliatelle con mollica di pane fritta in un sugo di noci, alici e pomodoro. L’evento, fondendosi con “Cantinando- dalle Cantine al Borgo”, si svilupperà attraverso un percorso enogastronomico e culturale lungo le strade dell’antico borgo “Sheshë ” giungendo fino alla piazzetta San Nicola e sarà incentrato sul piatto originario della cultura arbëreshë affiancato da stand espositivi delle eccellenze locali e regionali.

Per tre giorni, dal 12 al 14 agosto, le vie del centro storico di Barile saranno allietate con presentazioni di libri, mostre fotografiche ed artistiche, intrattenimenti musicali, stand dell’enogastronomia lucana e degustazioni di Aglianico del Vulture DOC.  I pomeriggi barilesi saranno animati dalle ore 18 nella meravigliosa cornice del palazzo d’epoca Frusci con la presentazione dei libri “Cristo è nato a Barile” del Prof. Donato Mazzeo” ( 12 Agosto), “ BASILUCANIAfra Vulture e dintorni” di Ernesto Grieco (13 agosto) e “Anagramma Italia” di Gennaro Grimolizzi (14 Agosto).

Le iniziative culturali proseguiranno nella piazzetta di San Nicola- Largo XX Settembre  con il convegno “ Il Vulture e lo Sviluppo nell’azione leader 2014-2020”  a cura del Gal Sviluppo Vulture e  durante  la prima serata del 12 Agosto con il laboratorio permanente di arte pubblicaURBAN SCREEN “ PASOLINI 50”  di Art Factory Basilicata , poi la giornata del  13 Agosto con varie performance artistiche sul tema IL CORPO: L’ARTE IN MOVIMENTO dell’associazione culturale Arcipelago Eva e per finire il 14 agosto con il teatro di strada itinerante dei CONTAFATTI LUCANI del Centro di Drammaturgia Europea.

L’intrattenimento musicale che arricchisce il programma enogastronomico e culturale sarà affidato per la serata del 12 Agosto  ad un gruppo di musica caraibica  gli “ ENTRE 8 OCHO” che  proporrà son e musica latino americana, salsa y merengue, seguirà la “Noche Cubana” con il Dj Silvio Sisto con il coinvolgimento delle scuole di ballo regionali e le degustazioni incrociate di sigari e Rum cubano.. Per la serata del 13 Agosto la piazzetta di San Nicola sarà coinvolta con la musica Bossa Nova, Samba Jazz e ritmi latini dei WATERMELON BAND  mentre  per la serata del 14 Agosto ci saràBarile JAZZ con l’esibizione del gruppo jazzDEIDDA-AMATO-SCASCIAMACCHIA.

Durante le tre serate ci sarà l’apertura della “ Fontana del Vino”per assaporare l’Aglianico del Vulture Doc e la diretta web con i Dj di Radio Hirundo.

Per l’evento sono previste le aperture della mostra “Collettiva di Pittura e Scultura” e la “ Casa Pasolini” e l’apertura serale della Chiesa di San Nicola per ammirare l’opera “l’Annunciazione” XVII sec. di Girolamo Bresciano, seguace del Pietrafesa.

Sarà una grande occasione per scoprire i prodotti tipici lucani e testimoniare quanto la qualità dell’offerta enogastronomica e culturale possono costituire un volano di rilancio turistico ed economico”, come sottolineato dal presidente della pro-loco Daniele Bracuto, dal Sindaco di Barile Antonio Murano, dal presidente del Gal Sviluppo Vulture-Alto Bradano, Franco Perillo, dal prof. Donato Mazzeo e dalla responsabile sezione Donna della pro-loco, Sabrina Gagliardi, il giorno 9 agosto nella presentazione di questo evento avvenuto nel palazzo Frusci, sede della pro-loco

Ecco il  PROGRAMMA dettagliato

TUMACT ME TULEZ 2014
PERCORSO ENOGASTRONOMICO E CULTURALE
 

Programma

 

