Archive | luglio, 2013

FOLKLORE E IL SUO SIGNIFICATO.

Posted on 31 luglio 2013 by admin

Napoli ( di Atanasio Pizzi) – Il termine Folklore è usato da molti per indicare esclusivamente quelle rievocazioni recenti (spesso arbitrarie) di antiche feste cittadine in cui fanno sfoggio gruppi che cantano e danzano.

I programmi  si basano su testi poetici e musicali elaborati da maestri che li istruiscono secondo gusti che si affidano alla preparazione storica e critica di una diffusa insufficiente valutazione della importanza del Folklore.

Il termine comparve la prima volta il 22 agosto 1846 unendo due parole antiquate e di origine sassone: folk= popolo, e Zore=sapere, che letteralmente tradotto vuol dire, sapere del popolo, e rappresentano l’insieme delle cognizioni e forme di vita tradizionale proprie delle classi popolari.

In Italia per un certo periodo fu usato dagli studiosi il termine demo­psicologia, sostituito poi con demologia: ma il termine che ormai si è imposto e a cui si deve un patrimonio inestimabile di valori pratici, etici, estetici, è quello di Tradizioni popolari.

Attività spirituale delle collettività, la quale crea, conserva, tramanda e rinnova la vita sociale e culturale oltre alle tradizioni che si dimostrano utili e congeniali alle collettività stesse, mentre elimina quelle che non si riconoscono come proprie.

Affinchè essa si realizzi occorre che un costume, una credenza, un canto, un proverbio, siano accolti e diventino la regolai di un numero più o meno grande di individui, si conservino nel tempo per una durata più o meno lunga e si diffondano nello spazio o area che talvolta si estende a regione storica.

Altro elemento è il tono psicologico di semplicità, di primitività che agevola l’assimilazione da parte delle classi popolari.

Il termine è assimilabile non ad una regione geografica, bensì a quella storica, che avvicina usi che risiedono nella cerchia delle classi popolari minori estese, basti pensare agli usi natalizi, nuziali e funebri, alle principali feste dell’anno o anche alle superstizioni, ai proverbi e così via degli arbereshe d’Italia.

Quanto al contenuto del Folklore e delle sue manifestazioni, rimangono tuttora valide, favole, racconti, leggende,  proverbi, motti, canti,  melodie, enigmi, indovinelli, spettacoli, feste, usi, costumi, riti, cerimonie, pratiche, credenze, superstizioni, tutto un mondo palese ed occulto di realtà e di immaginazione che si muo­ve e si agita, sorride, geme a chi sa accostarvisi e comprenderlo.

La scoperta del mondo popolare ebbe la sua prima divulgazione in Italia, a interessi artistici e letterari, attraverso le figure, scene di vita rustica o anche di Folklore cittadino già dal Cinquecento.

L’attenzione di pittori e incisori che ne fecero soggetto dei loro quadri e delle loro calcografie, in seguito vennero gli interessi scientifici di questa materia, con piena coscienza del suo valore documentario e culturale, si afferma con l’interesse napoleonico (1809-1811), per tutto il Regno centro-meridionale, su dialetti, costumi e l’indole delle popolazioni.

I documenti di questa inchiesta, offrono già un quadro ampio, preciso e prezioso, del Folklore italiano nei primi dell’Ottocento e permettono, tra l’altro, di confrontare le tradizioni popolari di allora con quelle di oggi.

Anche le fogge di vestire fu­rono documentate con il Leopardi che compose a soli 17 anni, oltre ai numerosi riflessi di vita po­polare che si trovano in tutta la sua opera poetica e letteraria.

I primi a raccogliere i nostri canti popolari furono i romantici tedeschi, a cominciare dal Goethe, ma ben presto la partecipazione dei nostri letterati alla discussione e alla raccol­ta dei materiali, si andò affermando, specie per quanto riguarda la poesia popolare pubblica Atanasio Basetti nel 1824.

