Categorized | Folklore, In Evidenza

LA FORESTA DEL NON VISSUTO AVVOLGE LA REGIONE STORICA DIFFUSA E SOSTENIUTA DAGLI ARBËREŞË (La prima lettera scritta da Banski; E parà kartë i scrùiturë ka Banski)

Posted on 10 agosto 2024 by admin

112388676NAPOLI (di Atanasio Pizzi Architetto Basile) – Per raccontare raffigurare o tracciare momenti epici di un determinato luogo, bisogna averli vissuto o almeno, partecipare o essere parte attiva nei momenti topici, di un ben determinato ambito, altrimenti si compromette definitivamente la memoria, oggi condotta in malo modo in quella identificata Terra a termine.

Cosi come depositare effigi di ironica memoria moderna, senza senso, e privi dei minimali principi di educazione, la stessa che finisce per violentare pesantemente quei luoghi dove la storia, più sanguinaria ha avuto luogo, facendo cosi piangere lacrime di sangue, alle madri lì in preghiera perenne.

La memoria storica locale, come sempre avviene quando ad essere coinvolte sono le alte sfere, riporta sempre alla insignificante domestica Bertina, ma tutti noi che conosciamo la storia sappiamo bene che essa fu solo un capo espiatore, della plebe a cui addossare la violenta piega storica.

Purtroppo, al giorno d’oggi essere “Bertinë” è diventata un adempimento di quanti siedono negli scanni decisionali, al maschile e al femminile, definendo così da qualche anno a questa parte, anche percorsi di termine storico senza precedenti.

In tutto una raffigurazione trasversale, alle ironie coerenti di Banksy e, purtroppo, in questa foresta di incoscienza storica, violentano prospettive, offendono personaggi e devastano figure locali, le stesse che dettero la vita, per una giusta e idonea dignità locale, mai allo stato delle cose raggiunta.

Oggi per vedere “Bertina” con i suoi panni o stracci dirsi vogli basta attendere una qualsiasi manifestazione ed essa appare sottoforma di sposa senza marito, Cattedratico senza un palco, banditore senza offerte, viandante senza meta e tutto questo accade perché le istituzioni della nostra Terra, siccome poco attente o maliziosamente hanno taciuto le cose della storia, hanno dato luogo a mendaci ed ingrate osservazioni di alcuni stranieri, provenienti dalle ische.

Questi ultimi da diversi anzi troppi decenni, fuggendo le nebbie, le miserie, e le turbolenze delle loro contrade umide, non han potuto altrove trovare agio, sanità, quiete e, sotto il nostro amenissimo clima con la protezione di neri locali, che non sono fra le migliori che onorano il loco Terra.

Sono tutti pronti a compromettere il decoro della nostra ingiustamente malmenata patria e, allo stato delle cose si rende necessario un libro che in forma di manuale ne metta con chiara parsimonia in vedute e trattazioni, lo stato fisico e morale, di questi gloriosi ambiti della nostra storia.

Il fine vuole che anche uno svagato lettore che voglia solo deliziarsi di materia, prospettive e curiosità, sia costretto, suo malgrado, a conoscere la parte morale e trovare nello stesso tempo quelle notizie che in una terra, come quella di Sofia, rendono facile l’acquisto di tutte le comodità che fan la vita dilettevole.

Se tale scopo giunge a conseguirsi col presente lavoro, sia giudice il pubblico imparziale che sino ad oggi non sa ancora leggere e collocare le cose della propria storia, nel più idoneo e giusto solco per germogliare storia vera e non racconto o tradimento come era uso fare “Bertina”.

Oggi quante vestono bambine con la prova di gravidanza appesa al collo in abiti da sposa, ballano sostenendo la ruota o la coda, ancheggiano, ruotano in non rispetto del consorte, tengono il giacchino clerico lontano dal seno, sollevano le braccia al cielo, traducono tutto con l’essere, diventare e fare la “Bertina”.

In tutto la rappresentazione più degenere possibile mai in nessuna epoca immaginata, infatti se lei “Bertina” tradì il Vescovo in quel vicolo prima del granaio, aveva a suo favore l’attenuante che non conoscesse le cose, chi va con stoglie per tradire se stessa e la sua discendenza tutta, non ha attenuanti perché da decenni sono redarguite e invitate alla ragione, nell’indossare quel protocollo di vestizione.

A tal fine va ribadito un principio sacro che fa parte del protocollo del progettare, specie nei luoghi antichi e colmi di storia come lo sono le strade, i vichi le porte gli archi i vicoli ciechi e le pertinenze botaniche in Terra di Sofia, se a questo associamo il dato che l’arte vive dove difende da sola e, non certo esponendola alle intemperie di levante e quelle di ponente le più infime.

Ma se si dovesse, per ovvi motivi, ignorare questa norma di protocollo e di buon gusto, sarebbe prima il caso di fare approfondita ricerca storica, di quel luogo specifico, definendo cosa rappresenta per le genti di quel luogo e poi operare con sentimenti di rispetto, tenendo di quali coloriture possano maritarsi con le prospettive impegnate, con messaggio nel pieno rispetto di centro antico.

Se non si fa questa fondamentale attività di ricerca in anteprima e, come svegliarsi la mattina ignorare i propri genitori, che si avviano e rendono possibile la tua esistenza di civile convivenza locale.

Le apparizioni figurative all’interno del centro antico, devono essere discrete e rivolte sempre verso un emblema di credenza, altrimenti finiscono di essere deriva culturale senza alcuna attinenza locale sia verso le consuetudini e sia verso la credenza, per questo destinate ad essere terminate, dal tempo e dalla natura, specie se allocate nei centri antichi di Iunctura familiare Arbëreşë.

Comments are closed.

Advertise Here
Advertise Here

NOI ARBËRESHË




ARBËRESHË E FACEBOOK




ARBËRESHË




error: Content is protected !!