Martedì 12 Agosto 2014 

  • Ore      18:00Presentazione del libro

“Cristo si è fermato a Barile” del prof.Donato Mazzeoa cura di

Rocco Brancati( Rai Tv), Francesco Rubino ( Universitè Paris X)

Sala della Memoria, Palazzo Frusci

  • Ore 19:00       Apertura stand enogastronomici, mercatini e percorsi di luce

Via delle Cantine – Via Coronei – Largo XX Settembre

  • Ore 19.30Il Vulture e lo Sviluppo nell’azione learder 2014-2020 a cura del Gal

Sviluppo Vulture

Largo XX Settembre – Piazzetta di San Nicola

  • Ore 20:00Degustazione del piatto arbëreshë  “Tumact me tulez ”e dei prodotti tipici

Largo Coronelle – Via Coronei – Largo XX Settembre

  • Ore 20:30  Apertura della “Fontana del Vino” 

Largo XX Settembre  – Piazzetta San Nicola

  • Ore 21:00LAP|Laboratorio permanente di Arte Pubblica     

Urban Screen “PASOLINI 50” a cura di Art FactoryBasilicata

Facciata Chiesa di San Nicola – Largo XX Settembre

  • Ore 22:30Latin      mood con “ENTRE 8 OCHO CARAIBIC LIVE MUSIC”

                  musica latino americana, salsa y merengue

Largo XX Settembre – Piazzetta San Nicola

  • Ore 23:30  Noche Cubana con il Dj SILVIO SISTO

 e degustazione di rum e sigari

Largo XX Settembre – Piazzetta San Nicola

 

Mercoledì  13 Agosto 2014

  • Ore 18:00Presentazione      del libro

“BASILUCANIA – fra Vulture e dintorni” di Ernesto Grieco a cura di 

Armando Lostaglio

Sala della Memoria, Palazzo Frusci

  • Ore 19:00       Apertura stand enogastronomici, mercatini e percorsi di luce

Via delle Cantine – Via Coronei – Largo XX Settembre

  • Ore 20:00Degustazione del piatto arbëreshë  “Tumact me tulez ”e dei prodotti tipici

Largo Coronelle – Via Coronei – Largo XX Settembre

  • Ore 20:30  Apertura della “Fontana del Vino” 

Largo XX Settembre  – Piazzetta San Nicola

  • Ore 21:00  IL CORPO: L’ARTE IN MOVIMENTO

a cura dell’associazione culturaleARCIPELAGO EVA.
Performance live di Enrico Gambera per Isadora e performance body art live

painting Roberta Lioy,con la pittrice Michela Schettini. Spettacolo di Robert 

                   Po.Mostra fotografica Donna e… di Michele Volonnino

Scalinata Chiesa di San Nicola – Largo XX Settembre

  • Ore 22:30Bossa Nova, Samba Jazz e ritmi latini con i WATERMELON BAND –

Gisela Olivierio voce, Lewis Saccocci al piano,Dario Piccioni al basso,Mauro ” Daila”  Salvatore alla batteria, Gino Capobianco percussioni.

Largo XX Settembre –  Piazzetta San Nicola

  • Ore 23:30  Radio Hirundo Party con i Dj di Radio      Hirundo

Largo XX Settembre – Piazzetta San Nicola

 

Giovedì  14 Agosto 2014

  • Ore 18:00  Presentazione del libro

“ANAGRAMMA Italia” di Gennaro Grimolizzicon la presenza del Giudice

Silvana Arbia

Sala della Memoria, Palazzo Frusci

  • Ore 19:00       Apertura stand enogastronomici, mercatini e percorsi di luce

Via delle Cantine – Via Coronei – Largo XX Settembre

  • Ore 19:30Degustazione del piatto arbëreshë  “Tumact me tulez ”e dei prodotti tipici

Largo Coronelle – Via Coronei – Largo XX Settembre

  • Ore 20:00       Teatro di strada itinerante deiCONTAFATTI LUCANI a cura delCentro

Europeo di Drammaturgia

partenza presso Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa (Comune) su prenotazione
(spettacolo gratuito previa prenotazione a: prolocobarile@gmail.com) 

  • Ore 20:30  Apertura della “Fontana del Vino” 

Largo XX Settembre  – Piazzetta San Nicola

  • Ore 22:00       Barile Jazz|

DEIDDA-AMATO-SCASCIAMACCHIA

Basso, tromba e percussioni.