La raccolta e la valorizzazione della poesia popolare fu una delle componenti di prim’ordine per la formazione dello spirito nazionale durante il nostro Risorgimento e la migliore sintesi che il nostro Romanticismo seppe esprimere in questo campo.

Questa purtroppo è un’altra storia, che i precursori odierni del folklore minoritario forse ignorano, giacché, attratti da inutili stereotipi.

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LA GEOGRAFIA DELLA PERCEZIONE ATTRAVERSO GLI ATTI D’ARCHIVIO

Posted on 29 luglio 2013 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – La geografia si è andata storicamente definendo e utilizzata idoneamente può essere fondamentale a delineare in maniera attendibile  le anomalie diffuse degli ambiti minoritari.

Al progres­sivo susseguirsi di viaggi ed esplorazioni del passato, in relazione al contesto storico-culturale possono essere di grande aiuto alla definizione di ambiti che non trovano riscontri nei tanto acclamati scritti archivistici.

Perciò, avendo una nuova prospet­tiva grazie alla geografia, che da alcuni decenni si è trasformata nella sua antica natura di disciplina, descrittiva, compilativa è statistica, in applicativa,  acquisendo noi, grazie a questa evoluzione, un nuovo strumento di ricerca secondo canali più moderni e affidabili.

Superandola fase del dibattito a volte anche aspro fra sostenitori del determinismo geografico e promotori della reazione possi­bilistica, la tematica dei rapporti uomo-ambiente ha un suo posto di rilievo anche nella cultura del mondo antico.

La geografia, a partire dalla metà del secolo scorso, si è mossa, avvalendosi delle metodologie, secondo correnti di pensiero di matrice strutturalistica, quantitativa, sistemica e percettiva.

Ed è proprio alla luce di quest’ultimo orientamento , la geografia della percezione  che bisogna auspicarsi di derivare la costruzione di una carta geografica dei contesti storici della regione d’arberia.

In sintesi, la geografia della per­cezione, contigua ad altre discipline umane come la psicologia, la sociologia, la letteratura, oggi, ha cambiato le sue metodiche di applicazione, giacché non si osservare più il territo­rio nella sua oggettività pura e semplice, bensì è prerogativa dell’osserva e alle modalità con cui vengono fatte le indagini che sono funzione indispensabile dalla preparazione e capacità soggettive.

Ne consegue che i rapporti uomo-ambiente vengono colti non solo considerando l’am­biente nella sua obiettiva realtà, ma soprattutto attraverso i modi con cui l’uomo si pone in relazione ad esso e lo perce­pisce in base alla propria cultura, all’età, alle esperienze di vita e al patrimonio culturale.

Una delle più note tecniche messe a punto dalla geografia della percezione rendere le immagini spaziali che singolarmente ci forgiamo nella nostra mente e consiste nella costruzione, a scala urbana o regionale delle cosiddette “mappe mentali”, ossia carte disegnate a mente, tendono in risalto quegli elementi ed aspetti del territorio soggettivamente utili all’autore e meritevoli di considerazione.

Pertanto è intento derivare dalla toponomastica e dalle note dei documenti di archivio, tracciare una cartografia o geocarta configurabile in senso lato come mappa mentale, in quanto costruita su toponimi tratti dalle opere e appunti e quindi correlata alla sua percezio­ne dello spazio.

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) –

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IL 14 LUGLIO, COMUNITÀ ARBËRESHË A CONFRONTO NELLA RIEVOCAZIONE STORICA DELLA “RETNES ARBËRI”.

