BOLOGNA ( di Giuseppe Chimisso) – Il 13 gennaio 2000 in un tragico, quanto ancora oggi inspiegabile, incidente stradale perdevano la vita, l’Avv. Giuseppe A. M. Baffa, assieme al nuovo giovane collaboratore Avv. Francesco Perrotta e rimaneva seriamente ferito l’Avv. Russo, mentre si recavano all’udienza dei processo sulla strage di Otranto in quanto difensori delle vittime e dei superstiti, sacrificando anche la vita nella difesa del principio di una giustizia giusta.
Penso sia bene tornare a riflettere su questo dramma che segue una tragedia che il tempo rischia di derubricare a vicenda.
A suo tempo avevamo proposto di intitolare una strada all’Avv. Giuseppe A. M. Baffa in un comune arbëreshë ed in particolare a San Demetrio Corone, suo luogo di nascita, inviando un appello, all’allora, Amministrazione Comunale, appello che ricordava come l’Avv. Baffa “aveva saputo proporsi come volto amico, sapeva infondere speranza, sapeva essere d’esempio per una vita condotta all’insegna dell’onestà e dell’abnegazione” oltre ad essere un patrocinatore generoso e professionalmente esemplare; tutto questo affinché la memoria del sacrificio del l’Avv. Baffa si elevasse a tributo civico.
Grande risonanza ed ampia adesione aveva avuto la proposta da entrambe le sponde dell’Adriatico, adesione che in modo trasversale univa tutte le parti politiche, la società civile e religiosa, messaggi erano giunti anche dal sindaco di Cosenza e da sensibili Senatori della Repubblica.
Solamente dal comune di S. Demetrio Corone suo paese d’origine, il vuoto pneumatico e statico, che si materializzava nel totale silenzio istituzionale.
Numerose altre iniziative si sono susseguite con ampia eco stampa, tra le quali quella al Palazzo della Cultura a Cosenza, quella a Roma per la concessione post mortem della medaglia d’oro del Presidente della Repubblica d’Albania, sempre patrocinata dall’Associazione Skanderbeg di Bologna, come pure è continuato imperterrito il fragoroso silenzio da parte del Comune di S. Demetrio Corone.
Finalmente l’allora Presidente Albanese Alfred Moisiu, nel centenario Deradiano, in visita a Macchia, prima, ed a S. Demetrio poi, nella ‘vecchia fucina del diavolo’ossia nel Collegio di S. Adriano, con parole da poeta, ma con la determinazione da generale qual è , nell’onorare il legame che da sempre unisce la gente arbëreshë, alla madrepatria, onora ” la gente comune che con atti non comuni diventa eroe”, il Suo pensiero e quello di tutta la platea va a Giuseppe Antonio Maria Baffa.
I silenzi istituzionali di S. Demetrio Corone si trasformano così in glaciale imbarazzo.
A ben pensarci l’unica reazione, per altro scomposta, ricevuta da S. Demetrio, è stata una telefonata piena di livore ed astio da parte di colui che si presentava come il padre padrone del paese, ma che nella realtà manifestava una misera logica legata visceralmente ai piccoli bisticci e frizioni tra famiglie del paese stesso.
Ci siamo chiesti se si poteva fare meglio o di più, probabilmente si.
Quello che non si voleva fare era sottacere l’amore dell’Avv. Baffa verso chi soffriva e gli ricordava le sue origini, la sua cultura e le sue nobili tradizioni, di cui, invece di vergognarsi, andava orgoglioso.
Quanto sopra, per parafrasare George Orwell nel suo 1984, affinché non ‘tutto si confonda in una nebbia. Il passato non sia cancellato, le cancellature non siano dimenticate, e le menzogne non divengano realtà’.
Se è vero come scriveva Orwell, che ‘la libertà consiste nella libertà di dire che due più due fanno quattro; se è concessa questa libertà, ne seguono tutte le altre’.
Se questo è vero, oggi dobbiamo riconoscere a ‘Katundi Yne’ la possibilità di esercitare questa libertà.
La libertà di richiedere ancora una volta, di intestare una via o una Piazza, in ricordo dell’Avv. Giuseppe A. M. Baffa e rammendare un buco nella memoria di tutte le comunità.
Sarebbe grave che questo buco rimanga aperto grazie all’insensibilità o peggio all’ignavia di qualche amministratore double-face che è arbëreshë solo quando conviene.
Fra i tanti amministratori locali arbëreshë ci sono certamente uomini leali, di buona volontà, animati da un sano ed onesto spirito solidale e di servizio per le proprie comunità, con la mente non obnubilata dalle perverse logiche che ammorbano il ceto politico nazionale che tanto danno fanno all’Italia, amministratori che nel patrocinare l’intestazione di una via nel proprio comune all’Avv. Giuseppe A. M. Baffa, posseggano la sensibilità di rendere così onore e di farsi interpreti di uomini solidali e generosi, qual’era l’avv. Baffa, il quale oggi, sempre più, rappresenta il volto di un’Italia aperta all’incontro, delle popolazioni rivierasche che soccorrono i deboli alla deriva, del desiderio comune per un futuro di speranza e fratellanza.
Agli amministratori consapevoli che il passato non si cancella, che fare memoria, è ridare ai vivi, ai morti, ai dispersi nei mari, è ridare a noi stessi quella dignità che è inscindibile di ogni essere umano, al di là di ogni definizione giuridica, di ogni individualità e diversità di provenienza e cultura, a questi amministratori, nell’approssimarsi del 13° anniversario della scomparsa, rivolgiamo ancora l’invito ad intestare una strada all’Avv. Giuseppe Antonio Maria Baffa.