Largo XX Settembre  – Piazza San Nicola

  • Ore 23:30  Radio Hirundo Party con i Dj di Radio      Hirundo

Largo XX Settembre – Piazzetta San Nicola

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Barile. A cinquant’anni dal film “Il Vangelo secondo Matteo”

Posted on 05 agosto 2014 by admin

Barile iniziative per pasoliniBARILE (di Lorenzo Zolfo) – Nel piccolo centro arbereshe, di Barile quest’anno ricorrono i 50 dalle riprese di alcune scene del film“ Il Vangelo secondo Matteo” del noto regista Pier Paolo Pasolini. Fino ad oggi, solo l’associazione culturale Sisma, da alcuni anni, indice un concorso letterario “premio Pasolini” che vuole essere appunto un omaggio al grande regista e scrittore e un riconoscimento all’originalità dell’intellettuale, assunto come emblema ideale e punto di riferimento di estrema attualità. La pro-loco, da quest’anno, ha pensato di non far cadere nell’oblio questa ricorrenza, realizzando una mostra fotografica di scene di allora nella sede di palazzo Frusci. A sollecitare l’amministrazione comunale, guidata da Antonio Murano, per un maggiore interesse per questa ricorrenza, ci ha pensato il consigliere comunale di minoranza, del gruppo politico “Orgoglio Barilese”Gennaro Grimolizzi:”Il Comune di Barile si faccia promotore di un coordinamento dei luoghi visitati in Basilicata dal regista Pier Paolo Pasolini cinquanta anni fa, in occasione della realizzazione del film “Il Vangelo secondo Matteo”. Nei giorni scorsi ha depositato la sua proposta al sindaco del borgo vulturino. A Barile vennero girate nel 1964 alcune delle principali scene del film di Pasolini: la strage degli innocenti e la nascita di Gesù. Il regista rimase colpito dalla particolare conformazione del quartiere delle Cantine, in grado di rievocare al meglio gli scenari della Terra Santa ed i luoghi delle Sacre scritture. Numerosi cittadini di Barile furono scelti da Pasolini per interpretare i personaggi delle scene girate cinquant’anni fa. «La proposta presentata da Orgoglio Barilese – dice l’avvocato Gennaro Grimolizzi – mira a creare un “coordinamento dei luoghi pasoliniani” in Basilicata, con Barile capofila, con il fine di promuovere l’intero territorio lucano. Si potrebbero avere ricadute positive per il nostro comune, dato che, come è stato annunciato, verrà riqualificato il Parco urbano della Cantine. Si tratta di un luogo legato indissolubilmente alla figura di Pier Paolo Pasolini». “Il Vangelo secondo Matteo” è stato girato anche a Lagopesole e Matera. «Quale occasione migliore – evidenzia il consigliere Grimolizzi – per fare squadra tra i Comuni interessati e promuovere tutti insieme i territori lucani nel nome del regista e scrittore?». Grimolizzi auspica che a Barile vengano incrementate tutte le iniziative culturali «atte a ricordare il legame tra il borgo albanofono e Pasolini». «A questo riguardo – aggiunge Grimolizzi – bisogna coinvolgere tutte le associazioni culturali, migliorare e rafforzare il ruolo della cosiddetta “Casa Pasolini”, collocata nel Palazzo Frusci per renderla maggiormente fruibile al pubblico. È necessario rendere più articolato ed omogeneo ogni intervento. Mai come in questo momento è necessario il gioco di squadra tra associazioni ed ente comunale. La cultura deve essere davvero considerata, e non solo percepita, come volano per lo sviluppo civile, oltre che economico, delle nostre comunità». Qualche anno fa Enrique Irazoqui, protagonista nei panni del Cristo del “Vangelo secondo Matteo”, ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Barile. Nel novembre 2007 il Comune, in collaborazione con la Rivista “Basilicata Arbereshe”, ha avviato un Progetto internazionale denominato “Barile come Betlemme” dal quale sono scaturite diverse iniziative a Potenza (presso l’Università), Bologna (Cineteca Pasolini), Torino, Parigi (Università Sorbona), Barcellona (Filmoteca de Catalunya) e Tirana (Ambasciata d’Italia). Sono state, inoltre, realizzate due edizioni del libro fotografico “Cristo è nato a Barile” (AA.VV., Melfi, 2007-2009) e due mostre fotografiche in bianco e nero itineranti, con l’ausilio del giornalista Rai Rocco Brancati.