Posted on 16 luglio 2013 by admin

SAN MARZANO (di Lorenzo Zolfo) – Per la prima volta nella storia di San Marzano (TA), centro arbereshe della Puglia, la più popolosa tra le comunità arbereshe sparse per il centro-Italia, con i suoi diecimila abitanti, tale da definirsi la “Capitale Arbereshe in Italia”, domenica 14 luglio si svolta la prima edizione della storica battaglia di Maschito (Pz) denominata  “RETNES”.  Le due compagnie d’arme del Capitano Stradiota Lazzaro Mathes di Maschito (PZ) si sono sfidate  nel centro di San Marzano (TA). E’ uno spettacolo con rievocazione storica della cittadina di Maschito in costumi e soldati Arbereshe e Greci di Corone. Entusiasti gli organizzatori pugliesi che hanno ritenuto questo evento una  delle manifestazioni più importanti della provincia di Taranto e l’intera Puglia, sponsorizzata dal  Comune di Maschito (PZ), Comune di San Marzano (TA), Regione Puglia, Basilicata Turistica, Meraviglia Italiana, Regione Basilicata, Gruppo Culturale San Marzano Turistica, Comitato Film e Spettacoli, Cosimo Di Maglie (promotore), Compagnie d’arme del Capitano Lazzaro Mathes di Maschito, Comunità Europea e tutte le testate giornalistiche e tv locali. Un evento, quello della Retnes prettamente arbereshe riproposta da alcuni anni dall’associazione culturale arbereshe di Maschito Compagnie d’Arme Lazzaro Mathes, presieduta dall’insegnante Elena Pianoforte il 5 e agosto e da pochi mesi questa rievocazione storica sta diventando itinerante per i paesi non solo arbereshe con lo scopo di mantenere viva la storia, la cultura e le tradizioni arbereshe del proprio paese. San Marzano, venuto a conoscenza di questo evento, ha voluto riproporlo ai propri cittadini ed i risultati sono stati positivi. Commovente è stato il momento in cui il banditore di questo gruppo ha annunciato, in lingua madre, l’inizio di questa festa arbereshe: “Onorevoli sanmarzanesi,uomini, donne e ragazzi, oggi domenica 14 luglio alle ore 20 facciamo una festa arbereshe nella piazza del Milite Ignoto. Venite tutti, vi aspettiamo”. La “Retnes”, non è altro che una rievocazione dell’origine di Maschito, fondato dai mercenari guidati dal Capitano Lazzaro Mathes. La Retnes, tra le manifestazioni maschitane è sicuramente la più antica ed interessante, risale certamente ai primi anni della nascita della cittadina (primavera del 1517) e commemorava la sua fondazione con una giostra di Stradioti. Alla luce di nuove ricerche storiche inedite singolari ed eroiche sul passato di questo centro arbereshe è stata organizzata, con minuziosità di particolari, sia nella realizzazione dei costumi, sia nelle armi tipiche nonché in tutti i dettagli di carattere storico, da alcuni anni, una rievocazione storica più vicina alla realtà della Retnes. Particolare attenzione è stata posta per organizzare i figuranti in due schieramenti che rappresentano le due etnie principali che fondarono Maschito: i Greci-Coronei ( che si insediarono nella parte nord del paese) e gli Albanesi-Scuterini (occuparono la parte sud del paese), i primi “Majsor” e secondi “Cndrgnan”, da sempre rivali per diversi motivi, anche futili, fino agli anni ’70. La conclusione, come nei migliori film, è piacevole, dopo la battaglia finale, segue la sfilata congiunta delle due fazioni al comando del Capitano Lazzaro Mathes dove la manifestazione si conclude con il giuramento di pace delle due fazioni. “La rievocazione della Retnes vuole essere un viaggio nella memoria per rinsaldare i vecchi legami con la storia e l’identità, un salto nel cinquecento tra colori,musiche,costumi, armi e cavalieri, per vivere l’emozione di essere trasportati nel passato” ha riferito Elena Pianoforte, presidente dell’Associazione Retnes. Presente a San Marzano anche Vincenzo Pianoforte, tra l’atro figurante ed ex amministratore di Maschito ed ideatore del gruppo storico Retnes: “ dopo i costumi maschili, il nostro prossimo obiettivo sarà quello di recuperare i costumi femminili. Dopo aver riprodotto per alcuni anni questa rievocazione storica a Maschito, da qualche mese sta diventando itinerante per i centri arbereshe d’Italia. Dopo Ginestra, altro centro arbereshe del Vulture, siamo stati ad Avigliano alla festa patronale di San Vito ”.

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LETTERA APERTA ALLE ISTITUZIONI DI CLABRIA E DELLA PROVINCIA DI COSENZA

Posted on 15 luglio 2013 by admin

NAPOLI ( di Atanasio Pizzi ) –

Al Presidente

Regione Calabria

On. Giuseppe Scopelliti

e.p.c.   All’Assessore alla Cultura

Regione Calabria

On. Mario Caligiuri

e.p.c.   Al Presidente

Provincia di Cosenza

On. Gerardo Mario Oliverio

e.p.c.   All’Assessore Alla Cultura

 Provincia di Cosenza

On. Maria Francesca Corigliano

 

In merito alla sua del 16 Febbraio 2012, in cui mi informava sull’attività svolta del gruppo di Governo Regionale per la valorizzazione delle minoranze etniche calabresi, la voglio informare che le competenze quando diventano prerogativa locale non seguono le linee più idonee per ottimizzare il vostro operato.

La prassi segue l’iter burocratico che il legislatore ha emanato per progetti di carattere generale o interventi di edilizia pubblica, pur essendo la pertinenza minoritaria specifica del programma, non si attua alcun protocollo per consentire che gli interventi siano realizzati per opera di tecnici miratamente qualificati.

Va altresì precisato che le ricerche svolte sul modello sub urbano della Gjitonia, l’evoluzione dei centri antichi e quelli storici arbëreshë, sono state priorità di approfondimento da parte di un numero molto ristretto di professionisti; il che fa immaginare quali direttive storiche siano utilizzate per dare logica e continuità ai contesti  sottoposti a intervento.

Il senso di questa lettera è comunque molto più ampio e non riferito solamente a questa specifica vicenda, giacché non è plausibile trattare alla stessa stregua di un normalissimo intervento pubblico, progetti in cui è prioritaria la preparazione specifica utile alla lettura di questi ambiti.

Le Amministrazioni che si sono alternate alla guida dei paesi albanofoni, negli ultimi decenni non hanno mai attuato una politica di conservazione e difesa dei modelli architettonici, questo a causa della totale assenza di analisi, ricerca e logica di sviluppo urbano dei luoghi detti etnici, nei trascorsi tra il XV e il XXI secolo.

Questa mancanza di informazioni ha rivolto gli interessi verso modelli alloctoni che non sono attribuibili alla minoranza, per questo motivo, le insule o gli ambiti architettonici in cui sono custodite le regole consuetudinarie della storia arbëreshë, non sono state rispettate idoneamente.

La conservazione e la difesa del modello sub urbano, non ha avuto ancora inizio, cosi come il reinserimento dei moduli abitativi in ambito turistico o la tutela della stessa toponomastica; questa opportunità da voi fortemente voluta doveva rappresentare la svolta di tendenza, ma purtroppo i presupposti sin ad ora resi pubblici non lasciano ben sperare.

Sono innumerevoli gli ambiti distrutti o manomessi, non per cattiva amministrazione, ma per il semplice fatto che non sono mai stati considerati storicamente fondamentali, ormai da molto tempo abbandonati al loro inesorabile destino e trasformati come territorio di semina per inaffidabili cultori, questi ultimi hanno fatto germogliare il seme delle innumerevoli leggende minoritarie.

Fino a quando gli enunciati di leggenda sono stati circoscritti entro i recinti di convegni, dibattiti e manifestazioni non hanno prodotto alcun danno materiale, ma se oggi diventassero le linee guida di un progetto di recupero, si produrrebbe un’anomalia storica urbanistica e architettonica non più ripristinabile.

Il dato è legato al fatto che non ci sono bibliografie specifiche di questi ambiti, il che porterà inevitabilmente i tecnici incaricati dei progetti esecutivi, (non voglio neanche immaginare quali riferimenti sono stati scelti a supporto dei progetti preliminari e definitivi), ad attingere informazioni dai soliti cultori locali, prassi dilagante, vera piaga del degradato patrimonio materiale e immateriale.