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“L’abitato arbëreshë di Cavallerizzo”

Posted on 03 agosto 2014 by admin

Cavallerizzo faiNapoli (di Atanasio Pizzi) – L’abitato di Cavallerizzo è una frazione del comune di Cerzeto, esso fa parte dei centri arbëreshë della provincia cosentina (Calabria Italia Meridionale) ubicato tra le colline del Monte Mula che un tempo fungeva da spalla occidentale alla lingua di mare che copriva i territori calabresi sino a Pian del Lago. Il suo nome deriva da un cavallerizzo dei principi Sanseverino noto come San Giorgio di San Marco. I territori sui quali si ubica l’abitato Arbëreshë, sono menzionati già dal 1065, con la loro donazione all’Abazia di La Matina. Nel 1462 il territorio rientrava tra quelli acquistati da Luca Sanseverino primo Principe di Bisignano. Quest’ultimo si attivò personalmente e mise in atto nella provincia citeriore, fiorenti attività agricole, silvicole e pastorali, tali da far acquisire ai suoi possedimenti l’appellativo di granaio regio. La macchina produttiva e il suo indotto ben presto subirono, purtroppo, gli effetti della carestia, della peste e dei terremoti che ebbero come scenari la Calabria e tutto il meridione. I successori di Luca, rispettivamente: Girolamo, Bernardino e Pietro Antonio per cercare di dare linfa economica ai loro territori, accolsero nuove e operose genti di origine albanese. I quali, dopo un iniziale ”nomadismo”durato fino alla metà del XVI secolo, s’insediarono definitivamente in casali disabitati, nei pressi di chiese o conventi. La successiva stipula dei rispettivi atti di sottomissione, tra gli esuli e le autorità locali, rappresenta un punto di svolta fondamentale, in quanto sancisce il diritto di edificare manufatti in muratura oltre ad avere i privilegi di trasferire alle discendenze quanto a loro disposizione. I piccoli insediamenti urbani che si consolidano a seguito delle dette capitolazioni sono allocati prevalentemente a ridosso degli assi di comunicazione secondaria o lungo i confini territoriali delle diocesi, accumunati dalla giusta distanza dalle zone fluviali e costiere, per l’imperversare delle famigerate, anofele. Ebbero così inizio quelli che oggi si riconoscono come agglomerati urbani diffusi arbëreshë, contenitori fisici di costumi, consuetudini, lingua e religione,  tramandati oralmente grazie al modello di famiglia allargata, secondo quanto disposto nel Kanun. I quartieri di Cavallerizzo, Katundì, Moticèlleth, Sheshi, Brègù e Nxertath, rappresentano il percorso evolutivo che l’abitato ha seguito per restituirci l’attuale assetto planimetrico. Il processo di trasformazione dell’ambiente naturale in quello costruito è avvenuto secondo i parametri morfologici, floristici, orografici e climatici; fondamentali per gli esuli, giacché simili a quelli della terra d’origine. È in queste macro aree che le costanti dei sistemi urbani: il recinto, la casa e il giardino, hanno trovato i parallelismi d’ambito ideale per consentire agli albanofoni proporre agli antichi assetti urbani; il recinto delimita il territorio, ove la famiglia allargata aveva il controllo assoluto; la casa, anch’essa circoscritta dal cortile consisteva in un unico ambiente in cui conservare le poche suppellettili e alimenti; il giardino è luogo della prima spogliatura, dimora dell’orto stagionale. Nel periodo che va dal XV al XX secolo, gli esuli lentamente hanno riposto il modello familiare allargato per quello urbano e poi, in tempi più recenti vive quello metropolitano o della multimedialità. Quando la famiglia allargata inizia ad assumere la connotazione urbana, da avvio alla composizione dei primi isolati (manxane), secondo