Se ad oggi si conservano ancora esempi di architettura minore è grazie all’incuria e all’inconsapevolezza del loro valore, ma l’opportunità offerta dalla vostra amministrazione si potrebbe rivelare pericolosa e cancellare definitivamente queste rare, preziose e insostituibili tracce.

La preghiera che vi rivolgo è un mio personale punto di vista, in altre parole, non sarebbe meglio indirizzare queste risorse, ripristinando i compromessi bilanci comunali o devolvere le risorse a favore di famiglie e soggetti disagiati?

Sicuramente più utili a rendere meno penosa la vita di tante famiglie che rimangono caparbiamente abbarbicate a questi ambiti, evitando con la loro presenza di disperdere quei pochi resti in cui ritrovarsi per sentirsi ancora un poco arbëreshë.

Sarei lieto di potervi invitare a respirare l’aria che avvolge questi luoghi ameni d’arberia, leggendo assieme a voi gli itinerari di sviluppo architettonico e urbanistico d’ambito, un campo poco noto dell’architettura moderna, perché preferito alle grandi opere del passato sicuramente più affascinanti, spettacolari e pregnanti.

Va anche ribadito che questi sono gli stessi luoghi in cui gli esuli d’Albania riuscirono a sostenere l’economia di Calabria, i precursori di ciò furono i Sanseverino di Bisignano, con fondi Ispanici, ma la forza lavoro prioritaria per innate capacità organizzative era rappresentata dalle popolazioni che si insediò in questi casali.

Oggi i paesi Albanofoni, siano quelli della destra o della sinistra del Crati, siano quelli del Pollino o della Mula, sono tutti accumunati dalla stessa tecnologia, architettura e modello urbanistico.

Luoghi minori in cui tanti illustri del Sud sono stati forgiati tra le pieghe dei ristretti vicoli secondo i canoni del modello consuetudinario albanofono divenendo per questo tra i più eccelsi luminari d’Europa.

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Protetto: LETTERA APERTA AL SINDACO DI SANTA SOFIA D’EPIRO

Posted on 10 luglio 2013 by admin

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IL SENSO DELL’APPARTENENZA

Posted on 05 luglio 2013 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – È un sentimento che caratterizza solamente alcuni soggetti di una determinata civiltà, l’innata indole contribuisce in maniera determinate a intuire quali siano i costumi originali evitando di incamminarsi verso oscuri sentieri.

Lo studio più idoneo generalmente è fatto esaminando non i migliori e i più suggestivi costumi, ma riconoscere quali siano i propri, degni di approfondimento e considerazione.

Ciò che non contiene e veicola modelli di appartenenza non caratterizza un popolo, una comunità o una minoranza, giacché solo gli animali sono inclini e attaccati ad imitare le cose altrui; mentre solamente quello che è proprio ed è radicato nell’ animo fa consolidare il senso dell’appartenenza.

Individuare esattamente i costumi propri, da quelli impropri, pone in piani differenti i soggetti che si possono classificare in uomini colti e barbarici.

L’analisi ideale progredisce comparando, la conoscenza delle caratteristiche morali, politiche, consuetudinarie sino a giungere alle forme dell’arte strettamente correlate con gli avvenimenti storici, sono questi gli oggetti di studio indispensabili, che contribuiscono a produrre un itinerario compiuto e privo di insane aberrazioni.

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INAUGURAZIONE DEL CONVENTO WINE SPACE – STRUTTURA POLIEDRICO PER LA VALORIZZAZIONE, DELLA CULTURA, DEL TERRITORIO E DEL VINO “AGLIANICO”.

Posted on 03 luglio 2013 by admin

BARILE (di Lorenzo Zolfo) – Tra design, architettura ed enogastronomia, nasce a Barile uno spazio per valorizzare e promuovere il patrimonio vitivinicolo e culturale del Vulture e della Basilicata: il Convento Wine Space.Il prossimo 5 luglio si terrà l’evento inaugurale a partire dalle ore 18.00 con la presentazione del progetto alla stampa, e con l’apertura al pubblico a partire dalle ore 19.00. In programma un concerto con Simona Rizzi (nasce a Manduria, cantante solista. A Roma studia presso l’Università della Musica con Claudia Arvati e Cinzia Spata.Ha al suo attivo numerose partecipazioni, come vocalist,  in varie formazioni funk, soul e blues (Divastation, Vai mo’, Alchimia, Adika Pongo, etc.); corista, per registrazioni in studio di programmi televisivi e radiofonici e vocalist, per vari artisti italiani (Mietta, F.Califano,etc.) e stranieri (Norma Jean Wright e Lucy Martin di ”The Chic”). E’, inoltre, vocalist nel progetto inedito “OMP” della cantante e compositrice Carolina Brandes. Entra, nel 2003, a far parte del quartetto vocale “Vocintransito” con cui pubblica, nel 2007, il CD omonimo, ricevendo i premi: “Jubilee Gospel Festival Music Award” e “Voceania”.)  & Mr Grant (Emidio Cutolo alle tastiere, Antonio Cutolo alla chitarra, Sal Genovese al basso e Gegè De Filippis alla batteria) e l’inaugurazione della mostra di Maria Luisa Ricciuti, che sarà possibile visitare fino al 31 luglio. Un luogo unico per bellezza architettonica e design, un autentico “tempio del gusto” per promuovere l’enogastronomia e la cultura intesa nel suo significato più nobile e ampio. “Si tratta di un progetto Aglianica Wine Festival-riferisce il presidente Donato Rondinella- che giunge dopo quindici anni di attività improntati alla valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Vulture e della Basilicata. Aglianica Wine festival rappresenta una tappa importante dell’enoturismo italiano. A questo evento negli anni si sono affiancati altri progetti di successo come Degustarte, Vite e Cantine Aperte, attività come educational, press tour, laboratori di degustazione, ricerche, pubblicazioni. Il progetto Convento Wine Space si colloca lungo questa direttrice”. Ospitato nel settecentesco Convento di Barile, si configura come contenitore di grande respiro, flessibile e funzionale per la promozione di Aglianico, cultura del vino e territori. La sua ampia superficie di circa 600 mq è attrezzata per ospitare ogni genere di evento. E’ suddivisa in 5 aree collegate fra loro – Wine shop, Wine bar, Wine event, Wine art e Wine school – che si sviluppano intorno al suggestivo chiostro. La struttura ospiterà eventi, convegni, serate a tema, presentazione di libri, corsi di cucina ed enogastronomia regionale, incontri mensili con grandi chef e wine makers e degustazioni. Le iniziative avranno sempre come filo conduttore l’informazione e l’amplificazione delle peculiarità del territorio. I programmi degli eventi verranno presentati con cadenza stagionale. Lo straordinario spazio espositivo del convento, ampio e luminoso, potrà ospitare eventi tematici e mostre che saranno presentate e promosse a livello nazionale.

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EsTetica: “Paesaggi, ritratti e astrattismo”

Posted on 02 luglio 2013 by admin

CALITRI (di Francesco Roselli) – Dal 28 luglio all’11 agosto 2013, a Calitri, è nuovamente di scena la giovane arte meridionale con la collettiva d’arte “EsTetica: paesaggi, ritratti e astrattismo”. L’evento artistico biennale, curato da Francesco e Davide Roselli in collaborazione con la Pro loco Calitri e il Forum dei Giovani, patrocinato dal Comune di Calitri e dalla Provincia di Avellino, è giunto alla sua quinta edizione e si svolgerà anche quest’anno presso il complesso del “Borgo castello”, situato sulla collina dove un tempo sorgeva il castello, crollato e non più ricostruito dopo il sisma del 1694. Al suo posto si formò un vivace quartiere popolare, abitato fino all’autunno del 1980, quando l’ennesimo terremoto, più rovinoso dei precedenti, distrusse la parte più alta di Calitri.