aggregazioni modulari di tipo articolato e lineare. Lo sviluppo degli agglomerati tendenzialmente accoglie le direttive dell’urbanistica greca che allocava gli accessi degli abituri sulle strette vie secondarie, Ruhat. Il centro non è costituito da un unico punto-luogo simbolico; la centralità si frantuma in più simboli e luoghi: il centro e la centralità religiosa si dissociano il che da avvio alla policentrica tipica degli agglomerati. La gjitonia, (dove vedo e dove sento), racchiude e racconta ciò; essa dal XVI secolo resiste agli assalti della modernità diventando il luogo della ricerca dell’antico legame, fattore indispensabile della consuetudine arbëreshë ancora viva in questi ambiti. La gjitonia ha origine dal tepore del focolare, si espande con cerchi concentrici, nella piazzetta Sheshi e si estende lungo le Ruhat, sino a giungere negli angoli più reconditi dei territori comunali Kushet. La gjitonia per ogni arbëreshë si avverte, si respira, si assapora, si vede, si tocca, senza mai poter essere tracciata. Per questo gli agglomerati Albanofoni rappresentano il cardine che lega lingue, religioni e storie dissimili, in grado di produrre il modello d’integrazione più riuscito del mediterraneo. Il piccolo abituro, Shpia, in origine realizzato con rami intrecciati poi con blocchi di terra mista a fango e paglia, Matunazeth, in seguito, è stato ottimizzato attraverso l’utilizzo di materiali autoctoni più idonei come: pietre, calce, arena e legno. Dopo il terremoto del 1783 e la conseguente realizzazione della Giunta di Cassa Sacra, gli stessi ambiti urbani minoritari ebbero un nuovo sviluppo architettonico e gli agglomerati iniziarono a svilupparsi prevalentemente in direzione verticale. È da questo periodo che negli ambiti urbani calabresi le dimore assunsero una nuova veste distributiva. Essa allocava i magazzini e le stalle al piano terra mentre le abitazioni furono realizzate al primo livello. I successivi frazionamenti, utilizzarono l’uso delle scale esterne, profferlo, modificando radicalmente, in questo modo, le prospettive all’interno dei borghi. Il ciclo di crescita dei modelli edilizi  minoritari si arricchisce ulteriormente dopo il decennio francese, con la costruzione dei nuovi palazzotti nobiliari, espressione di una classe sociale emergente. Ciò avviene solo per le classi più elevate naturalmente, perché quelle meno abbienti continuano a occupare i vecchi abituri, mentre quella media brandisce la nuova posizione sociale, utilizzando frammenti costruttivi dei palazzi post napoleonici. La storia del borgo di Cavallerizzo acquisisce dal XIX secolo le vicende della crescita edilizia in maniera incontrollata e diffusa, come avvenne per tutti i borghi e le città italiane. La notte del 7 marzo 2005 una frana lungo il margine meridionale dell’abitato, coinvolse il quartiere di recente espansione denominato Nxertath, (castagne innestate) realizzato su una copertura detritica eluviale già interessata da fenomeni gravitativi già dal XVII secolo, come riportato nei relativi archivi storici, in cartografie del 1903 e nella carta geologica del 1960. La condizione d’instabilità di quel versante nonostante fosse stata segnalata da Ietto nel 1978, a seguito della messa in opera della condotta idrica Abatemarco, interrata nello stesso versante e da Guerricchio nel 1998 per la verifica di un fabbricato lesionato. Entrambe le relazioni suggerivano possibili soluzioni d’intervento per la messa in sicurezza del versante, dei pochi edifici allora presenti e della condotta idrica soggetta a ripetuti disservizi. Gli interventi non furono mai realizzati, né presi in considerazione nonostante la continua crescita