L’entusiasmo nel promuovere la cultura e il territorio attraverso questa collettiva coinvolge anche l’imprenditoria locale, che ripone sempre maggior fiducia nel progetto “EsTetica, ulteriore vetrina per alcune eccellenze dell’Irpinia orientale. Questa edizione vede come partner principale un birrificio artigianale di Monteverde (Av), la cui birra è un prodotto della filiera agricola irpina.

Altre belle realtà dell’Irpinia saranno sponsor dell’iniziativa, che presenta una serie di eventi nel periodo espositivo.

Previste più di cinquanta opere di ventisei artisti provenienti da varie regioni dell’Italia meridionale quali Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Calabria e da quest’anno anche il Lazio.

Espongono gli artisti: Francesco Roselli (Calitri – Av), Davide Roselli (Calitri – Av), Giuseppe Amoroso De Respinis (S.Angelo dei Lombardi), Stinglius Carcal (Potenza), Lucia Grasso (Ariano Irpino – Av), Monica Marzio (Ischia – Na), Mariarita Manna (Lacedonia – Av), Isidoro Di Luna (Eboli – Sa), Rosa Piccolo (Brusciano – Na), Itzel Cosentino (Civitella San Paolo – Rm), Costantino Gatti (Biccari – Fg), Daniele Bongiovanni (Cianciana – Ag), Grazia Salierno (Adelfia – Ba), Valentina Guerra (Napoli), Dina Scelzo (Marsiconuovo – Pz), Grazia Famiglietti (Frigento – Av), Chiara Fassari (Acireale – Ct), Emanuela Calabrese (Fiano Romano – Rm), Annachiara Musella (San Calogero – VV), Carmelina Di Prizio (Torella de’ Lombardi – Av),

Stelvio Gambardella (Napoli), Domenico De Rubeis (Solofra – Av), Cosimo Ancora (Sava – Ta),

Rosalinda Spanò (Riesi – CL), Martina Codispoti (Satriano – Cz), Giorgia Riccio (Ariano Irpino – Av).

Il progetto artistico “EsTetica” si pone come prima finalità la promozione del territorio dell’Alta Irpinia, e di riflesso l’intero territorio circostante attraverso l’arte in alcune delle sue forme. Visitando la mostra si avrà l’opportunità di esplorare, accompagnati da una guida, l’area del Borgo castello, inoltre, saranno disponibili tante brochure informative riguardanti Calitri e i centri abitati d’Irpinia e della vicina Lucania per fornire una chiara panoramica delle bellezze di questa terra compresa tra l’Adriatico e il Tirreno.

Si vuole offrire l’opportunità ad artisti dell’Italia meridionale di esporre le proprie opere in una vetrina affascinante come il complesso del Borgo castello e far conoscere la propria arte a Calitri e nei comuni di Alta Irpinia e Lucania. Al termine della mostra sarà pubblicato un catalogo a colori contenente le opere esposte, le foto della collettiva e i commenti dei visitatori.

Il titolo “EsTetica”, coniato dal dott. Gerardo Pistillo, è composto di tre significati principali, “Es” come forza pulsionale, latente e propulsiva della terra irpina, ”Est” come Irpinia dell’Est, denominata Irpinia d’Oriente, “Etica” come impegno verso i giovani talenti. Si tratta di un’idea che può essere racchiusa nella locuzione latina “Genius Loci”, dove s’intende individuare l’intreccio di numerose variabili: pedagogiche, sociali, antropologiche, geografiche e architettoniche, linguistiche e folkloristiche che caratterizzano un ambiente, una città, un territorio. Un termine quindi trasversale, che in questo caso si pone quale matrice di ricerca delle caratteristiche proprie del territorio irpino e delle sue modalità d’esistenza.

Il programma prevede:

– giovedì 1° agosto, alle ore 19,30, degustazione di birra artigianale irpina, presentata dal mastro birraio Marco Maietta del birrificio Alter Ego di Atripalda (Av) in abbinamento a prodotti tipici di Calitri.

– Domenica 4 agosto, alle ore 20,30, cineforum artistico con proiezione del film “Modigliani, i colori dell’anima”.