edilizia di quel quartiere. A seguito dei fenomeni gravitativi, nella porzione meridionale dell’abitato di Cavallerizzo, furono condotte dal Comune due campagne d’indagine geognostica nel 1982 e nel 1998-99, a fronte di ciò l’istituto CNR-IRPI di Cosenza attivò un sistema di monitoraggio dell’area in frana. Il collasso del 2005 ebbe ad attivarsi dopo un periodo di elevate precipitazioni atmosferiche, come richiamato nella rete di monitoraggio CNR-IRPI, che provocarono condizioni di saturazione idrica del versante. Il cinematismo della frana fu di tipo rotazionale nella porzione alta per poi attivarsi in colata, interessando un’area già ampiamente instabile e posta in crisi dalla speculazione edilizia dal 1980. Elevati danni furono riscontrati solo nel quartiere periferico denominato Nxertath, interessando solo l’11,5% del costruito totale; mentre nessun danno si rinviene nella restante parte dell’abitato, intatto a tutt’oggi. Dal 2005, non risultano esserci stati altri evidenti movimenti che interessi il centro storico e nessuna evoluzione è stata riscontrata nell’area frana. L’assenza di scivolamenti in atto fu riscontrata anche nel 2009, quando le precipitazioni atmosferiche invernali fecero registrare un valore cumulato maggiore rispetto a quello del 2005. Pertanto non è da escludere che all’anomalo incremento piezometrico, riconosciuto come causa di attivazione della frana, abbia concorso la condotta idrica Abatemarco, prontamente deviata all’indomani dell’evento. È chiaro che in assenza d’interventi per la mitigazione delle condizioni di rischio, resta elevata la possibilità di coinvolgimento delle aree urbane limitrofe. Pertanto il dato inconfutabile risulta che, per aver frettolosamente valutato gli ambiti di frana, si è intrapreso un percorso storicamente fallimentare. A tal proposito va rilevato che a seguito della frana del 2005 fu interdetto l’accesso all’intero centro urbano di Cavallerizzo, ordinanza ancora oggi in vigore e i cui motivi furono ufficialmente resi noti solamente nell’ottobre del 2009, basate solo su un rilevamento geomorfologico di superficie, che indicherebbero l’esistenza di una paleo-frana coinvolgente l’intero abitato, integrato con indagini geognostiche eseguite negli anni novanta del secolo scorso (quindi prima dell’evento 2005), oltre ad uno studio di telerilevamento satellitare che indicherebbe una traslazione dell’abitato di circa 1 cm/anno. Il dato fornito, coinvolge ed è diffuso a tutti i centri abitati, ubicati a Nord e a Sud di Cavallerizzo, con velocità di scivolamento variabili da 2 a oltre 6mm/anno, desumendo però una condizione di elevato rischio frana, in condizioni sismo-indotte, per il solo borgo di Cavallerizzo. È opportuno rilevare che le condizioni di rischio potenziale, per frane sismoindotte, sono estendibili comunque a gran parte della Calabria Nord occidentale, compreso il nuovo insediamento scelto per la delocalizzazione. Va inoltre rilevato che dopo la prima conferenza di servizi, tra maggio e giugno del 2006, si diede avvio alla fase di sottoscrizione degli atti, cui la popolazione era obbligata a cedere la vecchia abitazione, in cambio di una che avrebbe avuto gli stessi valori storico-sociali in ambito di Gjitonia(?), sottoponendo a questo iter anche coloro che innanzi a queste capitolazioni moderne non si sono mai presentati a sottoscrivere. Nel 2007 fu quindi definito il progetto esecutivo di delocalizzazione e nel corso del 2008 fu illustrato alla popolazione il nuovo paese arbëreshë con all’interno le gjitonie.È pur vero che durante la pubblicazione messa in stampa, eminenti cattedratici in maniera educata e perentoria misero in guardia i progettisti dell’errore cui andavano incontro, ciò nonostante il 7 Marzo de 2008 fu deposta la prima pietra di quello che sarebbe dovuto essere un paese, arbëreshë, con le gjitonie. Purtroppo gli organi decisionali garantirono, a detta loro, l’incolumità fisica e la tutela storica materiale e immateriale di Cavallerizzo, ma per la redazione del progetto non indicarono come prioritario la figura dell’esperto d’ambito arbëreshë, e avviarono in maniera anomala il progetto ritenendo che i minoritari arbëreshë si potevano paragonare a una qualsiasi popolazione disseminata negli ambiti del mediterraneo. Ciò ha prodotto equivoci paradossali che rivelano il poco rispetto volto nei confronti della regione storica albanofona, a tal punto da scambiata la Gjitonia con i Quartieri e per questo modificando in maniera radicalmente il rapporto tra costruito e non costruito. La stessa sorte ha coinvolto anche i sistemi viari, che nell’eseguito vengono riproposte con dimensioni simili alle aree mercatali. Questi pochi accenni, assieme ad altri non citati, ma per questo non meno rilevanti, confermano quanto sia stato sottovalutato il modello arbëreshë. Un’analisi eseguita a ritroso dallo scrivente indicherebbe che quanto “messo a dimora in località Pianette”, è il frutto di ambiti verosimilmente prossimi dell’equatore che purtroppo nella valle del Crati vanifica ogni sforzo che i minoritari albanofoni compiono per riversare riti e la consuetudine all’interno di un contenitore anomalo. L’unica nota positiva all’interno di questo curioso intervallo della storia albanofona, è rappresentato da un gruppo di abitanti di Cavallerizzo, che nel 2007 fondarono l’associazione “Cavallerizzo Vive-Kajverici Rron” e l’anno successivo presentarono ricorso al T.A.R. del Lazio che annullo il verbale della conferenza di servizi del 31/07/2007 c, quest’ultima aveva legittimato  il progetto definitivo del nuovo paese che in data 14 maggio 2014, fu dichiarato in via definitiva abusivo. Il 2 luglio 2014 il T.A.R. del Lazio ha accolto il ricorso per l’ottemperanza della sentenza del Consiglio di Stato ed ha accertato la colpevole inerzia delle Amministrazioni, condannandole a riavviare il procedimento abilitativo del nuovo abitato entro trenta giorni, previa acquisizione della valutazione d’impatto ambientale con tutti i limiti del caso.  Il tribunale ha inoltre già statuito che qualora l’amministrazione preposta non ottemperi “entro il termine indicato”, se ne occuperà un commissario ad acta già individuato nella persona del Ministro dell’Ambiente o “un dirigente da lui delegato”, con termine perentorio di altri trenta giorni. In tutti questi anni, comunque siano andate le cose, l’abitato storico di Cavallerizzo, con i suoi oltre 550 anni di vita, oltre ad aver convissuto con fenomeni d’instabilità, dal 2005 ha dovuto rispondere in maniera autonoma anche a processi vandalici oltre a quelli dell’incuria e all’abbandono che sono i peggiori. I processi avviati da quest’affrettata operazione si possono rispettivamente elencare in un nuovo insediamento privo degli atti amministrativi; il vecchio paese dichiarato inagibile e la scissione della comunità in due fazioni, che non riconoscono neanche il perimetro religioso a cui fare riferimento per festeggiare il protettore San. Giorgio, poiché, la Diocesi rimasta il baluardo di unione della popolazione ha preferito disconoscere l’antico e solidissimo perimetro di culto, per officiare la ricorrenza in un anonimo e non meglio identificato abituro. Tutto ciò sancisce ancora una volta il fallimento di una metodica che ha sempre portato squilibri nelle popolazioni de localizzate, processo violento che strappa in maniera