– sabato 10 agosto, alle ore 21,30, intrattenimento musicale a cura di un giovane gruppo di Calitri.

– Domenica 11 agosto, giorno del finissage, alle ore 19,30, in abbinamento a prodotti tipici calitrani, degustazione di birra artigianale irpina, presentata dal produttore Vito Pagnotta, del birrificio SerroCroce di Monteverde (Av).

INFORMAZIONI SULL’EVENTO

Complesso Borgo Castello – Calitri (Avellino)    Inaugurazione: domenica 28 luglio 2013 – ore 18:30

Orari (lun-ven):  19,00 – 23,00     (sab-dom): 11,00 – 13,00 e 18,00 – 23,00

Ingresso libero

Tel. 0827-34351    0827-38058

prolococalitri@virgilio.it   www.prolococalitri.it

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PROGETTO “NOVECENTO”. FONTANA SKANDERBEG. MUSEO ALL’APERTO DELLA CIVILTA’CONTADINA.

Posted on 01 luglio 2013 by admin

MASCHITO (di Lorenzo Zolfo) – Nei giorni scorsi, nell’ambito del  Progetto “Novecento”,  la Fontana Skanderbeg è stata trasformata in una Aia. Nonostante la partita Brasile-Italia, tanta gente ha partecipato a questo evento promosso dall’indefesso Michele Sciarillo, un emigrante che ritornato definitivamente a Maschito, ha deciso di rianimarlo con eventi arbereshe significativi. Una manifestazione che ha promosso antichi mestieri e la valorizzazione di alcuni piatti tipici arbereshe.In bella mostra utensili di una volta, tra questi l’aratro in legno (Suglion) ed il “Dirimone”, attrezzo agricolo che serviva per la pulizia del grano di Elia Cuviello, che nel centro del paese, custodisce in una cantina, altri attrezzi antichi, il suo desiderio è quello di creare un museo della civiltà contadina.Altri attrezzi in evidenza:  la macchina del grano di Tommaso Caglia. Giovanni Carlone, appassionato per la lavorazione in pietra, ha messo in mostra alcuni suoi lavori, bassorilievi con ricami in architrave. Antonio Bochicchio, dedito alla pastorizia, ha creato un piccolo gregge di pecore. Si è dato risalto anche alla cucina  contadina, preparata dalle massaie Teresa Manuto, Rosa Daraia e Maria Telesca con la lavorazione della pasta fatta in casa( hanno sostenuto: “ la pasta fatta in casa è più saporita rispetto a quella comprata, che viene prodotta da macchinari. Il segreto è la semola di grano duro che mantiene la pasta più resistente ed intatta”), assaggio di fagioli con la cotenna, peperoni cruschi, pettole,  e  preparazione di mozzarelle in seduta stante da parte di Rocco Caraffa dei Sapori Lucani di Filiano. Anche un gruppo di giovanissimi:Gabriella,Francesco,Roberta,Esmeralda e Domenico hanno voluto essere presenti per conoscere il passato dei propri antenati: “siamo curiosi di vedere all’opera massaie e contadini che dimostrano come si prepara la cucina di una volta e come si utilizzavano attrezzi di una volta. Conoscendo il passato si può meglio costruire  il futuro”. Presente anche il Sindaco, Antonio Mastrodonato: “un evento importante per i giovani e soprattutto un amarcord per gli anziani. Maschito ha bisogno di queste iniziative per arricchire il bagaglio della propria cultura arbereshe”. Michele Sciarillo, organizzatore, ha aggiunto: “è una rievocazione di antiche tradizioni. L’obiettivo è stato quello di rievocare quanto i nostri avi realizzavano nel loro quotidiano. Dalle numerose persone presenti, l’evento si può dire riuscito, grazie al contributo delle massaie e dei proprietari degli attrezzi agricoli”. Un intrattenimento musicale ad opera di Pasquale Cella di Muro lucano e Donato Albano di Forenza,all’organetto con il contributo di Nino Giuralarocca al tamburello, ha allietato la serata con balli arbereshe.

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