indiscriminata le radici, ignorando quanto sia rimasto ancora innestato nel territorio. Ciò ha prodotto alla comunità frammentata e disadattata, distorsioni sociali, espressione del legame materiale e immateriale smarrito cui nessuno potrà mai porre rimedio visto il dilatarsi dei tempi. Alla luce di quanto emerso è palese la necessità di tutelare il centro storico di Cavallerizzo, perché la rara consuetudine minoritaria, inghisata in quegli ambiti, attendono di essere risvegliata e collocata con rispetto nello scenario sociale, culturale e scientifico calabrese così come integrato prima dell’evento franoso. L’abitato di Cavallerizzo nasce perché è il risultato dell’azione di una civiltà cui è parte indissolubile, non frutto dell’azione costruttiva di un singolo ma il luogo che rappresenta la cerniera di culture e per questo non più riproducibile. Dopo gli avvenimenti succedutisi a circa dieci anni dall’evento franoso, alla luce delle sentenze, si dovrebbe giungere a un ragionevole esame e consentire la messa in sicurezza degli ambiti di frana. Il centro storico, ancora intatto, attende attraverso opportuni interventi per rivitalizzare il patrimonio storico costruito in 550 anni di vita arbëreshe. Il recupero dell’agglomerato deve avere come fine prioritario la ricollocazione della minoranza storica condivisa con l’associazione Cavallerizzo Vive, e da tutta la regione arbëreshë. Un progetto che ha come indicatore la storia albanofona, intrisa nelle ostinate murature che continuano a riverberare antichissime vicissitudini innestate nelle consuetudini arbëreshë, in solida convivenza con il territorio  Kushe. La realizzazione di un albergo diffuso in sintonia con le attività tipiche  adoperando come residenze gli abituri arbëreshë. Utilizzare l’edilizia storica  al fine di utilizzarli come istituti o centri per il controllo della valle Crati e monitorare, gli aspetti idrografici, climatici e sismici. È chiaro che per mettere in atto progetti di tale portata è indispensabile la partecipazione concertata del Comune di Cerzeto, l’UNICAL, la Provincia di Cosenza, la Regione Calabria e il CNR. Il fine è di produrre un esempio di tecnologia, arte, restauro attingendo nelle consuetudini arbëreshë, creare non solo un osservatorio delle dinamiche intrinseche del territorio ma anche il fulcro di eccellenze e  ricchezze. L’auspicio prossimo è quello di vedere come primi attori di questa vicenda, la comunità di Cerzeto e San Giacomo che unita ai fratelli di Cavallerizzo restituiscano il piccolo borgo alla Regione Storica Arbëreshë, rievocando l’antico rito del 4 Giugno 1667, quanto a seguito della perdita di possesso dei vecchi proprietari del borgo arbëreshë di Kajverici, la Marchesa di Santa Caterina, Ippolita Belveris in esecuzione a quanto disposto dal tribunale si sottopose, alla presenza dei rappresentanti, Sindaco, Eletti dell’Università e di un nutrito numero di testimoni, che assistevano al rigido formulario, che qui di seguito viene esposto nelle sue diverse fasi: La baronessa, doveva compiere davanti a tutti i testimoni di cui sopra una serie di atti, come quello di spezzare un ramo, riempirsi il pugno di terra e lanciarla per aria, passeggiare a piedi o a cavallo, muoversi a suo piacimento e fare ogni cosa che gli venisse in mente, tutto ciò confermava l’effettiva presa di possesso del bene e Kajverici Rroi.

 

Bibliografia:

Fabio Ietto (2010)

Geologyresearcher UNICAL, DiBEST

Antonio Madotto

 Editor of the site “Cavallerizzo Vive-Kajverici Rron”

Atanasio Pizzi  (1987-2014) Scritti inediti

Architect and editor of the site “Sheshi i Pasionatith”

 

 

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